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Famiglia sotto sfratto

Creato il 22 ottobre 2013 da Coloreto @LoretoCo

Famiglia sotto sfrattoL’International Tribunal on Eviction, Tribunale internazionale sugli sfratti, è un tribunale di opinione, che si riunisce ogni anno per ascoltare i casi di sfratti forzosi che comportano una violazione dei diritti dell’uomo. Una giuria competente, in occasione della giornata Sfratti-Zero, in linea con il diritto all’alloggio, previsto dall’art. 11 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali come parte integrante del diritto a un livello di vita adeguato, emette un giudizio sui casi in questione. Il 17 e 18 ottobre 2013, a Ginevra si è svolto il terzo forum del tribunale. Ben 30 casi, provenienti da 16 paesi diversi, sono stati esaminati dalla giuria, che ha, infine, scelto i 5 più significativi in termini di gravità, numero di persone coinvolte, rappresentatività di problematiche e continenti. Un portavoce di ciascun caso, ha, poi, esposto la  propria situazione in occasione del forum. 
L’associazione Femme au Foyer di origine Sahrawi ha riportato un caso di corruzione e sfratto abusivo nel Sahara occidentale, Amnesty International ha illustrato la situazione a Nairobi, in Kenya, un terzo caso ha interessato la Palestina, dove una famiglia ha subito non uno ma ben sei sfratti, seguiti spesso, addirittura, dalla demolizione dell’abitazione, che puntualmente e con grandissima tenacia è sempre stata ricostruita. Il caso del Perù, invece, è strettamente legato allo sfruttamento minerario e forestale e agli sfratti delle popolazioni autoctone per permettere al potere di arricchirsi alle spalle della povera gente.Un caso in particolare ha ritenuto tutta la nostra attenzione e la nostra solidarietà. Questa la storia di questa coraggiosa donna.

Famiglia sotto sfratto

C’era una volta in un paese lontano lontano Teresa, quarantaduenne divorziata con una figlia. Dopo qualche anno conosce Massimiliano e hanno insieme un’altra bambina. La vita procede a meraviglia. Lei lavora, seppur saltuariamente. Massimiliano pure. Riescono a mangiare e a pagare l’affitto senza problemi. Un giorno, però, Massimiliano perde il lavoro e iniziano le difficoltà, che spingono la famiglia in un vortice infernale. Si tratta di una storia vera. Una bugia, però, queste parole la contengono: quel paese citato non è lontano lontano: è l’Italia. Più precisamente i fatti sono successi a Roma, nel quartiere Torpignattara. Senza reddito o quasi, la famiglia si trova in una situazione di morosità non colpevole, in poche parole non può più pagare l'affitto e il proprietario li mette sotto sfratto. Il 31 marzo del 2013, giorno di Pasqua, avrebbero dovuto lasciare la casa ma sono riusciti ad avere un prolungamento fino al 6 novembre. Lei e la sua famiglia, cioè il compagno e le due figlie di 15 e 5 anni, sono costrette a lasciare l’appartamento che occupavano da tempo, nel quartiere che ha visto crescere le bambine. Allontanarsi vorrebbe dire lasciare i luoghi di svago e le amicizie di Teresa, che ci ha a lungo parlato degli incontri che ogni sabato pomeriggio si svolgono nella sua parrocchia San Barnaba, presso la casa-famiglia Lodovico Pavoni, delle cene “multiculturali” con le famiglie della zona, del doposcuola organizzato per i bambini. Ma soprattutto vorrebbe dire sradicare le sue figlie dal luogo dove sono cresciute e hanno condiviso la loro vita con gli amici del quartiere. Eh sì, le figlie di Teresa, una bambina di appena 5 anni, ancora inconsapevole della cattiveria umana e una ragazzina che si affaccia appena nel mondo degli adulti e che rischia di doversi separare dalla madre e dalla sorellina. Perché se Teresa e la sua famiglia saranno costrette davvero a lasciare la loro casa, senza avere un altro posto dove andare, l’intera famiglia sarà separata. Terry, come ama farsi chiamare lei, andrebbe in una casa-famiglia con la piccola, mentre la figlia quindicenne andrebbe in un’altra casa-famiglia e il compagno della donna sarebbe costretto a vivere in macchina o, peggio, per strada. Come la famiglia che Teresa ha cercato di aiutare prima che tutto questo succedesse. I Ferraro condividono la stessa sorte di una famiglia siriana obbligata per diversi mesi a vivere in macchina in cinque e attualmente separata, madre e figli in una casa-famiglia e il padre ancora nella sua macchina. Teresa è molto solidale con questa famiglia per la consapevolezza che il destino di quest’ultima sarà il suo, tra poche settimane. Ma il risultato della bontà della donna è stata una multa per occupazione abusiva di suolo pubblico, per aver allestito una tenda in cui far vivere gli ex vicini di casa. Ma la cosa più assurda è che la coraggiosa donna ha il massimo di punti nella graduatoria per l’assegnazione di un alloggio sociale, ma si vede scavalcata per colpa della corruzione dilagante in Italia, del clientelismo e di un’insufficiente rete di aiuti sociali che non riesce a controllare la situazione come si deve e continua a permettere che appartamenti in realtà vuoti risultino assegnati e quindi occupati da qualcuno che, in realtà, non esiste. Teresa è un’altra vittima della crisi che attanaglia l’Italia, della corruzione, del clientelismo e di una politica che bada solo ai propri interessi. Un’Italia, che al contrario di quanto accade in tanti altri paesi (un caso su tutti la Romania), non rispetta neanche il principio del divieto di sfratto nei mesi invernali. La disperazione di questa donna costretta a vedere case del comune assegnate ma ancora vuote è assoluta e la logora lentamente come fosse mangiata dall'interno da un male invisibile che le fa perdere il sonno, la calma e, cosa ancora peggiore, la speranza. Viene naturale chiedersi: oltre a Teresa e alla sua famiglia quali sono gli altri protagonisti di questa terribile storia? Tanti, troppi. Talmente tanti da poter solo parlare di cifre. Non di nomi. Ma ciò che più importa è l'assenza, tra le fila dei protagonisti, delle autorità, troppo occupate a "risolvere" problemi "più importanti". 12'000 persone senza un tetto sopra la testa evidentemente non costituiscono un problema tra i più urgenti da risolvere ma ci riesce molto difficile leggere questa frase senza storcere il naso. Questo forse perché il problema è molto serio ma invece di affrontarlo, c’è chi preferisce fare come se queste persone non esistessero. Questa la storia di Teresa. Questa la storia di una signora che nel proprio futuro vede disperazione, tristezza, angoscia. Tutto questo vede Teresa, nel suo futuro, tutto tranne una casa. Il forum si è concluso, il 19 ottobre, con una marcia degli abitanti, che, accompagnati da musiche e canzoni provenienti da varie parti del mondo, hanno manifestato davanti alla sede delle Nazioni Unite. Una vera e propria festa, durante la quale, per un paio di ore i protagonisti di queste tre giornate intense hanno potuto mettere da parte i propri problemi, socializzare e unirsi nella lotta a queste ingiustizie che violano uno dei principali diritti dell’uomo.   
CLAUDIA ELIA ROLLO
NICOLAS QUENDOZ

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