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Faceva caldo a Zena

Creato il 20 luglio 2011 da Alesan
Quel giorno a Genova faceva caldo, molto caldo. C'era gente che si era ricoperta di ogni cosa infischiandosene del sudore perché nell'aria c'era una brutta sensazione. Poi l'aria divenne grigia, e poi nera, si riempì di fumo e rabbia, di quel fumo illegale che per un giorno fu legalizzato dai nostri tutori dell'ordine. Poi sarebbe stato di nuovo il freddo, i brividi provocati da chi disse che, tutto sommato, avevano fatto bene ad agire così. A violentare anime, a stuprare la giustizia a comportarsi peggio delle guardie cilene che poi questi stessi supporter ripudiano ogni giorno. In nome della libertà, della democrazia. Nessuno ha mai saputo chi comandasse, nessuno ha mai saputo perché l'Arma non eseguiva gli ordini ma procedeva come meglio credeva devastando come il peggior black bloc, rompendo crani, inneggiando ai bei tempi del Ventennio. Nessuno ha mai saputo chi ha ordinato la macelleria messicana, chi ha promosso il dottor Mengele di Bolzaneto dandogli anche qualche premio in denaro. Nessuno ha mai saputo il perché di Piazza Alimonda e il perché del tentativo di insabbiare il tutto, di nascondere il disastro appena compiuto. Salvo poi ripartire con il "hanno fatto bene" che ha rimbombato nel cuore per mesi a tutti quelli che hanno visto con i propri occhi quelle ingiustizie, scappando di continuo da aggressioni paramilitari e paranormali
Intanto continuava a far caldo, ed il gas ti si attaccava alla pelle e ti incendiava gli occhi e tu non potevi toccarteli per non peggiorare la situazione, per non gettare benzina sul fuoco, e dovevi cercare qualcuno con un secchio che ti aiutasse a sciacquarti. Tu, che mica stavi lì a spaccare vetrine; li avevi visti quelli, ti ci eri trovato in mezzo per qualche ora e non avevi mai avuto paura, perché di divise nemmeno l'ombra. Di manganelli nemmeno a parlarne. Tu, che stavi lì chiedere a gran voce qualcosa che è talmente grande che si fa fatica persino a scriverlo. Giustizia. Giustizia per tutti. E invece hai corso, rischiato, respirato veleno per sentirti dire, da quelli che non c'erano, che quegli altri hanno fatto bene. Quelli che poi incontrano Aldrovandi. O Cucchi. O sparano attraverso un'autostrada. Hanno fatto bene. La città è andata in fiamme, qualcuno ha celebrato il fascismo nel nuovo millennio, persone che mai dimenticheranno i segni sulla pelle e quelli nella memoria, ma quelli hanno fatto bene. Anche con me, anche con tutti quelli che erano con me, che mi stavano di fianco, che cantavano e ballavano, gioivano e protestavano. Per questo meritavano di morire tutti, forse. Quel giorno faceva caldo a Genova. E tu, l'hai mai visto il sangue fresco di uno a cui hanno appena sparato in gola? Faceva caldo, ma quel sangue non si asciugava. E tu, se fossi stato lì, avresti pensato che non avevano fatto bene. Avevano fatto male, tanto male. E fuori dall'Italia erano tutti lì a parlarne. Fuori, come al solito. Noi, in una gabbia di matti, ad affacciarci al confine per chiedere "quanti siete lì dentro?"

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