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Evitamento esperienziale: l'errore principale della crescita personale

Da Genna78

Evitamento esperienziale: l'errore principale della crescita personale

Evitamento esperienziale: l'errore principale della crescita personale
Hai mai sentito parlare di "evitamento esperienziale"?
E' un termine moderno per indicare la tendenza umana
ad evitare emozioni, pensieri e situazioni che possono
portare un qualche disagio. Detta così sembrerebbe un
buon "meccanismo di difesa psichico" contro la
sofferenza, ma a quanto pare può diventare una
pericolosa abitudine che ci rende "schiavi" di
questi stessi evitamenti. Nella crescita personale
ne hanno parlato davvero in pochi ma posso
assicurarti che si tratta di qualcosa di mooolto
importante;)
Sei riuscito ad ascoltarlo? E' davvero così pericoloso
evitare determinati "contenuti mentali o determinate
emozioni"? In realtà no, se lo facciamo di tanto in
tanto, ma quando diventa una abitudine può davvero
preparare il terreno "al peggio". E' un po' come dire:
"se hai davanti un mostro è bene farlo fuori prima
che diventi grande e grosso".
Questo "fare fuori" però può portarci fuori strada,
e se hai ascoltato il podcast immagino tu abbia
afferrato il perché. Da qualche decennio a questa
parte è nata tutta una sub-cultura-psicologica che
sembra dire: "il segreto per vivere bene è quello
di cercare di sperimentare più emozioni positive
e meno emozioni negative".
Non sembra poi un ragionamento così stupido, ed
in effetti in linea di massima "sembra qualcosa di
intelligente" da proporre. In realtà, questo tipo di
atteggiamento, se protratto nel tempo, può renderti
incapace anche solo di pensare a "quelle cose".
E quando non puoi "pensare a qualcosa" questo
diventa una sorta di "demonio da esorcizzare".
In pratica: più eviti e meno riesci a pensare a quella
cosa che eviti. E meno riesci a pensare a qualcosa e
più si restringe il tuo spazio di azione e di decisione
in quella situazione. Così iniziamo a preferire quel
momento di "distrazione positiva" piuttosto che
affrontare (letteralmente) i nostri disagi interiori.
No non mi riferisco solo a chi soffre davvero ed
ha bisogno di psicoterapia...
...ma faccio riferimento a tutte quelle persone che
hanno deciso di lavorare su loro stesse, qualsiasi
sia la ragione. Per una definizione "maggiormente
precisa e scientifica" ti rimando ad uno dei miei
siti preferiti "State of Mind"... è un sito del mio
settore, ma posso assicurarti che dentro ci trovi
un sacco di spunti per la tua crescita personale.
Ti avviso, adesso parlerò un po' "lo psicologese"
non lo faccio per renderti la lettura più difficile
ma per farti dare una sbirciatina a cosa ne
pensano "gli esperti del settore" ;-)
A causa della incapacità sempre maggiore di vivere
i nostri stati interiori (legata al fenomeno evolutivo
della comodità, di cui ti parlo nel podcast) siamo
tutti diventati dei "dissociatori professionisti". Il
che significa che siamo diventati bravi a "mettere
da parte" le cose "difficili da pensare" e mettere
in "primo piano" le cose "facili...da pensare".
Tuttavia, se immaginiamo la nostra mente come
una sorta di "spazio fisico", sarà chiaro che più
"mettiamo via" e meno "spazio ci resta". Lo so
che la mente è vastissima, è solo una metafora ;)
Però per mantenere quelle "dissociazioni" devi
consumare energia, energia che serve soprattutto
per evitare di pensare a quelle cose.
Questo fenomeno è evidente quando parliamo 
di traumi. Ogni trauma con la "t" maiuscola esige
una sorta di dissociazione. E' come se non si
riuscisse a digerire un "boccone troppo grande"
e sia necessario metterlo (momentaneamente)
da parte per facilitarne una sorta di digestione
graduale.
Sfortunatamente oggi, tendiamo a percepire e di
conseguenza a vivere tutte le emozioni negative
come "pseudo-traumi". Ora, è chiaro che il
trauma è soggettivo: una cosa che può atterrire
me magari a te "ti fa un baffo" e viceversa. Ma
nonostante ciò, oggi siamo tutti spaventati dal
vivere certe emozioni.
La crescita personale ha fatto, da questo punto di
vista, un sacco di danni ;-) Ok, sto esagerando ma
neanche troppo... pensaci, che cosa ti dicono i
grandi esperti di sviluppo personale, su come
dovresti vivere le tue emozioni? Si torna allo
esempio di Brian Tracy che ho citato nel
podcast, ma lui non è l'unico...
...ti basta pensare al modello semplificato del
cambiamento personale in stile PNL anni 80.
Dove si pensava che, se ti facevo vivere una
esperienza emotivamente contraria e più forte
potevo cancellare quella vecchia e spiacevole.
E' il famoso "collasso delle ancore"...fatto
male ;)
(Fatto male perché in realtà non dovremmo
cercare emozioni "contrarie" ma risorse.
Questo è un altro discorsone).
Ciò che ti ho proposto oggi sono una serie di
consigli per imparare a dare "spazio" a quei
contenuti mentali, partendo come sempre dalla
consapevolezza. Cioè, il saperti rendere conto
di quando e quanto tendi ad evitare certe cose
e certi pensieri. Questo fa già moltissimo ma
non è l'unica via...
...ed in realtà non esiste "la via giusta" ma solo
la tua disponibilità ad accettare quei contenuti
anche solo "ripensandoci". Chiaramente voglio
mettere le mani avanti e dirti che, se non riesci
a pensare certe cose, se ti senti traumatizzato
da alcuni contenuti, fatti aiutare da qualcuno
ed evita di farlo da solo.
Tuttavia ci tengo a dirti che anche il semplice
metterti li e scrivere (come abbiamo visto più
e più volte) può essere un buon modo, NON
devi necessariamente meditare o fare chissà
che cosa. Perché in realtà, ogni volte che
accedi ai tuoi pensieri/ricordi, li stai già in
parte "ricollocando"...
...I nostri ricordi non sono "stoccati e tenuti
identici alle esperienze originarie", come hai
già visto negli studi della Loftus, la memoria
è altamente costruita e ri-costruita. Per cui,
ogni volta che ripensi ad un evento, lo stai
in parte già modificando, ri-strutturando e
stai già facendo quello spazio che facilita
una buona digestione;)
Fammi sapere che cosa ne pensi, lascia un tuo
commento qui sotto e se ti è piaciuto lascia
un bel "mi piace" qui sotto.
A presto
Genna


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