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Fabio Beccacini: Ultimi fuochi per Paludi

Creato il 21 marzo 2012 da Fabriziofb
Fabio Beccacini: Ultimi fuochi per Paludi

Torino, giugno 2011. Il commissario Giorgio Paludi, ormai quasi quarantanovenne, reduce dalla “Sushi Connection”(1), e più solo che mai dopo la rottura con la fidanzata e la definitiva archiviazione della relazione con la ex-moglie, tira avanti con la vita di sempre: il commissariato, i rapporti con i colleghi (ispettori narcolettici e medici legali amanti delle barzellette sporche e/o politicamente scorrette compresi), le indagini di routine, e, ogni tanto, qualche caso irrisolto. Casi come quello relativo ai “dannati dell’oro rosso” -immigrati costretti dalla criminalità organizzata a trafugare rame, e poi pagati cifre ridicole- che resta irrisolto (o solo “teoricamente risolto”, perché i colpevoli rischiano di rimanere impuniti) per via della scomparsa di uno dei testimoni chiave, Muscalu Ocit. O come la misteriosa morte del ricco Amati, “mister carabina”, proprietario di una grande fabbrica d’armi, ritrovato semi-seppellito in un prato dal cagnetto Scusi e dalla sua pretenziosa padroncina…

Partendo da un universo di comprimari già noti e stabiliti – i lettori di Sushi sotto la mole e Giorgio Paludi, 44 anni il giorno dei santi li ritroveranno tutti, da Scianna a Scerbanenco passando per Lucentini ecc.- e potendo contare su un ambiente già descritto con dovizia di particolari nei capitoli precedenti, Beccacini torna a dar vita al personaggio di Giorgio Paludi, e lo fa con modi inediti: se, proprio come il precedente Sushi sotto la mole, questo Ultimi fuochi per Paludi si apre con un anticipazione -pirotecnica, in tutti i sensi- del finale, per poi riprendere la vicenda da capo, o quasi, e se anche qui, come nei romanzi precedenti, le indagini “fittizie” del commissario si intrecciano e traggono nutrimento dai fatti di cronaca, accuratamente studiati e riportati dall’autore, nel nuovo romanzo la vicenda poliziesca diventa secondaria, passa in secondo piano rispetto alla vita privata del commissario. E la dimensione profondamente umana, a tutto tondo, del personaggio ne esce positivamente rafforzata.
Lo spostamento del centro della narrazione (pur portata avanti in terza persona, dalla voce di un narratore onnisciente extra-diegetico) verso il punto di vista del commissario, permette all’autore di affrontare gli importanti temi sociali(2) che danno argomento alle due indagini poliziesche in corso con lucidità e senza falsi moralismi, con l’occhio partecipe ma annoiato di chi certe cose le vede tutti i giorni (o quasi).
Da un punto di vista stilistico, da segnalare, oltre al consueto piglio post-moderno(3), la presenza di lunghi brani scritti con vocabolari molto specifici (4), portati avanti con apprezzabile precisione lessicale. E se vi sembra scontato che uno scrittore scelga la parola “giusta” per definire una certa cosa, allora forse non siete assidui frequentatori del tavolaccio delle “novità”…

Il romanzo “Ultimi fuochi per Paludi”, di Fabio Beccacini, è edito da Fratelli Frilli editore.

 

(1)Si veda Fabio Beccacini, Sushi sotto la mole, Fratelli Frilli editore, Genova 2010.
(2)Nel romanzo si incrociano questioni quali l’immigrazione, la prostituzione, la microcriminalità ecc.
(3)Il citazionismo, gli spostamenti sul piano temporale e le ampie parentesi meta-narrative sono ormai veri e propri marchi di fabbrica dei romanzi di Beccacini.
(4)Nel corso delle indagini di Paludi, l’autore si avventura in ambiti particolari (la pirotecnica e l’esoterismo, tanto per fare i due esempi più lampanti), con assoluto, inattuale, rispetto per i loro gerghi specifici.


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