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Fab Four Breakfast

Da Danielevecchiotti @danivecchiotti

Il Kensington Palace Hotel, l’albergo in cui sto trascorrendo questo ennesimo soggiorno londinese, è a dieci passi di distanza dal palazzo della storica casa discografica EMI Music. Ho strabuzzato gli occhi quando, arrivato in Wright’s Lane trascinandomi dietro la mia Delsey rigida e il mio bagaglio di avventure da viaggiatore solitario, mi sono imbattuto dentro la luccicante ed elegantissima insegna rossa con quel logo che per anni ho visto roteare sul piatto del giradischi.
Con la fine dell’era analogica e la rivoluzione del mercato discografico pensavo neanche se lo potesse più permettere, la EMI, un palazzo nel centro di Londra, e così, da vero nostalgico di tutti quegli anni che non ho mai vissuto, mi sono emozionato parecchio nello scoprire che invece qualcosa è rimasto, dei tempi d’oro del vinile e dei long playing che vendevano milioni di copie.

Adesso tutte le mattine faccio colazione lì, nel bar della catena Cafè Nero, proprio di fronte alla vetrina rotonda in cui i poster annunciano l’uscita del nuovo album di Katy Perry, o la riedizione digitale di “The Dark Side of the Moon” e dove ad augurarmi buon appetito mentre ingurgito la mia English Breakfast ci sono le quattro sagome a grandezza naturale (rigorosamente in bianco e nero) dei Beatles che, finalmente disponibili in Digital Download su Itunes (come suggerisce la scritta a caratteri bianchi sopra la vetrina), fanno del loro meglio perché l’etichetta che li lanciò in tutto il mondo possa mantenersi in vita e continuare ad abitare nel suo palazzo nobile a dispetto dei tempi che cambiano.

E’ un curioso miscuglio di vecchio e di nuovo, questo futuro che vince e afferma se stesso ma che, per riuscire a perpetrarsi e a non morire della sua debordante giovinezza, ha bisogno del passato, del supporto artistico dei vecchi guru vintage. C’è un forte retrogusto di paradosso, in questo mondo digitale e ipertecnologico talmente avanzato ed avveniristico da non sapersi reggere in piedi con le proprie gambe.

Perché se non fosse per i Beatles, per i Pink Floyd, o per tutti quei grandi geni che, ai tempi in cui la creatività aveva ancora un senso di per sé, hanno messo insieme opere capaci di resistere all’usura degli anni e ai cambiamenti dei supporti, in quest’epoca di ipod, ipad, itunes e di fruibilità velocissima di qualunque esperienza emozionale, difficilmente avremmo ancora qualcosa di buono da ascoltare.

Tag:  viaggiatore solitario

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