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Eurolega: le magnifiche 8 verso Madrid

Creato il 14 aprile 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

L’Eurolega entra nel vivo con le serie dei quarti di finale. Tra incroci densi di storia recente e vendette sportive da servire al più presto, ecco una presentazione delle sfide che ci terranno compagnia per le prossime due settimane.

30 dicembre 2014 – 10 aprile 2015: al termine del suo lungo evolversi, la fase più ricca e affascinante dell’Eurolega, quella delle Top 16, ha proclamato i suoi verdetti definitivi e dimezzato il numero delle squadre che possono ancora nutrire il sogno di issarsi sul tetto d’Europa. Questa sera prenderanno il via i quarti di finale, con il format delle serie al meglio delle cinque partite. Non potremo più osservare né sostenere una squadra italiana, considerata l’eliminazione dell’EA7 Milano con il record finale di quattro vittorie e dieci sconfitte, appena sufficienti per raggiungere un modesto sesto posto nel gruppo F. Comunque, tutte le favorite al titolo continentale sono ancora in corsa, con buone, se non ottime, condizioni di forma e caratteristiche di gioco molto variegate e dissimili tra loro: ci sarà ancora tanto basket di qualità di cui godere, fino all’imprevedibile Final Four di Madrid di metà maggio.

Gli abbinamenti per le sfide dei quarti di finale, stabiliti secondo la posizione in classifica nei gironi E ed F delle Top 16:

Real Madrid (E1) – Anadolu Efes (F4)
Barcellona (E2) – Olympiacos (F3)
Fenerbahce (F2) – Maccabi Tel Aviv (E3)
CSKA Mosca (F1) – Panathinaikos (E4)

Real Madrid – Anadolu Efes

Il confronto tra i blancos di Pablo Laso e i turchi, guidati dal veterano Dusan Ivkovic, appare totalmente sbilanciato a favore di coloro che avrebbero la chance di disputare nel proprio palazzetto la semifinale e l’eventuale atto conclusivo della manifestazione, una cornice perfetta per le rivincite che la società spagnola attende da ormai lungo tempo. Il Real è infatti reduce da due finali consecutive di Eurolega perse, di cui l’ultima, ancora bruciante, al supplementare contro il Maccabi, e non si laurea campione d’Europa da ben vent’anni. In questo 2015, ha primeggiato a lungo in solitaria nel gruppo E, chiudendo con lo score di 11-3 e giungendo tra le magnifiche otto con la migliore differenza punti. La fluidità con cui trova soluzioni spettacolari ad alto ritmo rende l’attacco di Laso una vera arma impropria, capace di parziali strabilianti e di mostruose percentuali nel tiro da lontano. Il roster si presenta in sostanza invariato rispetto alla cavalcata (poi non terminata) della scorsa stagione, con il rodatissimo nucleo ispanico di spessore ed esperienza, formato da Rudy Fernández, Sergio Rodríguez, il capitano Felipe Reyes e Sergio Llull. L’età media è piuttosto elevata, grazie al contributo di Nocioni, Carroll, Ayon e Slaughter, ma questo dato finora non si è dimostrato un handicap, nonostante, come dimostra la storia recente, lo possa diventare quando si giocano le partite realmente decisive di fine annata.
Al contrario l’Efes del settantunenne coach serbo torna tra le migliori dell’Eurolega con una manciata di ragazzini terribili e alcuni elementi più esperti, in un mix che nelle serate giuste può rivelarsi esplosivo. Dario Saric (classe ’94), Cedi Osman (’95) e Korkmaz (’97) sono già primi protagonisti della pallacanestro continentale e con l’aiuto di compagni quali Perperoglou, Krstic e Lasme stanno già intraprendendo un percorso che necessariamente porterà la squadra di Istanbul sempre più in alto. La qualificazione è tuttavia arrivata all’ultimo, per merito dello sgambetto del Málaga al Laboral, e con un record negativo (6-8), il che non era mai avvenuto con i raggruppamenti ad otto squadre. Se il Real non si distrarrà e si aggiudicherà i primi due confronti in casa, la serie potrebbe anche finire con un cappotto, senza comunque macchiare eccessivamente l’Eurolega 2014-15 del gruppo di Ivkovic.

Barcellona – Olympiacos

È il quarto di finale della tradizione, l’ennesima sfida tra Spagna e Grecia, il replay della finale 2010, che andò ai catalani, e quella della semifinale 2012, che fu dell’Olympiacos, poi campione ad Istanbul grazie alla storica rimonta sul CSKA, culminata nel capolavoro di Printezis. I blaugrana si presentano all’appuntamento in forma smagliante: sebbene il rendimento in Liga ACB non sia esaltante, i ragazzi di coach Pascual hanno vinto le ultime otto partite di Top 16, pareggiando il record di 11-3 dei rivali del Real con una scalata inarrestabile. Dopo le incertezze iniziali (tre vinte e tre perse, tra cui il tracollo per 97-73 nel Clásico in trasferta) e i mormorii di sfiducia rispetto al passaggio del turno, non c’è più stato ostacolo fino al secondo posto. Il gioco dei catalani ruota inevitabilmente intorno al super-centro croato Ante Tomic, 2.17 metri di eleganza e superbo controllo del corpo. Le ripetute assenze di capitan Navarro, il re ed MVP della Final Four che condusse il Barça al titolo un lustro fa, sono state invece coperte da un collettivo di altissimo livello tecnico. Justin Doellman, alla prima stagione dopo le imprese a Valencia, Marcelinho Huertas e Nachbar hanno unito la loro maturità all’esuberanza di Deshaun Thomas e di Satoransky e soprattutto all’infinito talento del ventenne Mario Hezonja, già in odore di NBA. L’Olympiacos che si troverà davanti questa parata di stelle non è la stessa squadra del doppio titolo 2012 e 2013, ma grazie ad un girone tutto sommato agevole e alla miglior difesa delle intere Top 16 non ha mai rischiato di rimanere esclusa dalle magnifiche otto. Sia per i biancorossi che per il Barcellona si tratta della decima qualificazione consecutiva ai quarti di finale di Eurolega, un indicatore di costanza e continuità di progetto con pochissimi uguali in tutto lo sport del vecchio continente, in questi anni di gerarchie spesso fluide e mutevoli. I greci, dopo un girone di andata a tutta velocità, hanno rallentato il passo e sono risultati sconfitti in tre delle ultime cinque sfide del gruppo F, senza peraltro convincere eccessivamente nelle vittorie su Efes e Nizhni (record finale di 10-4). Il ritorno del faro Vassilis Spanoulis a condizioni fisiche ottimali è una condizione necessaria per giocarsi con credenziali la serie, che risulterebbe a quel punto assai equilibrata e possibilmente destinata a gara-5, con i catalani in possesso del fattore campo. I nomi di Printezis, Dunston, Lojeski e Sloukas possono essere paragonati ai corrispondenti rivali avversari, ma coach Sfairopoulos deve ancora risolvere rilevanti problemi di infortuni e l’affollamento dell’infermeria potrebbe rivelarsi decisivo se non verrà ripristinata un’adeguata profondità del roster.

Fenerbahce – Maccabi Tel Aviv

Altra serie, altro show. La nuova armata dell’allenatore più vincente di tutti i tempi opposta ai campioni in carica dell’Eurolega, anch’essi all’alba di un nuovo corso. La squadra di Obradovic, otto volte trionfatore in questa competizione (l’ultimo a portare il Real Madrid al successo), ha compiuto in questa stagione il proverbiale salto di qualità, esprimendo un gioco sorprendente ai più sin dalle uscite autunnali. Il Fener ha inoltre vinto dieci delle ultime undici sfide in Top 16, espugnando i parquet di CSKA e Olympiacos e mettendo in luce le abilità indiscutibili di giocatori come Goudelock, Nemanja Bjelica e Bogdan Bogdanovic, oltre alla piacevole sorpresa Vesely e all’affidabilità dell’ex di turno Ricky Hickman. Come spesso capita, i quintetti di Obradovic girano quasi alla perfezione e arrivati a questa fase non possono mai essere esclusi dal novero dei favoriti. Il record di 11-3 con cui i gialloneri di Istanbul si presentano di fronte agli israeliani è un biglietto da visita da non sottovalutare, se si pensa che l’anno scorso, il primo con il mago serbo in panchina, arrivò una cocente eliminazione con appena sei vittorie all’attivo. Il progetto ambizioso del presidente Yildirim è ancora in fase di avvio, ma la prima Final Four della storia del club darebbe senza dubbio un notevole impulso al processo e proietterebbe il Fenerbahce nella nuova élite del basket europeo, da cui potrebbe non fuoriuscire per lungo tempo. Il Maccabi che sollevò la coppa undici mesi fa al Forum di Assago si è in buona parte disperso tra per le più svariate leghe: oltre al già citato Hickman, anche Tyrese Rice (MVP dell’ultima Final Four), Ingles, Shawn James, Zizic e la bandiera David Blu, ritiratosi da campione come solo i campioni sanno fare, non fanno più parte del roster gialloblù. Ma soprattutto manca il vero artefice del sorprendente successo 2014, ossia coach David Blatt, che ha attraversato l’Atlantico per tentare un’impresa titanica: interrompere la pluridecennale “Cleveland sports Curse” e regalare così il tanto atteso anello all’accoppiata LeBron-Cavaliers. A prenderne il ruolo è stato il fidatissimo vice Guy Goodes, che si è ritrovato fra le mani un nuovo interessante gruppo di americani, capitanato da Jeremy Pargo e Brian Randle. Inoltre, la base storica composta da Devin Smith, Ohayon, Tyus e Pnini tradisce raramente nelle occasioni che contano e ciò non lascia tranquillo alcun avversario, in special modo l’inesperto Fenerbahce. Con qualche scivolone di troppo, vedi Alba Berlino e Stella Rossa, il Maccabi ha terminato le Top 16 con la terza piazza nel girone E e il record di nove vittorie e cinque sconfitte, migliore dell’8-6 della scorsa stagione, quando poi ribaltò il fattore campo favorevole a Milano e proprio al Mediolanum Forum sorprese le corazzate di CSKA e Real per volare verso il titolo a nove anni di distanza dall’ultima volta. EA7 docet, mai sottovalutare il Maccabi.

CSKA Mosca – Panathinaikos

Il collettivo più devastante d’Europa incontra nuovamente sulla propria strada i verdi di Atene, in una serie che, a leggere  il rispettivo cammino in questa edizione, non avrebbe storia. I russi di Itoudis hanno perso appena due sfide su ventiquattro tra stagione regolare (10-0) e Top 16 (12-2), mentre i greci hanno rischiato l’eliminazione con il record di 7-7 nella seconda fase, salvati soltanto dalla vantaggiosa differenza punti negli scontri diretti contro l’Alba Berlino. Il CSKA ha pertanto la concreta chance di raggiungere la dodicesima Final Four dal 2003 (unico pesante flop nel 2011) e può contare su una superiorità fisica innegabile nei confronti di tutte le avversarie. Kaun e Hines da centri, Khryapa, Vorontsevich, Weems e Kirilenko fra il 3 e il 4, il nuovo fenomeno De Colo e Fridzon come guardie, il tutto sotto il controllo di uno dei cervelli più fini che la pallacanestro europea abbia mai conosciuto, quello di Milos Teodosic. La disarmante facilità con cui trovano la retina da ogni posizione e con ogni giocatore fa sì che il CSKA abbia l’attacco più prolifico di tutta l’Eurolega e, in questo modo, le occasionali falle difensive passano in secondo piano. Difficile trovare un modo per batterli; l’esperto sarebbe il solito Obradovic, che, oltre al successo di quest’anno alla guida del Fener, batté i moscoviti di Ettore Messina sia nel 2007 sia nel 2009, in due finali memorabili che hanno reso il Panathinaikos la vera bestia nera dei rossoblù. Ma quest’anno è tutto diverso: l’unica parola che riesce a descrivere la stagione del Pana è discontinuità. Gli uomini di Ivanovic hanno battuto il Fenerbahce, il Maccabi e pure il Real Madrid, ma sono incappati in dure sconfitte contro Bayern Monaco, Milano, Zalgiris, Alba e Stella Rossa. Appena due vittorie sono arrivate nel girone di ritorno del gruppo E e questo pallido momento di forma, unito al dato del peggior attacco tra le magnifiche otto, fa pendere ancora di più la bilancia dalla parte del CSKA. Il vecchio leone Diamantidis venderà cara la pelle, ma i suoi compagni più importanti (Batista, Gist, l’interessante Pappas e Slaughter) farebbero onestamente fatica ad entrare nelle attuali rotazioni dei russi. Probabile 3-0, dunque, in arrivo sul binario del CSKA, che non conquista il trofeo dal lontano 2008 e vorrebbe scacciare definitivamente l’incubo della finale 2012, a maggior ragione dopo le ultime due eliminazioni a livello di semifinale. L’Eurolega è nelle loro mani molto più che in mani altrui, ma negli ultimi anni arrivare all’appuntamento decisivo come la squadra da battere si è sempre rivelato un fastidio. Resta da vedere se la loro glacialità sarà tale da superare anche questo ostacolo della pressione, come hanno sinora superato tutti gli altri.

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