Ogni mese la Community di è scrivere organizza un gruppo di lettura. Scegliamo insieme un libro e poi ne discutiamo. Per il mese di aprile abbiamo scelto Storia parziale delle cause perse di Jennifer Dubois, leggerete presto un sunto delle nostre impressioni qui sul nostro blog
Il mese scorso invece abbiamo letto e commentato: Fai bei sogni, di Massimo Gramellini. Qui sul blog vi riportiamo un resoconto della discussione che si è creata nel gruppo.
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Tornando a “Fai bei sogni” di Massimo gramellini, vediamo le impressioni suscitate da questo stravendutissimo libro.
Partenza col botto con Luna che commenta entusiasta: “Ecco, ho appena letto il prologo e posso chiaramente affermare di non averci capito un tubo”, giusto per scoraggiare tutto il resto del mondo che ancora doveva anche solo aprire il libro.
Mesto e mogio è la mia volta di avventurarmi nelle (poche) pagine di Fai bei sogni, che ricordo essere un libro autobiografico che racconta la morte della madre di Gramellini durante la sua infanzia e il peso determinante che ha avuto durante la sua vita. Il mio commento preciso, tecnico e da manuale sviscera e analizza con cura il prologo: “Non so, per ora non mi sembra troppo particolare come stile, mi è piaciuto come pezzettino introduttivo”. Quando uno ha classe.
Luna continua la sua crociata anti-Gramellini leggendo come una furia i primi capitoli e demolendo l’autore: ” (…) mi disorienta anche un po’ la stupidità di questo bambino che, cavolo, a quell’età non sono così stupidi da non capire certe cose che il protagonista proprio non capisce. Non capisce che la madre è malata, che va a fare esami all’ospedale e che non si tratta di problemini di scuola ma di esami medici. Allora, o sono tutti super intelligenti i bambini che conosco io, o era un po’ tonto lui”.
Mentre gli altri poltrivano comincio anch’io la lettura del primo capitolo e nonostante lo trovi piacevole butto lì una mezza profezia: “Lo stile mi piace e mi coinvolge, il tema mi tocca molto perché sono talmente affezionato a mia madre che la sola idea di poterla perdere mi fa scendere qualche lacrima. Le mie perplessità sono altre. A cosa vuole arrivare il testo? Sono 200 pagine in cui l’autore ci parla della perdita della madre piangendosi addosso o c’è anche della ciccia che verrà fuori? Boh, vedremo”. Guero Oracolo dei giorni nostri. O uccello del malaugurio, fate voi.
Entrata in tackle da parte di Bee che dichiara il suo amore profondo per Gramellini. Probabilmente è l’unica che ha commentato questo libro in maniera non terra terra, insieme a Nerina: ”
Io adoro il modo di scrivere di Gramellini. Spero di diventare brava così.
Ha questo modo perfetto di racchiudere in frasi apparentemente scombinate significati che altri impiegano tre righe per dire.
C’è della poesia, pura e semplice, in mezzo alle sue frasi. Talmente ben inserita che la si legge senza quasi farci caso.
i fuochi di mezzanotte che smacchiavano il buio
un’aiuola di rose rosse fra le braccia
Solo in età adulta avrei imparato a non scappare dalle bare ancora aperte.
papà la accarezzava con le parole e io le parlavo con le carezze
Forse era andata a cercarsi un figlio che riuscisse a disegnarla meglio”.
Schieramenti opposti dopo il primo capitolo. Luna dalla parte dei cattivi criticoni denigratori e Guero e Bee che invece hanno apprezzato.
Acquisiamo un nuovo elemento nel Team Gramellini con Nerina che commenta senza il trasporto di Bee, ma che comunque non risparmia elogi:
“C’è una leggera esagerazione che è un modo che mi è affine di ricostruire un’infanzia. Tecnicamente scrivere davvero come un bambino diventa noioso per il lettore, scrivere da adulto che ricorda a volte ammazza per la troppa analisi. Gramellini trova un compromesso giusto. Questo aspetto mi piace.
E poi il dramma c’è comunque. Non mi trovo d’accordo con Luna, sia perché i bambini di oggi sono più svegli dei bambini di un tempo (anche se credono a Babbo Natale fino a età imbarazzanti), è proprio un po’ diverso il modo di rapportarsi con i bambini, un tempo troppe sottigliezze non c’erano, il dialogo con i bambini non c’era come oggi. Ma soprattutto la frase citata in apertura dice tutto:
Molto più importante di quello che sappiamo o non sappiamo è quello che non vogliamo sapere
Eric Hoffer”.
Ci aveva visto lungo, Nerina. La frase iniziale dice più del tutto che intendeva lei.
Per testimoniare il fatto che Luna abbia smorzato gli animi di mezza popolazione mondiale con i suoi commenti cito Silver: “Ancora non l’ho iniziato, ma ho letto qualche commento di Luna è ho già paura di annoiarmi”. Luna fa proseliti ancor prima che inizino a leggere il libro. Diabolica.
Dopo aver esaminato con minuzia e attenzione i capitoli il commento di Silver è quasi illuminante: “Non posso ancora dire però se mi piace o no questo libro.”
Anche Diana-Blues condivide l’opinione di Silver: ”
Effettivamente, qualche cosa mi suona artefatto e affettato, e in qualche caso può piacermi ma in qualche altro no.
Per ora si procede facilmente nella lettura, ma, francamente mi sembra che rimanga troppo in superficie. Vedremo il seguito”
Killerqueen invece si dichiara subito innamorata del libro: “A me per ora piace molto. Non so, sarà che trovo l’argomento molto toccante visto che adoro mia mamma, ma l’ho trovato a tratti parecchio commovente. Il suo stile mi piace, credo che lui possa permettersi determinate scelte stilistiche.”. Insomma, tra indecisi, innamorati e detrattori abbiamo coperto un po’ tutti i possibili giudizi, durante questa prima settimana di lettura. Chiudo la settimana con questo commentino, che probabilmente è nato sotto l’influenza negativa della malvagia Luna: “c’è da dire che Gramellini era veramente sfigato. E tutta questa sfiga un po’ mi puzza di “oh, non potete dirmi che il romanzo è brutto perché io ho sofferto ok? Avevo la tata robot e il tizio al collegio che mi sbatteva i fegatini in gola”.
Seconda settimana.
Diana è la prima a prendere posizione, dopo aver lasciato il giudizio in sospeso: “sono insoddisfatta”.
Perché? Perché Gramellini gioca a fare il bambino anche da grande, rimane sul vago e superficiale.
Luna e Nerina si aggregano notando un certo calo nei nuovi capitoli, che forse non è tanto un calo quanto più una staticità di fondo che comincia a pesare.
Bee invece fa la trasgressiva, completa il libro alla seconda settimana. Giudizio superpositivo e col cuore in mano annuncia: “In definitiva l’ho adorato. Ho pianto come una cretina.”.
Io invece comincio a vacillare, trovo veramente noiosi i capitoli della seconda settimana e commento: “Lo stile rimane sempre piacevole, il romanzo è scritto bene, c’è poco da dire, ma la voglia di continuare dopo aver letto i capitoli settimanali era zero.”
Il libro è talmente breve che lo finiamo più o meno tutti senza rispettare l’ordine settimanale.
Diana commenta così: ”
Letto. La solita pappardella strascicata di avvenimenti non approfonditi, un insieme di fatti e poco altro.
Alla fine la cosa più dolorosa di tutte, la risposta new age ai dilemmi della vita.
Un nuovo Coelho all’italiana. No. Non mi ha catturato le emozioni e no non lo rileggerei, una roba dove i buoni sentimenti vincono sempre e scritto in una maniera che già ti aspetti quel finale dalla prima pagina.”
Killerqueen e Silver, evidentemente distrutte dal feroce giudizio gettano la spugna e non continuano.
Nerina sembra invece aver apprezzato il finale, nonostante non gridi al capolavoro.
Io lo finisco perché non ne potevo più, ho ingoiato le pagine finali come si ingoia una medicina cattiva: “In sintesi: libro scritto bene, ma terribilmente noioso e assolutamente vuoto.”
Luna è ancora più cruda: “Un romanzo che poteva essere una perla, un inno all’amore e che invece è solo un inno all’egocentrismo di un uomo. Scusate le parole dure, ma è questo che mi ha trasmesso”.
Povero Gramellini, lo abbiamo demolito.
Le uniche che hanno apprezzato il libro sono Nerina (che lo promuove con riserve) e Bee, che chiude i commenti mensili con la sua personale analisi del libro che non riporto tutta per evitare spoiler giganteschi a chi magari voglia leggere Fai bei sogni. Perché Bee ha amato questo libro? Be’ perché… “Credo che Gramellini sia riuscito a far capire, magari alla lontana, magari infilando scene volutamente patetiche non necessarie, magari sbrodolando un po’ qua e là, quanto è atroce una situazione del genere. Sia riuscito a dire a chi lo legge quanto è dura, quanto è brutto, quanto è sbagliato.
Ma alla fine dice anche che si può smettere di sopravvivere a tutto questo e iniziare a vivere davvero. Per questo mi ha fatto piangere, e molto.