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F1 | Storia ; Masahiro Hasemi e quel giro veloce non suo

Da Tony77g @antoniogranato

Luca SarperoF1Sport.it

25 Settembre 2014 –  Gran Premio del Giappone 1976.  Vi verranno sicuramente in mente: Hunt, Lauda, il diluvio, il culmine del grande duello, la grande rinuncia dell’austriaco, il film Rush e tante altre cose. A pochi veri appassionati, però, verrà in mente un certo Masahiro Hasemi.

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L’idolo giapponese: Il connubio “mondiale di Formula 1″ sommato alla parola “Giappone” diventa un richiamo incontenibile per tanti piloti Jap dal piede più o meno pesante. Tra loro anche Masahiro Hasemi. Figlio di un proprietario di un’officina meccanica, Hasemi comincia la sua carriera nel mondo delle corse sulle due ruote. Guidando una Suzuki, ottiene risultati di rilievo in svariate cilindrate del motocross. A partire dal 1964, capisce che il suo futuro è con le 4 ruote. Lascia le moto e firma un contratto per la Nissan con la quale inizerà a correre nel campionato Gt e in varie categorie turismo nipponiche. A inizio anni 70, Hasemi si trasferisce anche nelle ruote scoperte correndo in Formula 2000 e in Formula 2 giapponese. E’ proprio nell’anticamera alla Formula 1 che conosce Matsuhisa Kojima che sarà il suo “mentore” all’approdo in Formula 1. Kojima affida ad Hasemi prima una Surtees poi una March spinte rispettivamente dai motori Ford e BMW (quest’ultimo sporadicamente anche da un motore V8 Nissan). Hasemi ripaga alla grande la fiducia di Kojima ottenendo ottimi piazzamenti nel campionato di Formula 2000. Hasemi, tra le altre cose, il Fuji lo conosce a mena dito. Ha già vinto più volte sul tracciato alle pendici del monte più famoso del Giappone, lo ha fatto sia nella vecchia conformazione (la prima curva era un’infinita piega a destra che sembrava non finire più) sia in quella modificata: più sicura per ospitare il mondiale di F1. Hasemi può anche dire di essere il primo vincitore del Gran Premio del Giappone; peccato che, nel 1975, non era ancora valido per mondiale di F1.

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Il giorno del fattaccio: E’ il 24 ottobre del 1976. Sul monte Fuji si abbatte un diluvio universale. La pista, seppur modificata e riadattata, è corta ma pericolosissima. Ricca di curvoni ad amplio raggio che sul bagnato possono diventare vere e proprie trappole. Nelle varie roulotte vicino ai box, si discute il futuro di questo Gran Premio. Pryce viene incaricato dalla commissione piloti di fare un giro di perlustrazione del tracciato: secondo il pilota gallese è meglio sbaraccare tutto e andare a casa. Mezza commissione piloti è favorevole, ma si staccano dal gruppo Stuck, Regazzoni, Brambilla (assi del bagnato) e i piloti locali, tra cui Hasemi, che di sicuro non vuole perdere l’occasione delle vita. Ecclestone ha venduto i diritti per il Gp più atteso di tutti i tempi a mezzo mondo e non vuole di sicuro rimborsare tutto con tanto di penale. Alla fine, dopo una lunga discussione, la gara si fa. Al via Hasemi parte male e perde un paio di posizioni: da decimo che era, passa quattordicesimo. Nel diluvio sembra in difficoltà. Il pilota che fino al giorno prima aveva addirittura dato l’impressione a tutti di poter lottare per la pole, sembra un ectoplasma chiuso tra le paratie laterali altissime della sua Kojima KE007. Dopo un’inizio così duro, si riprende; ma alterna sprazzi di grande guida (compreso un sorpasso su Pryce) a veri e propri black out che lo mandano indietro in classifica. Su un fondo che più che asfalto sembra pronto per i mondiali di pattinaggio sul ghiaccio, sono in tanti a sbagliare. La pioggia è alternatamente torrenziale a praticamente assente, ma di sospendere la gara non se parla neanche. E così arriva il giro numero 25, il giro del misfatto. Sul traguardo, Hasemi transita con il crono di 1.18.25. E’ effettivamente il giro più veloce della gara, peccato che gli addetti alle posizioni in gara rilevano che il giapponese è stato passato nello stesso giro dal connazionale Hoshino e dai francesi Laffite e Jarier. Facile dedurre che almeno tre piloti sono stati più veloci di Hasemi, ma i tempi di questi 3 non sono stati rilevati. La gara prosegue nel mistero e nell’incertezza del leader. Alla fine vince Andretti e il mondiale va ad Hunt con il trio Lauda, Forghieri e Audetto che viene raggiunto dalla notizia raggelante solo in albergo. Al 70esimo passaggio, qualcuno si ricorda di essere un cronometrista e rileva un 1.19.97 fatto segnare da Lafffite. Hasemi chiude undicesimo con ben 7 giri di distacco dal vincitore, ma è al settimo cielo per quel GPV che lo lancerebbe nella storia.

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Gli sviluppi: pochi giorni dopo, gli organizzatori presero in mano i dati della gara. Inutile negare l’evidenza: l’errore è madornale. Come fa un pilota che ha perso 3 posizioni in un giro far segnare nel medesimo passaggio il tempo migliore di tutta la gara? Impossibile. Capire chi è il colpevole è difficile e all’epoca non c’erano di sicuro i sensori affogati nell’asfalto o trasponder montati sulle vetture che misuravano fino al millesimo di secondo. La colpa, alla fine, viene data all’acqua nebulizzata al passaggio delle vetture che ha probabilmente confuso l’addetto al cronometro. Gli organizzatori diramano subito un comunicato che viene immediatamente ripreso dalla JAF ( Japan Automobile Federation) che assegna il giro veloce a Depallier. Troppo tardi per la carovana europea, ripartita in dirittura di casa incavolata  e in piena polemica con se stessa per il rischio di clamorose scissioni. Agli atti della Fia il giro più veloce del Gran Premio del Giappone del 1976 è andato a Masahiro Hasemi. Con buona pace di tutti che, ad essere sinceri, se lo sono filato poco questo dettaglio puramente statistico.

Masahiro Hasemi resterà per molto a lungo nella storia della Formula 1. Ha corso solo quel Gp in carriera ed ha, quindi, la percentuale più alta tra Gp corsi e giri più veloci ottenuti in gara: 100%. La sua carriera, ovviamente, non finì quel giorno. Nel 1980 ebbe un’anno di grazia vincendo Formula 2 giapponese, Formula Pacific e campionato turismo giapponese. Nel 1992 vince anche la 24 ore di Daytona e smette con le corse alla “giovane” età di 55 anni, nel 2000, per aprire una propria scuderia ancora oggi attiva. Ha vinto svariate volte la 500 miglia del Fuji (ebbe anche un terribile crash nel 1991) e altre gare endurance. Prima di definirlo uno “scarso” solo per un errore di rilevazione dati, pensateci un attimo.

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