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Fabio Stassi, Jennifer Egan, Book Club Neri Pozza, acquisti e scoperte libresche e blablabla

Creato il 16 settembre 2014 da Nereia @LibrAngoloAcuto
Sebbene abbia inserito nel titolo come primo argomento Fabio Stassi, preferirei cominciare a parlarvi di Jennifer Egan e del suo romanzo, unico suo lavoro che ho avuto tra le mani, Il tempo è un bastardo. Ve ne voglio parlare subito perché è passato fin troppo tempo da quando l'ho terminato e se non comincio subito temo che non ve ne parlerò mai. Lo confesso, mi sono avvicinata alla Egan per due semplici motivi: il primo è che mi è stato consigliato da un libraio, che poi sono dettagli che corrisponda al mio attuale ragazzo, e poi perché la struttura narrativa utilizzata nel romanzo è la stessa che mi aveva fatta innamorare di Olive Kitteridge (di cui vi ho parlato qui). Forse è un caso, o forse no, che entrambi i romanzi abbiano vinto il Pulitzer. Certo non è un caso che mi siano piaciuti entrambi, in modo molto diverso tra loro però.
Fabio Stassi, Jennifer Egan, Book Club Neri Pozza, acquisti e scoperte libresche e blablablaIl tempo è un bastardo è uno di quei libri che non dà spazio alle mezze misure: o ti piace e da subito oppure non ti piace per niente. Appartiene a quella categoria di letture che non ti senti pienamente di consigliare a qualcuno. A meno che, sia chiaro, quel qualcuno non legga esattamente gli stessi libri che leggi tu. Perché questo romanzo non è un romanzo vero e proprio, ma non è nemmeno una raccolta di racconti. E poi i personaggi, sono tanti –forse a tratti anche troppi– e le loro caotiche vite sono tutte strettamente relate tra loro. Il grado di apprezzamento di questo libro dipende, secondo me, dal tempo che ci si impiega a leggerlo e, soprattutto, dal modo in cui se ne affronta la lettura. Si tratta di un libro che va letto con la costanza che si dedica a un romanzo ma con l'idea che ci si stia intrattenendo con una raccolta di racconti. Quale che sia la figura portante del romanzo/raccolta di racconti non ve lo so dire. La vita, forse. Certamente non lo sono Bennie e Sasha, personaggi con i quali si apre e chiude quanto viene narrato da Jennifer Egan. Sì, probabilmente la protagonista è la vita. Di Bennie, di Sasha, di Lou, di Alex, di Scotty. Così sfuggente, a volte così cruda e dalla durezza addirittura prepotente, con i suoi fallimenti, le sue ingiustizie, le dipendenze. I continui salti temporali tra un capitolo e l'altro, i cambiamenti del punto di vista e dell'ambientazione delle vicende a volte disorientano, ti lasciano stordito. Chi è chi parla, in che modo è collegato a chi e dove si trova, sono le prime cose che cerchi di capire mentre ti trovi a leggere l'inizio di una storia, un capitolo o un racconto, che dir si voglia. 
Una struttura narrativa di questo tipo, me ne rendo conto, costituisce sia un pregio che un difetto, un enorme difetto. Un pregio –enorme– per il lettore che, come me, apprezza in particolar modo quelle letture che riescono ad ammaliarti senza presentare alcuna banalità o scontatezze nella trama, così come nella caratterizzazione dei personaggi. Senza cliché, senza frasi fatte, senza alcun già visto o sentito. Un difetto, probabilmente insormontabile, per chi non ama le storie discontinue, con troppi personaggi, storie senza un inizio e una fine ben definiti, che non raccontino una sola storia ma più storie nelle storie, più vite nelle vite. Insomma, ve ne consiglio la lettura, ma con riserva. Terminato Il tempo è un bastardo, ho iniziato la lettura di Un animo d'inverno della scrittrice americana Laura Kasischke e gentilmente concesso a questa blogger dalla casa editrice per la quale è di prossima pubblicazione, Neri Pozza.Sì, perché con immenso gaudio posso dirvi che faccio parte del Neri Pozza Book Club. Ah, che gioia! Avere la tesserina con scritto Neri Pozza nel portafogli è una cosa veramente emozionante –e lo so che è una reazione un po' bimbominkiosa la mia, e però è così... Sono contenta proprio come i bimbiminkia.Al momento, ho letto solo una cinquantina di pagine di Un animo d'inverno, posso dire si tratti di un romanzo strano. Non riesco a capire se la protagonista è pazza oppure no.Vi farò sapere, ovviamente. E poi, che dire? Ieri sera ho avuto il piacere di incontrare Fabio Stassi alla presentazione del suo ultimo romanzo e, ve lo confesso, me ne sono innamorata. Oltre a essere gentile ed estremamente piacevole, è anche una persona che staresti ad ascoltare per ore. Eppure io, lo ammetto, non avevo mai preso in considerazione i suoi libri prima di imbattermi in questa recensione. Il perché è semplice: gli autori italiani non mi entusiasmano mai più di tanto. A volte, mi duole dirlo, li trovo anche un po' pretenziosi e arroganti nei modi, a essere onesta. Così, tra tutti gli autori italiani che ci sono e i cui libri rimarranno a stare lì, freschi e comodi sui loro scaffali, ne ho scelti tre –che ho ovviamente acquistato, senza alcun indugio– che voglio conoscere meglio: Fabio Stassi, tutto merito della sua dolcezza e delle parole della mia amata Leggy, Elisa Ruotolo con il suo Ovunque, proteggici e Domenico Dara con Breve trattato sulle coincidenze  che ha tutte le carte in regola per sciogliere il mio piccolo cuoricino. Voi? Acquisti? Scoperte libresche? Pareri su Elisa Ruotolo, Fabio Stassi e Domenico Dara? Ditemi, ditemi, raccontatemi!

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