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Facoltà che vi fanno lavorare davvero

Creato il 11 gennaio 2011 da Corijix
Pensate di iscrivervi a Scienze politiche? Sappiate che a Firenze il 76,6 per cento dei laureati trova un lavoro entro un anno dalla laurea. Preferite Lingue? A Genova, il 68,2 per cento lavora entro dodici mesi dal conseguimento del titolo. Se, invece, vi vedete futuri avvocati, sappiate che la media di laureati-occupati più alta (l'82,4 per cento) di Giurisprudenza è a Campobasso.
Sono alcune delle cifre che emergono elaborando i dati dell'ultima indagine di Almalaurea sui laureati italiani nel 2005, intervistati dodici mesi dopo il conseguimento del titolo. "La prima indagine occupazionale dei laureati italiani la condusse l'Istat nel 1988" dice lo statistico bolognese Andrea Cammelli "e il mondo accademico reagì male, perché è abituato a misurare la propria efficienza in termini di "sapere" e non di posti di lavoro creati". Da allora è cambiato poco, se è vero che la settimana scorsa il ministero dell'Università retto da Fabio Mussi ha dovuto annunciare un'iniezione forzata di trasparenza: per dare lo stop agli atenei che promettono lavoro con formule vaghe, tutti dovranno pubblicare le statistiche occupazionali.
Le classifiche che il Venerdì pubblica questa settimana sono un'elaborazione dei dati più recenti messi a disposizione da Almalaurea, consorzio cui aderisce circa la metà degli atenei italiani. Gli atenei che risultano in cima alle classifiche svettano in un quadro che non è positivo. Tra i laureati triennali, infatti, diminuisce il numero degli occupati a un anno dal conseguimento del titolo: si passa dal 54,3 per cento del 2004 al 44,9 per cento del 2005. Anche il lavoro a tempo indeterminato diminuisce, dal 40 al 32 per cento, e, con esso, la retribuzione media: nel 2004 era di 1.042 euro, nel 2005 di 969 euro.

Se un po' ovunque le facoltà che "danno" più lavoro sono quelle scientifiche, gli atenei che sfornano i laureati prima e meglio occupati sono quelli del Nord. E per un motivo banale: da Trento a Bologna, il lavoro c'è; da Napoli in giù, molto meno. "Le differenze Nord-Sud" dice Cammelli, direttore di Almalaurea "sono rimaste immutate: a dodici mesi dalla laurea, il divario è di 23 punti a favore del Nord".
Spesso si ritiene che la laurea triennale non sia un
titolo sufficiente per fare ingresso nel mercato del lavoro. "Non è vero" dice Marco Taisch del Politecnico di Milano: "A tre mesi dalla laurea, lavora il 73 per cento dei laureati triennali". Aggiunge Luca Valerii, 39 anni, capo delle risorse umane della divisione italiana di Microsoft. "Laureati triennali meno preparati? Semmai, poco maturi, ma per ragioni anagrafiche. In compenso, molti quinquennali sono presuntuosi e poco propensi al sacrificio".
Se è vero che per trovare lavoro il prima possibile conviene iscriversi a una facoltà scientifica, cosa conviene fare a chi è appassionato di discipline umanistiche? "Semplicemente, non rinunciare: chi è molto motivato, alla fine qualcosa trova" dice il rettore della Normale di Pisa, Salvatore Settis. Mentre secondo Vincenzo Galasso, economista, autore con Tito Boeri del libro Contro i giovani, come l'Italia sta tradendo le nuove generazioni, il vero problema è l'orientamento: "I ragazzi scelgono con leggerezza: nessuno li indirizza e molto spesso sbagliano facoltà".
Fonte: la repubblica.it

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