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famiglia e adozione, dopo

Da Ubik

Come mi piace il mondo! l’aria, il suo fiato!
gli alberi, l’erba, il sole, quelle case, le belle strade,
mi piace il salso del mare, le matte stupidate,
i calici tra gli amici, gli alberi nel vento,
e tutte le cose di Dio, anche le piccolezze,
e i tram che passano, i vetri che risplendono,
le spalle che vanno di fretta a occhi bassi,
la donna che ti turba i sentimenti:
è lí il mondo, che sembra aspettarsi
che tu lo guardi, che gli dai retta,
poiché lui c’è sempre, ma è facile dimenticarlo,
distrarsi nei pensieri, essere addormentati…
Ma quando arriva l’ombra della sera,
come ti chiama il mondo! come si allarga
e ti viene addosso quel cielo nella sua vera
bellezza senza finzioni nel suo riflettersi,
e allora per la tua pienezza cambi colore.

(Franco Loi da Isman, Einaudi 2002)

Il 5 giugno di un anno fa avevo fatto la mia telefonata all’ente per sapere che cosa sapevano della proposta di abbinamento che avevamo ricevuto. Ricordo che dopo due tentativi non andati in porto speravamo e nulla più. E invece la bella notizia ci preparava a quello che avremmo vissuto dalla fine di luglio a oggi. Quindi ci avviciniamo al primo anniversario della nostra nuova famiglia e tra le varie cose che penso in questi giorni c’è questo blog.

Mi rendo conto che sono mesi che non parlo quasi più delle cose che facciamo e i racconti, le esperienze e tutta la ricchezza che ogni giorno si propone alla nostra porta faticano ad entrare nel blog. I motivi sono semplici e interessanti allo stesso tempo. Semplice perchè si tratta di fatti davvero privati e la poca cronaca l’affido alle foto che posto su FB per tutti i vecchi e nuovi amici o conoscenti. Interessante perchè non si tratta più di “ammazzare il tempo” raccontando esperienze e riflessioni, ma di gustare e tenere per sè la cronaca familiare.

Non so dire se dipende dalla particolare condizione che rimanda all’adozione non avendo una conoscenza sufficiente della qualità privata in una famiglia con figli biologici/naturali. Posso dire con tranquillità che molte delle cose che viviamo quotidianamente sono intime, allegre, sofferte; hanno dinamiche, situazioni, parole, gesti e difficoltà che mi sembra ovvio non scippare per raccontare. Non è una condizione di chiusura, anzi mi accorgo che alcune cose le condividiamo volentieri, ma -come dire- alla “vecchia maniera“: chiacchierando, condividendo nella realtà, viso a viso. E quasi tutto: una gita, qualche pomeriggio, certe sere, un film, delle frasi, pranzi o cene, feste, giochi sono toccati e rimandano o ripropongono spunti che ci interrogano sul loro passato e su quell’equilibrio dinamico che ci fa trovare -io ed EvaK- la sera a parlare, fare il punto, dubitare.

La storia quindi della nostra famiglia è molto ricca (sono doppie le narrazioni e l’impegno è quello di integrarle, cercando di non sbagliare), ma anche complicata perchè delicata. Le sofferenze non si cancellano e hanno segni e tracce che si propongono in vari modi e il nostro impegno è massimo e non privo di errori.

La conoscenza reciproca, la fiducia e soprattutto l’attaccamento, l’intimità, l’affetto necessitano domande, dubbi, tentativi e capacità di sapersi guardare dall’esterno. Faremo sempre le scelte giuste e quanto incideranno quelle che avremmo sbagliato? Come saranno domani? Ci somiglieranno? Saremmo esempio, modello, approdo, rampa? Le stesse domande che ogni genitore si fa.

Molto cambia nelle percezioni e molto ci appare diverso ed estraneo da quello che fino a ieri ci sembrava naturale e scontato: serate, ambienti,  strade, quadri, film, discorsi. Tutto questo mi piace, ci affatica, ma rinnova e riempe. Una bella avventura piena d’amore.


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