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Fable 2, luci e colori di una fiaba mai letta

Creato il 22 marzo 2014 da Rostislav @videogiochiword

Parlare del brand Fable tra appassionati di videogiochi crea sempre una certa sensazione di tensione.
La mosca al naso salta subito per di chi ascolta il Fable Fan, lo sguardo si abbassa in cerca di una via di fuga, la più vicina possibile,e, nel frattempo, mentre con un misto di cenni da simil assenso farà finta di condividere parzialmente alcuni sommari punti del discorso d’elogio iniziale, nella sua testa pensieri come ‘Oddio ma con chi diavolo sto parlando‘, inizieranno a prendere forma, portandolo a chiedersi come diavolo sia finito a parlare di Giochi di Ruolo con una persona che reputa tale il titolo di mastro Molyneux.

Giochi di Ruolo appunto. Un genere che si connota con determinate regole, alle quali, proprio Fable, non presta minimamente attenzione, banalizzando un intero sistema (tra l’altro uno dei più elitari per l’ambiente videoludico) riducendolo a mera parafrasi, perchè diciamocelo, se il videogioco è sempre stato visto come un ‘hobby’ per smanettoni di per sé, i giochi di ruolo sicuramente identificano la frangia dello zoccolo più duro della specie.

Ma, divisa tra critici ed estimatori, questa saga (che ormai tra tutto varie una serie di capitoli e spin-off di una certa rilevanza) continua il suo percorso imperterrita, noncurante di critiche, quanto di stessi apprezzamenti. La sua natura è una sostanza estremamente particolare; così sbarazzina che finisce per sfuggire persino se stessa, ed anche ovviamente, a chi in questo gioco si è perfettamente ritrovato e può comunque correre il rischio di ritrovarsi deluso dal ‘next chapter‘ per via appunto di una brand line non perfettamente definita, se non nei canoni dell’accentuato humor, e della vividezza delle palette di colori.

Colori, esatto.
Proprio quelli ci portano a riesumare ( a breve distanza dalla riesumazione del primo capitolo in salsa HD) il secondo capitolo della saga: quel Fable 2 che sembrava essere perfettamente in linea con la tracciatura del suo predecessore, e che avrebbe mano a mano definito un percorso sufficientemente lineare per la saga stessa.
Ma, tornare a parlare di un titolo del 2008 con una recensione ordinaria avrebbe poco senso. Se vogliamo parlare di grafica e gameplay, altre sponde, altri lidi, di titoli che sicuramente sono invecchiati in maniera migliore potrebbero essere toccati dalla nostra barca.  Ma proprio qui sta la fine magia:  vi possiamo assicurare che Fable 2, nonostante tutto, è invecchiato dannatamente bene. E per caratteristiche leggermente diverse da quelle che pensereste. Finezze. Perchè di quelle si parla. Che però, vi assicuriamo, valgono assolutamente il prezzo, ormai esiguo, dello spettacolo.

Non tormentatevi quindi! Prendete Fable 2 dal primo cestone che vi capita a tiro, inseritelo nel tray della console, caricate i primi livelli, e iniziate a seguire il nostro certosino consiglio: muovete la telecamera virtuale dal vostro personaggio lì, all’orizzonte dove si staglia il sole; fermatevi, e ammirate la scena.

Avrete davanti tutto quello che il brand cerca di essere nel nome che porta, e che voi, nelle vostre sere d’infanzia, accucciati nel letto ad ascoltare strambe quanto fantastiche avventure, avete sempre cercato : un’atmosfera da fiaba.

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Fable 2, quindi, tramite un fattore solitamente poco incisivo o trascurabile, riesce trovare la sua piena ragion d’essere. Qual’è questo fattore? Semplice: l’egemonia delle fonti di luce.
Più fioche nel primo capitolo a causa dei limiti tecnici, più lenite del 3o a causa dell’industrializzazione di Albion, ecco che proprio nella sua seconda incarnazione l’atmosfera fiabesca riesce a trovare maggiore compimento proprio grazie a questo elemento.

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La luce, e il comparto di vivacissimi colori che questa porta con sé, riesce a creare dei colpi d’occhio che ancor prima che il nostro cervello abbia realizzato coscientemente l’immagine che ha davanti, se ne ritrova già completamente assuefatto. L’esperimento che consigliavamo poco sopra non era affatto buttato lì; la prova che vi consigliamo di fare è proprio quella. Vi ritroverete di fronte foreste spalmate d’oro puro grazie alle fonti di luce che trasversalmente le tagliano. Guardare dritto verso il sole regalerà continui momenti di incanto, creando nuove sensazioni a fronte dei paesaggi iridescenti che ci troveremo di fronte, siano essi foreste, città, campagne dove la luce si estende un atro dopo l’altro alla stregua di un virus, o baie dove il mare assume le forme di un perfetto, quanto morbido, specchio. E’ un continuo gioco di sguardi, rapidi movimenti di camera che vi porteranno ad avere sempre nuovi incantevoli, ed incantati, paesaggi.

L’illuminazione riesce a dare a tutta Albion la magia che gli è propria, e crea un mondo dove staccare gli occhi è davvero impossibile. Luce protagonista, quanto la non-luce. Le fasi serali, nei paesi delle città che andremo a visitare, sono giocosamente smorte. L’illuminazione delle torce, delle case, delle locande, riesce a riscaldare le parti oscurate del mondo, dando una sensazione di calore a tutto l’ambiente cittadino.

E se eventualmente non bastassero quelle, ci pensa la fonte di luce più bella che in una fiaba si possa desiderare : la  Luna. Distinguibile praticamente ovunque, immensa come fosse una co-protagonista del gioco, essa sarà il vero faro delle vostre passeggiate notturne. Mentre si stanzia vuoi su quella torre, vuoi sopra quella radura, creando una patina protettiva incantevole proprio grazie alla sua luce; una notte che in questa maniera riesce ad essere più calda del giorno.

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Come non menzionare poi le fasi dove la neve copre Albion alla stregua dello zucchero su una perfetta torta. Proprio durante l’inizio abbiamo forse il vero punto di massima artistico del titolo, una cittadina candidamente coperta di un bianco rifrangente, che contiene tutta la magia luminescente di un progetto artistico in dissonanza con l’ambiente videoludico che lo accoglierà, affamato, più che di questi elementi, di gameplay e storyline. Elementi che non mancano nell’assoluto di Fable 2,  ma che sono inseriti con un peso sicuramente parziale, e che devono essere denotati ed appunto pesati correttamente, se non si vuol mandare incontro un qualche sfortunato utente ad un prodotto che più che mirare a sorprendere, mira a coinvolgere, al patto di essere disposti a lasciarlo fare.

D’altronde cosa ci ricordiamo delle fiabe che ci coccolavano da bambini? Cosa ci torna vividamente così in mente?
Di una cosa.
Delle atmosfere.
E in questo, Fable 2, riesce davvero a riaprire quel cassetto ormai chiuso dove lì ristagnavano,  facendole uscire di colpo, rendendole finalmente pura realtà ludica.

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Atmosfere che non sarebbero però riprodotte in maniera così efficace se ad accompagnarle non ci fosse l’onnipresente colonna sonora studiata ad hoc, con brani provenienti direttamente da niente meno che Danny Elfman, maestro quando si tratta di incantare immagini con delle melodie orchestrate a puntino.

Anche le stesse magie e i tracciati da seguire, che scompariranno in un’ evanescente brillantezza, riescono a colorarci gli occhi di quel vibrante ‘fattore fiaba’, che appare così naturale e immediato, così insito da sempre in tutti noi, che quasi non riusciamo a dargli il giusto merito.

Ed è proprio questo il limite, il profondo rischio, con cui ci si scontra nel giudicare Fable 2, e che, proprio questo articolo, vorrebbe portare ad evitare: dare queste atmosfere per scontate. Portare a goderle correttamente, riuscendo ad a far apprezzare il piccolo scrigno di meraviglie che Fable 2 è, questo, è il nostro intento. Perchè in un ambiente videoludico dove solo Brothers: Tale of Two Son (link alla nostra recensione) è riuscito in maniera molto inferiore, per quanto riguarda l’ ambientazione, a dare voce a certe atmosfere, trasportandole direttamente dal mondo del fantastico al nostro, ci vuole l’attribuzione del giusto merito. Riconoscendo quella unicità che gli è propria, non subordinandola a critiche mirate al punire gli elementi su cui, Fable, per sua stessa omissione, non vuole puntare per connotarsi, non prendendosi per giunta nemmeno sul serio puntando tutto il rimanente del fattore narrativo su dei dialoghi propri di una ironia tutta british, elemento che ormai è diventato il vero simbolo della serie, uno dei pochi solchi comuni che coniuga tutte le produzioni di questo marchio.

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Ecco tutto quello che un appassionato di Fable, in quel dialogo che non avreste voluto sostenere,  vorrà esprimervi quando parlerà del perchè lo apprezza; non riuscirà mai nella sua mission;  annuirete stanchi, pensando alle classi di Oblivion, alla storia di The Witcher etc.

Perchè non ci sono eroi memorabili, gesta di impareggiabile valore, ne combo skill o livellature che ve lo faranno entrare nel cuore. Fable 2,  se entra nel cuore, entra dalla porta principale. Quella che non chiede motivi logici, quella che vive di contatti a pelle, di sensazioni, di atmosfere;
Di inspiegabile, fiabesca, magia.


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