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Fame di terra - Riflessione a più mani

Creato il 12 giugno 2012 da Roberto Milani
Come già scritto qualche "post" fa, sono stato assente qualche giorno... Durante la mia assenza, il giorno 7 giugno esattamente, a Milano, si svolto un evento che merita visibilità e cassa di risonanza... Buona lettura! Fame di terra - Riflessione a più mani Fame di terra - Riflessione a più mani AMY - d Arte Spazio, Via Lovanio 6 – Milano


Progetto economART di Amy d Arte Spazio & Laboratorio Alchemico. Con..
Lisa van Bommel
Valentina De’ Mathà
Alberto Gianfreda
Emanuele Magri
Antonio Piga
Ri Ren
Daniele Salvalai
Federico Unia
Cyryl Zakrzewski
La piattaforma ideologica economART ci introdurrà al tema della “Permacultura” cultura permanente evoluzione della “Permacoltura”(agricoltura permanente).
Bill Mollison scriveva: “avevo capito che l’intero sistema agricolo mondiale non era concepito per produrre cibo, ma soldi e che la permacultura era la vera soluzione alla fame nel mondo”.
Cos’ hanno in comune “ALAMAR”(la rivoluzione verde cubana), IL MOVIMENTO DELLE PATATE” di Volos (Grecia) e l’italiano GAT (gruppo acquisto terreni) per un’ economia solidale e sostenibile?
La necessità di “ tornare alla terra”.
Queste asserzioni, alla luce del famigerato “Land Grabbing” (appropriazione di terreno) come nuova forma di colonialismo, ci inoltra nella tematica al centro del nostro progetto artistico “FAME DI TERRA” di AMY-d Arte Spazio.
Ha iniziato L’Arabia Saudita con l’acquisto di terreni in Etiopia e locazione di terreni in Zambia e in Tanzania seguita dalla Cina sempre in cerca di risorse alimentari, dall’India che, a parte l’Africa, rastrella in Argentina, Malesia e Madagascar, Corea del Sud e Libia.
Questo sistema non incide minimamente nello sviluppo dei paesi dove viene praticato, in quanto cinesi e indiani impiegano e usano loro connazionali per il lavoro della terra, arrivando ad usare, come nel caso della Cina, decine di migliaia di carcerati.
I prodotti coltivati o estratti, vengono immediatamente “assimilati” dai mercati interni cinesi e indiani.
In Etiopia l’ettaro è valutato dai 3 ai 10 dollari, la Corea ne ha acquistati 2,3 milioni di ettari, Pechino ne possiede 2,1 milioni, l’Arabia Saudita 1,6 milioni, gli Emirati 1,3 milioni.
Nel nord del Sudan la terra è affittata a 2 / 3 dollari l’anno.
Questi sono i nuovi imperi in nome dell’agrobusiness; la terra si svende come l’anima grazie alla “soft power “ strategia politica per la penetrazione in Africa.
Esiste ancora in arte la capacità di un pensiero politico sociale?
Esempi come quello dell’artista Renzo Martens che con il suo lavoro (Episode 3 Enjoy Powerty del 2009) ci ha offerto una traccia da percorrere e un neon per vedere.
Vedere oltre come l’arte sa fare.
La selezione ha premiato i lavori di artisti che investigano la tematica in modo sistemico tale da stabilire un dialogo tra le varie opere e il pubblico.
La ricerca di Emanuele Magri tratta la manipolazione genetica, le installazioni di Valentina De’ Mathà, strutture cellulari, la simbiosi tra Uomo-Natura-Mutamento, il murales di Federico Unia rimanda al primate, la scultura di Daniele Salvalai alla dicotomia uomo-predatore. Lisa van Bommel con la sua Tragbare Garden , l’artista polacco Cyryl fa una scommessa intelligente sul futuro della Terra, Antonio Piga ci svela la dimensione famelica della nuova colonizzazione, Alberto Gianfreda riflette sul lavoro e territorio mentre la cinese Ren Ri assolutamente coerente con la sua identità etnica parla della operosità nazionale, con un’alta e invalicabile muraglia …..quella dei confini geografici.
Gli artisti partecipanti diventano così veri guerrieri urbani con le loro piccole –grandi rivoluzioni creative, veicolo della più complessa “rivoluzione economico/sociale ” che stiamo vivendo.
L’estetica e la scelta dei materiali per “Fame di terra” di Amy - d Arte Spazio sono finalizzate ad aumentare l’esperienza emotiva umana legata alla terra in quanto luogo di riflessione non solo produttivo : vero Hortus conclusus.
Vandana Shiva ai giovani italiani: “occupate le terre, così come occupate le piazze”.


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