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Fair Play Finanziario, sanzioni ammorbidite. Di chi è la colpa?

Creato il 13 giugno 2014 da Tifoso Bilanciato @TifBilanciato

Quando l’idea di applicare il Fair Play Finanziario alle squadre europee ha iniziato a prendere piede, alcuni con capacità previsionali a lungo termine più lucide di altri avevano lanciato l’allarme: attenzione, non saranno i presidenti delle grandi squadre a protestare per l’applicazione del FFP, saranno calciatori, procuratori e magari anche i presidenti delle piccole squadre.

Il motivo di tanta preoccupazione è presto detto: se le squadre con capacità economiche virtualmente infinite devono – di poco o di tanto – tagliare le spese, le prime cose a essere tagliate saranno gli stipendi dei calciatori, le conseguenti provvigioni ai procuratori e i costi dei cartellini. Bene per quelle squadre che sperano di competere con PSG, City e compagnia sul campo, male per quelle che con i soldi delle cessioni dei propri giocatori campano e si finanziano…

Non ci è voluto molto per vedere queste previsioni trasformarsi in realtà: appena il FPF ha emesso le sue prime sentenze, fra le quali la riduzione delle rose da iscrivere alla Champions League per alcune delle squadre penalizzate, è arrivata puntualissima la protesta del sindacato calciatori. La Fifpro ha subito messo in atto forti pressioni sulla Uefa per cancellare questa penalizzazione, con la motivazione che non è giusto colpire i calciatori per colpe dei presidenti.

 


Risultato: annacquamento immediato della sanzione, che prevedeva ad esempio per PSG e City l’obbligo di iscrivere 21 giocatori (contro i 25 delle altre squadre) alla prossima Champions League, mantenendo 8 di quei 21 posti esclusiva di giocatori provenienti dal vivaio nazionale o del club. Ieri l’Uefa ha annunciato che, per accogliere le pressanti richieste del sindacato, è stato deciso che le squadre costrette a iscrivere una rosa di 21 giocatori potranno inserire in questa rosa solo 5 giocatori del vivaio. Il Segretario Generale dell’Uefa Gianni Infantino ha parlato di “riduzione proporzionale”, ma in realtà di proporzionale c’è ben poco… Per essere proporzionale davvero la riduzione dei giocatori del vivaio avrebbe dovuto essere di uno, massimo due giocatori se si fosse voluto arrotondare per eccesso. Tre sembra uno “sventolare bandiera bianca” di fronte al sindacato calciatori francamente eccessivo.

Le conseguenze di questo cambiamento per PSG e City sono presto dette: inizialmente, sembrava fossero obbligati a iscrivere 4 giocatori del vivaio nazionale, 4 giocatori del vivaio per club e 13 giocatori senza limitazioni. Ora i giocatori senza limitazioni salgono a 16, uno solo in meno di quanto concesso alle squadre non sanzionate. Per quanto riguarda i posti assegnati al vivaio, sia PSG che City hanno rinunciato in passato volontariamente ad alcuni di quei posti non avendo giocatori disponibili con quelle caratteristiche, e quindi la riduzione di questo particolare gruppo di giocatori è una pena molto lieve per loro.
 


Fair Play Finanziario sconfitto dunque? Non proprio. Ricordo, per chi non li avesse letti, cosa avevo spiegato negli altri miei articoli a proposito del Fair Play Finanziario (articoli che potete ritrovare in questa sezione del blog).

 

L’errore concettuale che molti fanno, indotti in questo dal mondo giornalistico, è che il Fair Play Finanziario sia uno strumento punitivo, come le squalifiche per calcio scommesse… non è così. Il Fair Play Finanziario non è affatto uno strumento punitivo: nasce, cresce, si sviluppa e dichiara apertamente di essere unostrumento correttivo delle finanze dei club, con l’obiettivo di “aiutare” tutte le squadre ad avere situazioni di bilancio sostenibili. Ripeto quanto scritto a proposito del FPF in tempi non sospetti, il 31 marzo, a conclusione dell’articolo in cui presentavo cosa fosse davvero il Fair Play Finanziario: “si adatta molto di più a un approccio correttivo (ed eventualmente sanzionatorio) sui bilanci futuri piuttosto che punitivo sui bilanci passati”.

A due mesi e mezzo di distanza, si può dire che quanto avevo scritto si è puntualmente avverato, tanto che l’unica sanzione inaspettata rispetto a questa frase e davvero punitiva, ovvero la riduzione delle rose, ha perso molta della sua forza prima ancora di essere applicata.

Fair Play Finanziario vincente e funzionante dunque? Non proprio. Le richieste a PSG e City vanno verso una riduzione dei costi e sono in linea con quanto ci si poteva aspettare una volta sgombrata la mente da tutte le esagerazioni infondate scritte sui giornali (d’altra parte nessuno a Parigi starebbe pensando di vendere Pastore, Lavezzi e forse pure Cavani per finanziare nuovi acquisti se non ci fosse il FPF), ma per dare un giudizio definitivo bisognerà vedere alla fine di questa stagione se le due squadre “avranno fatto i compiti a casa” e, soprattutto, cosa deciderà l’Uefa nel caso in cui questi compiti non fossero portati a termine.

A quel punto avremo una cartina di tornasole attendibile per poter rispondere alla domanda “Il Fair Play Finanziario tiene fede al suo scopo correttivo sui conti dei grandi club oppure no?”.

 

 


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