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Europa: cambio di scena

Creato il 28 novembre 2011 da Exodus, Di Luca Lovisolo @LucaLovisolo

Nella scorsa settimana l’Italia ha avuto tre occasioni per mostrare un volto nuovo alle istituzioni europee: gli incontri del 22 novembre con il Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso e con il Presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy, a Bruxelles, seguiti dal vertice con Francia e Germania del 24 novembre, a Strasburgo.

E’ parso chiaro il cambiamento di clima e di livello qualitativo della partecipazione italiana all’attuale, difficile momento economico. Il Presidente della Commissione europea ha salutato nel nuovo capo del Governo italiano, Mario Monti, il ritorno dell’Italia europeista dei trattati di Roma, non mancando di sottolineare i problemi che la Penisola deve ancora risolvere sul piano economico e istituzionale. Ancora una volta, anche Barroso ha messo l’accento sui problemi strutturali che da sempre affliggono l’Italia e hanno condotto alla sua pesante posizione debitoria: la spesa pensionistica, la rigidità del mercato del lavoro e l’evasione fiscale, aggiungendo che «gli occhi del mondo sono puntati sull’Italia». L’espressione non è certo di circostanza: l’Italia rappresenta la terza economia della zona Euro. E’ urgente che agisca consapevole di questo ruolo, nella gestione del difficile ciclo economico attuale.

La risposta del nuovo capo del Governo italiano ha riportato la presenza italiana sul suo retroterra continentale, ricordando la responsabilità storica dell’Italia nella costruzione dell’Unione europea. Un’entità che non è una potenza estranea, che impone vincoli o adempimenti, ma l’alveo naturale di crescita della Penisola. Da parte sua, l’Italia deve dare corso agli impegni presi in sede continentale «nell’interesse delle future generazioni».

Quanto all’incontro di Strasburgo tra Mario Monti, la Cancelliera federale tedesca Angela Merkel e il Presidente francese Nicolas Sarkozy, la conferenza stampa seguita al vertice, benché la maggioranza dei media italiani ne abbia riportato prevalentemente aspetti marginali o di costume, ha marcato anch’essa un chiaro cambio di rotta. Il Presidente francese ha esordito affermando che lo scopo del vertice era «sottolineare la volontà di Francia e Germania di sostenere e aiutare il nuovo governo italiano». Da tutti gli interventi è emerso che una qualificata partecipazione della terza economia europea alla gestione della crisi dell’euro non si poteva più attendere a lungo. L’Italia sarà ora coinvolta nei processi di decisione che devono portare i Paesi europei, partendo dalle loro diversità storiche e culturali – ha sottolineato Sarkozy – a convergere su obiettivi comuni per superare un momento storico particolarmente difficile.

Un tratto comune di tutti gli interventi pubblici seguiti ai tre incontri europei del nuovo capo del Governo italiano è stata la manifestazione di stima delle autorità europee verso la persona di Mario Monti, che si è espressa nelle parole, nei toni e nei gesti. Da lui ci si attende non solo che rappresenti adeguatamente il terzo Paese della zona Euro per importanza economica, ma che porti anche un fattivo contributo tecnico di fronte alle sfide della crisi continentale.

Non si può non notare un cambiamento radicale di atteggiamento, rispetto ai precedenti rappresentanti che l’Italia inviava a Bruxelles, i quali mostravano verso l’Europa tutta la diffidenza di chi manca dei più elementari presupposti culturali per comprendere logiche di respiro continentale. Per anni, per i governanti italiani (e anche per molti cittadini, un tempo tra i più europeisti d’Europa) l’Unione europa è stata una galassia esterna di Stati invadenti e criticoni, con i quali si era obbligati ad avere relazioni d’ufficio, ma se ne sarebbe fatto volentieri a meno.

E’ utile ricordare che in un mondo sempre più interconnesso non è possibile chiamarsi fuori, se non si gradisce l’atteggiamento dei propri partner europei. E’ necessario portare un contributo tecnico credibile e qualificato, meno schioppettante di artifici comunicativi ma carico di fatti, per partecipare alle decisioni, se non si vuole essere costretti a subire quelle di altri. Se un Paese non è in grado di portare tale contributo, non può fare spallucce: come si è visto negli ultimi mesi, viene di fatto governato dall’esterno.

Tralasciando le risse politiche interne all’Italia, neppure nominabili, le prime attività del nuovo Governo insieme agli altri Stati membri dell’Unione europea sembrano, almeno nelle buone intenzioni, aver portato all’Italia una convinta apertura di credito. Non vi sono dubbi sulle capacità personali del nuovo capo del Governo. Non va dimenticato però che i provvedimenti del nuovo esecutivo dovranno passare attraverso un Parlamento dove siedono deputati e senatori che hanno dato sinora prove poco rassicuranti, sulla loro adeguatezza alle sfide del momento, quale che sia la loro appartenenza di partito. | ©2011 Luca Lovisolo


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