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Failed.

Da Marlenetrn
Failed.
C’era una cosa che mi è capitata ieri al parco, che vi volevo assolutamente raccontare.
Poi è successo che non ho avuto tempo, che il pc mi sta facendo impazzire, che perdo un ora per farlo accendere e dopo dieci minuti s’è già spento, così a cazzo di cane. Che sono venuti degli amici per il caffè e poi mio suocero e in pratica tempo per stare connessa, zero.
E’ successo che sono uscita con la rana e ci siamo fermate all’Ubik.
Ci siamo perse tra pop-up musicali e libri didattici, lei cercava “popolino” io qualcosa per iniziarla all’alfabeto, visto che coi numeri arriviamo bene a dieci in italiano e a tre in inglese.
Io non ho trovato quello che cercavo, la rana invece si, un libro della Pimpa più grande e più pesante di lei che non accenna a voler mollare. Pertanto, partono le trattative con annesse opere di convincimento e ne veniamo fuori con una buona uscita consenziente di due Libretti Disney.
Lui, è dietro la cassa, non ci sarà modo di evitarlo.
L’ho visto appena entrata e già un pugno mi riempiva la pancia.
Purtroppo Marlene è così, altamente emotiva, quasi pericolosa per certi versi. Piange per un non nulla, dall’omino di zenzero a cui hanno staccato le gambe, all’operatore dell’Enel che attraversa il tempo con il suo furgoncino. A pranzo sono bocconi e lacrime, dai pesci del Danubio alla piccola Sara. Empatia la chiamano. Ma di quelle serie che ti condizionano la vita sia in positivo che in negativo, un caso patologico che si emoziona per i fuochi d’artificio o per un gabbiano in volo. Patetico lo so!
Insomma, alla cassa dell’Ubik c’è il Prof. di lettere, quello del liceo, quello che le diceva “farai strada, ragazza!”. Marlene, però tanta strada da quel banco non né ha fatta, s’è fermata a metà, tra il banco e la vita o forse ha fatto un lungo salto, superando quella strada e finendo oltre la staccionata. Compra libretti Disney e ha in braccio una bimba di due anni.
“Salve prof.” e le guance prendono fuoco.
“sinnore teni!” la rana allunga i soldi.
“Ma, ciao, tu sei?” annuisco appena, impossibilitata a parlare.
“ma che bella bambina, quanto c’ha?” le parole proprio non vogliono uscire, mi tremano le gambe e vorrei che non facesse altre domande, che mi imbustasse i libri e facesse finta di niente, che mi ricordasse com’ero 5 anni fa, invece NO, incalza col sorriso beffardo.
”e ora che fai, ti sei laureata?” un incudine di 1000quintali mi si è piazzata nel cervello.
“lavori ancora all’università, li al dipartimento”magari, vorrei dire, ma scuoto la testa e alzo le spalle.
”e tu marito, che lavora, fa?”mi pare di stare alla gogna, vi prego mettete fine a questa tortura dell’anima, neanche un cliente che ha fretta o nessuno che si lamenta?
”che bello averti visto, in bocca al lupo e tanti auguri” vorrei poter dire lo stesso ma vado via con un “Buonasera” stentato!
Esco in strada. Mi sento una fallita. La sensazione di fallimento si è insinuata nelle ginocchia, nella gola e sotto la pelle. Ha visto prof, quanta strada ha fatto la su alunna? Credo di averlo detto, ma in realtà l’ho solo pensato, perché la voce non esce, non ce la fa a uscire, bloccata da quel rospo che ne scende ne sale. Sento il bisogno di parlare con qualcuno, di sentire qualcuno che mi dica che non è vero che sono una fallita, che rialzi la mia autostima, che metta a posto i cocci che restano da un incontro tra passato e presente, che mi dica che posso ancora farcela, che solo ho preso una strada diversa. Ma.
Ma mia madre è toppo presa da una partita di carte per capire fino in fondo perché l’ho chiamata e la mia migliore amica non risponde al cellulare.
Sono solo io. Io e una rana di due anni, che ha piantato uno di quei capricci inutili e senza senso che non riesco a placare e che non fa altro che sottolineare quanto non sia altro che una fallita!
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Intro Song:
Oggi è il suo compleanno. è un obbligo.

Song:
John Lennon - Strawberry Fields Forever


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