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F1 | Lutto nel giornalismo : E’ morto Oscar Orefici

Da Tony77g @antoniogranato

Luca SarperoF1Sport.it

26 ottobre 2014 – Se n’è andato nella notte tra sabato e domenica. Indimenticato papà giornalistico di chi scrive e di chi amava le corse. Oscar Orefici, giornalista romano, è mancato questa notte all’età di 68 anni; stroncato dal male che non perdona. Nessuno.

OREFICI
Oscar Orefici è stato una sorta di mentore, idolo e sogno che mai cadrà di chi scrive queste poche, tristi, righe. Un giornalista vero, di quella generazione che con semplicità sapeva dire le cose come stavano, senza paragoni campati all’aria e senza smentite. Un giornalista che quando scriveva sapeva benissimo per chi o per cosa lo faceva.

Orefici era nato a Roma il 13 Luglio del 1946 e iniziò ben presto a prendere confidenza con quello che per molti era uno strumento di scrittura, mentre per lui era una parte di se, una protesi della sua anima e del suo carattere. Giornalista, scrittore, autore televisivo e cinematografico. Orefici ha saputo lavorare in ogni campo sempre con quell’impronta che sapeva fare solo sua, solamente perchè aveva una dote unica: coniugare alla perfezione notizia e rispetto. Capacità che ormai va oltre per molti scrittori capaci solo a sciacallare ( nel bene o nel male) su ogni minima notizia. Tragica o meno, quello importa a pochi.

Nel suo repertorio una sfilza di titoli e lavori da brividi. Nel 1978 e 1980 cura con parsimonia e meticolosità “Formula 1: La febbre della velocità” e “Pole Position: I guerrieri della Formula 1″. A metà degli anni ’90 da il meglio di se, regalando a milioni di appassionati gli speciali su Senna e su Villeneuve. Curati con la delicatezza e la precisione di chi sapeva benissimo di non aver bisogno di espedienti o trucchetti per attirare l’attenzione. Prendere due leggende della Formula 1 e raccontarle per come erano. Una semplicità talmente scontata che in troppi hanno, colpevolmente, scartato.

Se tutte le domeniche accendiamo la tv e guardiamo la Formula 1 con un popò di tecnlogia da far venire le lacrime agli occhi, il merito è in gran parte suo. Merito che Oscar Orefici non ha mai sbandierato ai quattro venti, nonostante fosse stato il primo, irremovibile, collaboratore e credente di Sky in Formula 1. Anche quando i colossi sembravano voler far loro la F1 per sempre, e venderla solo a carissimo prezzo. Da lui è arrivata anche la valorizzazione della Mille Miglia. Ma d’altronde non potevamo aspettarci nulla di diverso da lui: prendere per mano le ceneri della passione su quattro ruote italiana, e tentar di portarla in alto.

Se n’è andato Oscar Orefici. Quell’uomo che ti dava la certezza di esserci anche se non l’hai mai conosciuto. Che magari qualche volta le tue righe le ha lette. Per sbaglio, per volere, oppure per quella sensazione e voglia interna di guardare sempre alle nuove generazioni e future penne del giornalismo italiano. Quello vero; quello fatto di valori e rispetto per tutti. Senza cercar la notizia a tutti i costi o senza macerare su opinioni lette e stra lette. Quel giornalismo animato solo dalla fiamma della passione, perchè essa non conosce regolamenti o giochi scenici per far spettacolo. La passione esiste comunque e lui ci ha insegnato che la si può riportare anche con le parole. Ora siamo tutti più soli. Grazie Oscar Orefici.

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