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Giallini, brevini, carini

Creato il 02 luglio 2022 da Annalife @Annalisa
Giallini, brevini, cariniLeggibili, ma

“Carino”, di un libro, non si dice, lo so.
Amabile, garbato, piacevole, gradevole, godibile, simpatico, eccetera eccetera: sono diversi gli aggettivi da usare al posto di “carino”, che ritengo comunque appropriato per commentare un vestitino che ti sta benino e ti farà ben figurare, ma non troppo, alla riunione degli ex-compagni di scuola. O il figlioletto dell’amica che, insomma.
Eppure. Eppure stavolta non me ne viene in mente un altro per definire la trilogia (ohibò, che parolone) sul commissario Buonvino, che ho cominciato e finito in fretta e piacevolmente. Perciò, faccio la prima eccezione e dico: giallini (anche questo diminutivo è voluto) carini.

La seconda eccezione procede dalla raccomandazione di un amico che mi ha indicato l’autore: Walter Veltroni. Ora, io non ho mai fatto nessuna promessa solenne, ma, se qualcuno me lo avesse chiesto, avrei risposto: no, un libro di Veltroni non mi interessa, probabilmente non ne leggerò mai (in realtà, avrei pensato: orrore e raccapriccio). Eppure. Eppure stavolta mi sono lasciata convincere dal consiglio di lettura e ho attaccato i tre gialli ambientati al bioparco di Roma (che manco sapevo esistesse).

Il protagonista, Giovanni Buonvino, riunisce in sé, come è ormai inevitabile, le tipiche caratteristiche del poliziotto outsider: ha una storia personale lievemente tormentata alle spalle (con moglie che, boh, non si capisce bene dove vuole collocarsi), una storia professionale idem, un carattere burbero e insofferente verso certi superiori, ma capacità di avvicinarsi ed empatizzare con i colleghi (naturalmente, anch’essi tutti con qualche magagna che li rende ‘difettosi’ e relegati perciò in un commissariato di nuova apertura e di scarsa importanza).
Ovviamente, Villa Borghese è un’oasi di pace fino a quando non arriva Buonvino, dopo di che entra in modalità Signora Fletcher e incominciano a capitarne di tutti i colori.
Insomma, molto di già visto.

Tuttavia, i casi affrontati nei tre brevi romanzi che ho letto sono curiosi, partono anche bene, sono scritti in modo corretto e con sufficiente cura (cose ormai non più scontate), e pazienza se, in questo momento, me li confondo tutti e non saprei bene come sono andati a finire. Sono dovuta andarmi a vedere quelle recensioni che raccontano la trama per collocare nel giusto ordine i fatti, i delitti e così via. Il che significa che non sono nulla di memorabile, giusto?  Per esempio, mi ricordo uno degli assassinii, particolarmente ferino, ma non riesco a ricollegargli il colpevole; non mi ricordo un altro delitto, che mi risuona soltanto come particolarmente (inutilmente?) truculento; mi ricordo i pranzetti e i panini del commissario e dei poliziotti del gruppo, ma non gli altri delitti.
E se qualcuno si sta stupendo per vedere avvicinati i panini a squartamenti e sangue, c’è da dire che questa è la modalità di racconto, tanto che a me sono rimasti in mente in gran parte l’aura piacevole dei rapporti tra i poliziotti, gli amori che nascono e muoiono, le amicizie, le speranze, e, appunto i condimenti dei panini. Sangue, sudore e polvere da sparo [cit, ci vuole per adeguarsi] sono passati in secondo piano, e non so se questo è un bene per un giallo.
Sopra tutto, però, mi ricordo tutte le indicazioni turistiche che riguardano lo sfondo degli avvenimenti (Villa Borghese e dintorni), e le citazioni filmiche, musicali e simili che ogni due per tre fanno capolino nelle pagine. Il che andrebbe anche bene, se capitassero ogni tanto, ma non se, dopo un po’, ti fanno pensare: ah, eccolo qui che mi mostra quanto è sconfinata la sua cultura di cinefilo, e di lettore, e di musicofilo. Come sono bravo e istruito, sembra dirci a un certo punto, e come riesco così a fare arrivare il libro a più di centocinquanta pagine, anche se invece di rimpolpare il giallo, ti parlo di Nick Novecento e ti costringo ad andare a cercarlo su Internet.
Anche meno, la prossima volta.

Insomma, alla fine, sì, bene, li ho letti, mi hanno fatto passare qualche oretta, ma c’è di meglio, eh? Cariiini, niente di più.

Walter Veltroni
Assassinio a Villa Borghese
Marsilio, 2019
156 pagine, euro 14


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