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F1 | Storia : Le 250 volte di Jenson Button

Da Tony77g @antoniogranato

Luca SarperoF1Sport.it

12 aprile 2014 – E’ la fine degli anni ’90. Si indossano felpe oversize, si portano capelli sparati e in Tv vanno di moda i telefilm american style alla “Dawson’s Creek”, e da Frome in Inghilterra arriva un ragazzo poco più che ventenne che sembra proprio fuggito da una storia strappacuore di Dawson con indosso una felpa dai maniconi lunghi e con la mano sempre protesa ad aggiustare i capelli.

I più esperti sanno che ha vinto il campionato inglese di F3 e guidato prima una Prost poi una Mclaren F1. I più attenti nei videogiochi sanno che ha collaborato per la produzione del videogioco “Formula One 1999″. I più (e basta) non sanno manco chi sia. Ladies and gentleman, fate largo a Jenson Button; giovane, alla moda e sciupa femmine ma con tanto manico.

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Arriva in Australia e manda subito dal dentista un bel pò di gente. Non c’entrano pugni o cazzotti, ma prima saluta in conferenza stampa tutti con nomi e apprezzamenti non proprio in “English Style” ( nel suo passato italico, qualcuno le disse che era normale salutarsi così), poi rischia di mettersi in zona punti con la Williams al debutto con V10 BMW. Di bocche aperte ne lascia parecchie il giovane “Jense” e ne le lascia ancor di più quando dichiara: “La Formula 1 non mi ha cambiato!” prima di scaricare la fidanzata storica e comprarsi una Ferrari. Sò ragazzi!

Al suo primo anno completo in F1, Button mette su la bellezza di 12 e un  ottavo posto a fine campionato con tanto di podio sfiorato in Germania e una prestazione stratosferica a Silverstone, davanti al suo pubblico. Un 2000 da leone, permette a Button di attirare su di se le attenzioni dei principali team manager della F1, e in particolare quelle di Flavio Briatore.

Nonostante sia ancora sotto contratto Williams, Button passa in prestito alla Benetton (che sta diventando Renault) per la stagione 2001. Le premesse sono tante, ma la stagione si dimostra un totale disastro. Button fa su solo 2 punti (ad Hockenheim una delle sue piste preferite), ma rimane in Renault per un’altro anno affiancato da Trulli.

Nel 2002 Button stupisce già alla seconda gara. Grazie ad una Renault (non più Benetton) finalmente competitiva, JB già alla seconda gara in Malesia sfiora il podio. Cede la terza piazza ad un rimontante Schumacher solo per colpa di problemi alla vettura, altrimenti avrebbe potuto festeggiare. A fine 2002, Briatore lo etichetta come “paracarro” e lo scarica alla Bar. Fine della parentesi francese del pilota di Frome.

JB, ormai, non è più il ventenne debuttante ma un pilota completo. Fuori dai circuiti è una celebrità e nella madre patria inglese è sempre più considerato il prossimo campione del mondo inglese dopo Mansell. Nel cuore degli appassionati “English” ha spodestato il buon David Coulthard. E’ una sfida a suon di appassionati.. e appassionate! Button è un bel ragazzo e ne è perfettamente al corrente. Frequenta spesso locali da vip e li, inutile dirlo, accalappia più sventole da cinema lui che un pezzo di cioccolata ad un raduno di mosche. Ci sta anche questo.

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In F1, intanto, Button mette subito in riga il più esperto compagno Villeneuve alla Bar, ma manca ancora il podio e a Montecarlo ha un bruttissimo crash in uscita dal tunnel che le costerà la gara. L’anno di svolta è, però, il 2004. La Bar monta il motore Honda tra i più potenti del lotto e i risultati arrivano subito. In Malesia sfata la maledizione del podio salendoci sopra e poche gare dopo, a Imola, registra anche la sua prima pole. Nel complesso Button archivia ben 10 podi, una serie di piazzamenti nella top eight eccezionale e la consapevolezza di essere l’unico ad aver, ogni tanto, dato fastidio a Schumacher e alla sua F2004.

In questo 2004, Button zittisce chiunque lo abbia criticato nel periodo precedente. Sarà pure “viveur” fuori dai in circuiti, ma in pista ci da come un matto. Lotta quando ce n’è bisogno e a Hockenheim conclude secondo dopo una rimonta dalla tredicesima posizione e un “Duello all’OK Corral” con Alonso combattuto con una mano sul casco per evitare che la visiera si sollevasse a causa di un cedimento di un bottone di sicurezza.

Dal 2005, JB vuole di più. A 25 anni, Button è convinto di essere ormai pronto per il salto di qualità; non è più un ragazzo in crescita e vuole la conferma di essere un top driver. Queste conferme, però, si ottengono solo con le vittorie. Un’altro tabù nella carriera di Button. Il 2005 lo vede lottare con una Bar tornata alla mediocrità (e irregolarità) e non ci sono acuti, fatto salvo la pole a Montreal (sciupata con un botto all’ultima chicane). Nel frattempo, la Bar sparisce diventando Honda.

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Nel 2006, Sato lascia la Honda a Barrichello che va a far coppia con Button. Dopo 113 Gran Premi (e una prima parte 2006 non esaltante) arriva finalmente il primo Hurrà! In un’edizione del Gran premio d’Ungheria per la prima volta nella sua storia bagnata, Button tira fuori una dote celata come il suo personale Sacro Graal, ma che li tornerà utile in carriera: la capacità di guidare col clima incerto. Ora piove; ora no. Ora piove; ora no, e Button si trova da dio. Vince e regala uno sguardo pieno di gioia che non si vedeva da anni negli occhi di un pilota di F1.

Dopo un 2006 con un’altro tabù sfatato, Button entra in un’incubo. La Honda si dipinge il mondo sulle carena per dimostrare la sua anima ecologista; ma quel mondo che lo si doveva preservare e spaccare (nel senso sportivo ovvio) rimane li dipinto. La Honda è lenta, fragile e Button non può fare altro che assecondarla. Inoltre viene su un giovane inglese di nome Hamilton Lewis che sottrae popolarità al Button Jenson da Frome. A fine 2008, Button ha raccolto in due anni meno punti di quelli che aveva preso al primo in F1. Come se non bastasse, la Honda annuncia il ritiro a fine 2008 per via della crisi globale. Button rimane qualche mese virtualmente senza un volante; fino a quando Ross Brawn si trasforma da Team principal a Team Owner e acquista in blocco ciò che rimane della Honda mettendoci sopra un V8 Mercedes e ribattezzandola Brawn GP. Sembra incredibile, ma è la svolta.

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La Brawn GP BGP-001, sarà pure col diffusore irregolare (nato da una svista sul regolamento) ma vola. Button vince sei delle prime sette gare in calendario e mette un divario tra lui e il secondo in classifica (il compagno Barrichello) incolmabile. Nelle successive gare amministra il margine con un solo podio, tanti piazzamenti e la solita sagacia tattica degna di un campione del mondo. Nulla è casuale, sopratutto in F1 e dopo 9 anni di attesa Jenson Button si laurea campione del mondo. Una gioia immensa e meritata, sopratutto se si pensa che è arrivata da un pilota che tutti consideravano finito e un team senza neanche i soldi per pagare la lavanderia alle tute dei propri piloti.

Da campione del mondo lascia dopo 6 anni e 3 team diversi lascia la sede di Bracley, per una sede più prestigiosa alla ricerca di nuove sfide: Woking e la Mclaren. Qui trova il suo rivale-amico Hamilton e i pronostici sono tutti a favore del wonder boy di colore. Non sarà proprio così.

Button stupisce ancora tutti dimostrando al mondo intero che il mondiale lui non lo ha vinto per caso. Perde il confronto nel 2010 ma per pochi punti e l’onore di aver vinto la prima gara dell’anno per la Mclaren in Australia. Nel 2011 letteralmente seppellisce Hamilton, rischiando addirittura di andare a prendere Vettel e la sua invincibile RB7. In Canada, vince il Gran Premio più pazzo degli ultimi 20 anni dopo 4 ore di gara, 2 interruzioni, 6 Safety Car, un drive thru, 2 incidenti e un sorpasso al leader all’ultimo giro; il tutto sotto prima un diluvio torrenziale prima e una pista che andava ad asciugarsi poi. Semplicemente immenso. Non pago, Button batte Hamilton in un’altra gara bagnata, ancora in Ungheria, con una gestione gomme perfetta. Chi era il paracarro??

Nel 2012, Button vince tre volte (Australia,Belgio e Brasile) e chiude il campionato quarto a soli 2 punti dal compagno Hamilton, che lascerà la Mclaren a fine anno. Dal 2013, Button è ufficialmente prima guida, affiancato da Perez, peccato che la Mclaren incappi nella stagione più sciagurata degli ultimi 25 anni e il quinto posto di Button in Cina è il miglior risultato dell’anno. Da quest’anno fa coppia col giovanissimo Kevin Magnussen.

Potevamo chiamare queste poche righe “Le mille vite di Jenson Button”. Un pilota che prima era un fenomeno, poi è diventato paracarro, poi finito, poi campione del mondo e ora è uomo d’inestimabile sportività e carisma di uno dei team più gloriosi della F1. Un’uomo che ha subito metamorfosi enormi nella sua vita: da viveur inconsumabile e mondano a fidanzato premuroso e uomo capace di mettere in riga tanta gente nelle competizioni “Iron Man”. Oppure potevamo scrive semplicemte: uomo. Si, perchè tra tutti e 22 i piloti della F1, Jenson Button è senza dubbio quello più uomo di tutti. Ha detto una volta: “L’importante è non pensare mai di essere il migliore, ma impegnarsi sempre per diventarlo”. Frase non solo da “Wikipedia” ma pure essenza di chi sa benissimo dov’è e cosa ha fatto, ma è conscio che per diventare grandi come lui, certi “pilotini” che si paragonano a lui di pasta ne devono ancora mangiare tanta. 250 volte di queste carriere Jenson Button.

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