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Fabi, Silvestri, Gazzè: il Trio delle Meraviglie

Creato il 03 dicembre 2014 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Fabi, Silvestri, Gazzè: il Trio delle Meraviglie

Al PalaFabris di Padova si è da poco celebrata una delle date di un'entusiasmante tournée all'insegna della musica "DOC". Un viaggio che vede Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè esibirsi per promuovere l'album che insieme hanno scritto e prodotto: Il padrone della festa. Un disco che, pubblicato lo scorso settembre dalla Sony Music, può essere considerato una gustosa ricetta su uno spezzone della canzone italiana d'autore. Ancora pochi chilometri per il carrozzone guidato da FSG (Fabi, Silvestri, Gazzè), un carrozzone che vi consigliamo di seguire in una delle sue ultime tappe in giro per il nostro bel paese, del quale sviluppa realistici spaccati descrittivi e interrogativi. Canzoni d'autore firmate dalla generazione anni '90, che sanno raccogliere una comunità di fan vasta e variegata, complice un momento storico che invita tutti ad una riflessione, anche sullo spartito.

Personalmente affezionata ad un Silvestri che ritengo sappia dipingere in nota molte sfumature emotive, con ironia, delicatezza, autorevolezza descrittiva, non avrei puntato tutte le fiche sulla complementarietà del trio. Sorpresa e felice di aver avuto torto, noto un'atmosfera da "baretto" di periferia. Quella "periferia" focolare di ritmi umanamente sostenibili, di riflessioni ancorate all'emotività più che alla materialità, capace di coinvolgere in un clima familiare fan di diverse età, parlando di quotidianità in modo semplice e diretto, senza troppi artifici e mai peccando di creatività o di umiltà. I tre sono talenti che fanno ben mostra sul palco di tutta la loro professionalità, edificata sulle proprie ossa, incisa con la propria passione e, cuore in mano, riescono a parlare degli stessi problemi di sempre, con linguaggi ed ironia capaci di confortare, reinventare, smuovere, alleggerire senza sembrare mai banali.

Scenografia praticamente inesistente, band solida a supporto, un inizio in acustica che toccherebbe il cuore dei meno musico-centrici, ed è così che i tre artisti mettono in scena la sola musica, intonati e simbiotici anche su improvvisazioni e divagazioni, fuori programma. Credo sia pure la prima volta che non mi infastidisco in un concerto con troppo dialogo, convinta da sempre che ciò riempia spazi in negativo togliendone alla concentrazione positiva della consacrazione musicale. Mentre qui i dialoghi sono spesso "siparietti" di amicizia che sfociano in vere e proprie messe in scena da ring, con un match a suon di ritornelli fra un Fabi ed un Gazzè, moderati da un divertito Silvestri, segno di riuscita dello spettacolo oltre che del concerto. Da A bocca chiusa a Capelli, da Una musica può fare a Sotto casa, da L'amore non esiste a Il padrone della festa, solo per descrivervi che ne avrete per cantare a squarciagola, per farvi toccare il cuore, per urlare la vostra rabbia ed anche per qualche riflessione in più, quand'anche il pianoforte come unico accompagnamento non vi emozioni abbastanza.

La complicità di questi artisti rende esponenziale proprio l'efficacia dei messaggi che vogliono trasmettere in modo molto diretto ed umanamente autentico, ricambiati spesso dalla numerosissima platea con cori e ola da stadio. Le immagini del viaggio in Sud Sudan e la promozione del progetto CUAMM ci regalano un po' di quell'orgoglio italiano di cui abbiamo tanto bisogno, facendo toccare con mano le consapevolezze da artisti consumati dei tre cantautori. Ci invitano a credere in piccoli gesti e in piccole quotidiane passioni, proprio come il Totò della Preghiera del clown che il principe della risata recitava nel film Il più comico spettacolo del mondo (1953), ben parafrasata dall'interpretazione di Valerio Mastandrea e proiettata sul finale. Ci donano un po' di quella sana automedicazione che spesso si perde nella quotidianità ossia la distinzione tra il lasciar scivolare ed il trattenere. Alla maniera di Gazzè non posso che chiudere sintetizzando con "una musica può fare" ed anche "solo" la musica, aggiungerei io.

Per le fotografie scattate durante il concerto al PalaFabris si ringrazia la gentilissima Caterina


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