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False friends: i falsi amici della lingua inglese

Creato il 06 novembre 2015 da Temperamente

Se un vecchio saggio vi mette in guardia contro i falsi amici, significa che nel corso della vita avrà incontrato persone infide; ma se un linguista vi consiglia di andarci piano con i false friends dell’inglese, non è l’ipocrisia del mondo quella che tanto lo amareggia.

I false friends, gli amici infidi della lingua, sono le parole di un idioma straniero che all’orecchio del parlante di una lingua suonano molto familiari e del tutto simili a termini che conosce e magari impiega quotidianamente; e così, quando un inglese ci parla di library, sembra del tutto naturale che si stia riferendo a una libreria. Ma voi non siate ingenui: le trappole della lingua sono disseminate ovunque e i false friend sono lì in attesa di una preda pronti a farle fare una pessima figura. Infatti, interrogata dall’inglese su quale sia la più bella library della città, ecco che la sventurata vittima, credendosi simpatica, risponderà: «Ma la mia, of course».

Il vostro amico straniero vi guarderà piuttosto perplesso; perché library, in inglese, vuol dire “biblioteca” e, a meno che voi non siate dei ricchi protettori delle arti, è improbabile che ne possediate una.

Diamo quindi un’occhiata ad alcune parole inglesi che ricordano in maniera fin troppo sospetta termini italiani a noi ben noti, e invece di restare in difesa contro le malvagie insidie dei false friends, giochiamo d’attacco.

PUPILMentre avere una pupilla al centro dell’occhio è un fatto decisamente normale, avere un pupil nel bel mezzo dell’orbita potrebbe causarvi qualche problema. Oltre a significare effettivamente “pupilla”, infatti, l’uso più comune del termine è quello di “allievo”; ecco spiegato come alcune persone sostengano di avere venticinque pupil pur sembrando perfettamente normali.

CUCUMBER & PEPPERONI – Due trappole culinarie già esplorate nella puntata di Lost in translations sulle “Vacanze a Londra” (qui il link): toglietevi dalla testa cocomeri e peperoni, perché stiamo parlando di cibi molto diversi. Il cucumber infatti è un cetriolo, mentre il pepperoni è un tipo di insaccato che gli americani in particolare amano spargere sulla pizza. Su quanto sia discutibile quest’usanza preferiamo non esprimerci.

OSTRICH – Parlando dei suoi animali preferiti, il vostro amico inglese menziona l’ostrich, che a suo parere è davvero curioso; il fatto che sia così veloce, poi, non smette di affascinarlo.
Voi, che non avete mai visto un’ostrica nuotare così rapidamente e ignoravate quest’abilità, annuite per educazione e poi, per chiudere il discorso, aggiungete che la combinazione ostrich e champagne è davvero il massimo della vita. Ancora una volta, il vostro amico inglese penserà che non ci stiate molto con la testa.
Ebbene sì, l’ostrich con le ostriche non ha nulla a che vedere; ma lo struzzo, quello sì.

OILNonostante le apparenze linguistiche, trovarsi davanti un giacimento di oil non è cosa di tutti i giorni, e non vuole dire che qualcuno ha combinato un pasticcio in cucina.

Oltre a significare “olio”, quello extravergine o d’oliva con cui condiamo la nostra dieta mediterranea, oil sta anche per “petrolio”; l’olio nero, per l’appunto.

LUXURIOUSUn albergo può essere luxurious anche senza scandalizzare i più sensibili; questa parola apparentemente birichina, infatti, significa “lussuoso”, così come il sostantivo luxury significa “lusso”. Quindi, prenotate senza timore… portafoglio pieno permettendo.

TO REST – Anche il verbo to rest presenta un trabocchetto. Se vi raccomandano di rest, nessuno desidera che rimaniate lì dove siete; probabilmente, infatti, il consiglio deriva dalle occhiaie scure che vi cerchiano gli occhi. To rest, infatti, significa “riposare”.

POLITE – Quest’altro false friend rende possibile il fatto che una persona polite possa anche non essere pulita, dato che polite vuol dire “educato”; essere puliti e polite, poi, è proprio il massimo.

PILL – Un amico infido solo fino a un certo punto, visto che il corrispettivo italiano non è “pila”, come un’associazione di idee immediata potrebbe suggerire, ma il più lungo “pillola”; occhio a non confondervi con pillow, perché ingoiare un cuscino sarebbe davvero molto difficile e pericoloso.

TERRIFIC Un classico dei false friends spesso tirato in ballo quando si affronta l’argomento delle parole troppo simili per essere vere. Se l’aggettivo terrific può anche, all’occorrenza, indicare qualcosa di spaventoso, nel linguaggio colloquiale è usato prevalentemente per designare l’esatto opposto. Se infatti qualcuno vi dice che il vestito che indossate è terrific, sta cercando di farvi un complimento, e intende dire che è fantastico, straordinario; naturalmente, nel caso in cui siate in costume a una festa di Halloween, il complimento è da considerarsi doppio.

BIMBO – Chiudiamo questa piccola carrellata di esempi con la parola bimbo, che ha evidentemente un’origine tutta italiana; ma mentre nella nostra lingua il termine continua a identificare un bambino (forse con una sfumatura più tenera), in inglese, nel corso del tempo, ha assunto una connotazione negativa, fino a diventare un termine denigratorio. L’idea di alcuni è che questa trasformazione linguistica possa aver riflesso i sentimenti razzisti nei confronti degli italiani immigrati oltreoceano, in America, negli anni venti del Novecento, l’epoca in cui il termine fa la sua comparsa per la prima volta nella lingua inglese. In ogni caso, controversie storico-sociali a parte, oggi bimbo identifica una “giovane donna attraente ma non intelligente o frivola”, secondo la definizione dell’Oxford Dictionary of English; insomma, qualcuno che comprenda gli attributi delle parole “pupa” e “ochetta”. L’atteggiamento di superiorità o sufficienza che sembra accompagnare il termine renderebbe “pupa” il traducente forse più adatto, ma, come ogni traduttore sa bene, il contesto in cui si trovano le parole è sempre la chiave per accedere alla traduzione migliore.

Bene, dopo aver passato in rassegna alcune delle trappole tese dai famelici falsi amici, è arrivato il momento di rilassarci e constatare che, invece, ci sono parole inglesi del tutto simili ad altre italiane a cui possiamo affidarci senza rimpianti. Allora park vuol dire “parco”, fact vuol dire “fatto”, lemon “limone”, pack “pacco” e long “lungo”.

Ma attenzione a non rilassarvi troppo: da un momento all’altro, il vostro simpatico amico inglese potrebbe definirvi un goof (pronuncia approssimativa: guuf), ed è bene che sappiate che gli uccelli non c’entrano niente; in quel caso, infatti, potrete rispondergli con decisione che lo sciocco è lui.

Alla prossima puntata!


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