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Fair Play Finanziario: il PSG muove le prime pedine nella sfida alla UEFA. Chi sbaglia, sparirà

Creato il 02 novembre 2013 da Tifoso Bilanciato @TifBilanciato

Nel dicembre del 2012, erano circolati i primi dettagli in merito all'accordo di sponsorizzazione fra il Paris Saint-Germain e la Qatar Tourism Authority (QTA): nell'arco di 5 anni (dal 2011 al 2016) quest'ultima verserà una cifra compresa fra i 150 ed i 200 milioni di Euro all'anno.

Una sponsorizzazione al di fuori di ogni schema, quindi, che ha fatto subito drizzare le antenne a tutti coloro che, per lavoro o per diletto, si sono studiati le norme sul Fair Play Finanziario (FPF). Dobbiamo infatti ricordarci che le squadre di calcio sono tenute a due differenti livelli di verifica:

  • in quanto società di un Paese, sono tenute al rispetto delle normative contabili dello stesso (i cosiddetti GAAP), eventualmente integrati dalle Federazioni nazionali (in Italia le NOIF). È quindi ciascuna Federazione che valuta se rilasciare la Licenza Nazionale e la Federazione francese non ha ravvisato problemi su questo contratto.
  • A livello UEFA, invece, i dati di bilancio sono soggetti ad una riclassifica. In particolare il FPF prevede che non tutti i ricavi ed i costi riportati nei bilanci di esercizio debbano essere considerati ai fini del calcolo del risultato per il break-even. Si parla infatti di "ricavi rilevanti" e "costi rilevanti" (per fare un esempio concreto: se una squadra effettuasse un'operazione immobiliare pura costruendo degli appartamenti e ricavandone un profitto, questo guadagno non può essere considerato ai fini del FPF perché non è direttamente collegato all'attività sportiva).

Relativamente a questo contratto di sponsorizzazione, ci sono due aspetti "controversi", sui quali la UEFA dovrà prendere posizione.

La retroattività del contratto

Il contratto, firmato a dicembre 2012, è retroattivo. Infatti nel bilancio del PSG chiuso al 30 giugno 2012 sono riportati ricavi di questa natura per 125 milioni di Euro, in assenza dei quali, il club francese avrebbe fatto registrare una perdita di esercizio di 120 milioni (e non un utile di 5).

Perché il PSG ha cercato la retroattività?

Ufficialmente non si sa. È però ragionevole pensare che la scelta sia legata al fatto che la stagione 2011/12 è a pieno titolo all'interno del cosiddetto "periodo di monitoraggio" del Fair Play Finanziario. Si tratta di quel periodo (inizialmente biennale, poi triennale) in cui vengono effettuati i controlli e le squadre, ad esempio, non possono presentare una perdita cumulata superiore ai 45 milioni di Euro, a pena di sanzioni. Risulta evidente che se il PSG si fosse presentato con una perdita di 120 milioni avrebbe "bruciato" immediatamente il proprio bonus, tra l'altro non potendo neanche dimostrare che gli anni successivi aveva iniziato un percorso virtuoso, vista la politica sui calciatori di quest'estate.

Tuttavia questa riflessione non dovrebbe porre problemi al PSG, in quanto la UEFA deve ovviamente rispettare le regole nazionali di ogni Paese. Altrimenti detto: se la legislazione francese consente la retroattività (e la posizione presa dalla Federazione sembra confermarlo), la UEFA non potrà disconoscerla.

Il legame con lo sponsor

Il principale aspetto controverso del contratto di sponsorizzazione è però da ricercarsi nel soggetto con il quale il PSG ha firmato.

Ricordiamoci che il FPF nasce anche allo scopo di interrompere il predominio dei cosiddetti "mercenati", ovvero dei proprietari di squadre di calcio che non hanno problemi a coprire annualmente perdite rilevanti di esercizio pur di rendere la squadra sempre più competitiva e dominare a livello UEFA. 

Per evitare che cioè che era stato fatto uscire dalla porta … rientrasse dalla finestra (e cioè che il proprietario del Club non versasse più dei soldi sotto forma di copertura delle perdite ma, ad esempio, firmando un contratto di sponsorizzazione a cifre fuori mercato) è stato  introdotto un richiamo specifico al principio contabile dei "rapporti con le parti correlate".

"Parte correlata" è, ad esempio, un soggetto che – pur non essendo necessariamente azionista diretto della società – è legato all'azionista da rapporti societari o da interessi economici tali da far presumere che gli scambi di beni o servizi con la società oggetto di analisi possano essere fatti a valori "di comodo".

Nel caso specifico del Paris Saint-Germain, tutto ruota intorno al possibile collegamento fra la Qatar Tourism Authority (firmataria del contratto di sponsorizzazione) e la Qatar Sport Investment (azionista del PSG). La domanda è: lo sponsor (la QTA) avrebbe firmato un contratto con questi valori con un'altra squadra (con caratteristiche simili al PSG) se non avesse avuto dei legami indiretti con l'azionista del PSG?

Se la risposta fosse negativa, il secondo passaggio sarebbe la rideterminazione del cosiddetto "valore normale" del contratto: quale potrebbe essere il valore del contratto che la QTA avrebbe firmato con un'altra squadra? Se, ad esempio, si ipotizzasse che un valore normale potrebbe essere 50 milioni di Euro all'anno, al momento della riclassifica dei bilanci del PSG per le verifiche del Financial Fair Play dai ricavi rilevanti dovrebbe essere sottratta la differenza quello che sarà il contratto di quell'anno ed il valore normale (i 50 milioni).

Ad esempio, nel caso del bilancio 2011/12, il PSG non presenterebbe ai fini UEFA un utile di 5 milioni di Euro (bilancio nazionale), ma una perdita di 70 milioni di Euro (andrebbe sottratto dall'utile la differenza fra i 125 milioni riportati a bilancio ed il 50 considerati nella nostra ipotesi "valore normale", con un saldo negativo di 75 milioni).

Il CFCB (Club Financial Control Board), che è l'organismo di controllo che in sede UEFA ha il compito di effettuare tutte le verifiche relative al FPF, ha ricevuto a luglio 2013 i bilanci riferiti al 2011/2012 e nel mese di ottobre i dati del bilancio 2012/13 (cioè quello riferito alla passata stagione): verrà così conclusa la raccolta dei dati per i due esercizi che fanno parte del primo periodo di monitoraggio.

Inizieranno quindi le discussioni fra CFCB e singoli Club per chiarire le poste sotto osservazione, in modo che il CFCB stesso possa procedere a rilasciare il suo parere nel corso del primo quadrimestre 2014 (la data verosimile è per il mese di aprile).

Adesso che abbiamo inquadrato il problema (e capito i possibili effetti) possiamo intuire meglio la linea di difesa del PSG in sede UEFA, che lavora su due livelli:

  • evitare che la QTA (lo sponsor) possa essere considerato "parte correlata" ai fini UEFA, allo scopo di troncare sul nascere ogni possibile discussione sulla validità dei ricavi;
  • predisporre un "piano B" nel caso in cui questo primo passaggio non sortisca gli effetti desiderati, in modo che comunque il valore annuale riconosciuto sia il più vicino possibile a quello reale del contratto;

La conferenza stampa di PSg e QTA per la presentazione ufficiale dell'iniziativa ci fornisce alcuni indizi.

QTA e QSI sono parti correlate?

Secondo il buon senso, si. Soprattutto perché sono emanazioni dell'Emiro che "governa" il Qatar.

Ma il buon senso non è sempre un argomento giuridico valido, non a caso Blanc (per conto del PSG) ha dichiarato al quotidiano francese Les Echos:

QSI e QTA sono due entità separate legalmente e in termini di principi contabili. Uno è un fondo di investimento, l'altra di un ente pubblico.

Essi sono quindi parti non correlate.

Pare che su questo aspetto, quindi, il PSG si limiti, per il momento almeno, a tenere una linea di difesa squisitamente formale, attenendosi cioè a considerazioni basate su una lettura "letterale" delle normative. Sappiamo che in realtà questo approccio non è un muro invalicabile e, quindi, è ragionevole pensare che gli azionisti del PSG abbiano delle altre cartucce da sparare.

Qual è il "valore normale" del contratto?

Se dovesse cadere la prima linea di difesa, cioè se il Club Financial Control Body ritenesse che effettivamente QTA (sponsor) e QSI (azionista) sono da considerarsi parti correlate, scatterebbe la ridefinizione del "valore normale" del contratto. Abbiamo già visto come il criterio di tale ragionamento sia semplice: quale sarebbe il prezzo che la QTA avresti pagato per una sponsorizzazione di tipo simile ad una squadra con caratteristiche paragonabili a quelle del PSG?

In un post dello scorso gennaio 2013 avevamo già affrontato l'argomento, identificando tre argomentazioni che il PSG aveva posto sul tavolo con l'obiettivo di sparigliare le carte:

1) Non si parla di un contratto di sponsorizzazione, ma di un contratto di sfruttamento dell'immagine

Questo elemento è molto importante soprattuto perché tende a creare un precedente: anche se la UEFA intendesse applicare il principio del rapporto con le parti correlate, non avrebbe un vero termine di paragone per ridurre "automaticamente" il valore del contratto riconosciuto ai sensi del FPF. Se, invece, fosse stato un contratto di sponsorizzazione tradizionale, ci sarebbero gli esempi concreti e tangibili delle altre squadre europee.

2) Il servizio reso dal PSG al Qatar non è realmente non misurabile in termini di risultato

Il contratto prevederebbe una sorta di ruolo di "ambasciatore" del Qatar nel Mondo da parte del PSG. Gli obiettivi attesi sono quindi quelli di accrescere la notorietà della nazione, migliorare la percezione della stessa, favorirne la crescita e l'affermazione anche in termini di sviluppo turistico.

3) Il contratto potrebbe essere difeso presentandolo come un nuovo modello di sviluppo commerciale

Tesi espressa, ad esempio, da Lionel Maltese sul suo Blog sul sito de Le Figaro, quando diceva "Questo tipo di sponsorizzazione sottolinea un aspetto sottovalutato della forza degli sport professionistici e cioè la loro capacità come "media viventi" di promuovere brand e costruire la reputazione di una regione o di un paese. 150 milioni in tutto il Mondo per promuovere un paese in breve tempo merita uno studio di un nuovo tipo.(…) Il Tour de France non è forse uno dei primi promotori del turismo della Francia, le sue città e dei territori? Questo aspetto è stato pieamente valutato?  Ci sono molti esempi di club o eventi che sono spesso sottovalutati e sottoutilizzati da parte delle comunità, città o paesi".

Non a caso, nella conferenza stampa,  Rashed Al Qurese, Direttore Marketing e Promozioni di QTA e Jean-Claude Blanc, hanno dichiarato:

Si tratta di un nuovo contratto, una nuova associazione tra un marchio globale a livello sportivo come è diventato il Paris Saint-Germain, e un paese, il Qatar, che ha l' ambizione di diventare una meta turistica leader grazie alle due leve che porta univocamente cos se il PSG: potere mediatico del calcio e l'immagine prestigiosa della città di Parigi.

Il passo successivo è quello di legare questa iniziativa alla necessità di promuovere il Qatar dal punto di vista turistico, anche in funzione dei Mondiali di Calcio, allo scopo di "ridurre" l'impatto dei 150/200 milioni annuali rispetto ad una tradizionale sponsorizzazione.

La logica potrebbe infatti essere quella di considerare l'associazione con Parigi un passo fondamentale per garantire la necessaria visibilità commerciale, ed a questo punto la cifra in gioco è effettivamente contenuta se considerata nell'ambito di un budget per la promozione di un Mondiale.

La sfida per il Qatar è quello di costruire un settore economico di oltre 10 miliardi di dollari del turismo. In qualità di partner, contribuiamo alla costruzione dell'edificio attraverso la promozione di una destinazione turistica ancora sconosciuta.

I paesi hanno altrettanto interesse ad utilizzare il marchio di una squadra di calcio di fama mondiale. Questa associazione è più redditizia rispetto all'organizzazione di un grande evento o di partecipare ad una candidatura olimpica. Nessuno si è sorpreso di vedere la Corea del Sud spendere più di 600 milioni di dollari per ospitare le Olimpiadi invernali prima ancora di inziare a costruire infrastrutture per miliardi di dollari …


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