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FAR EAST FILM FESTIVAL 13: “The man from nowhere” di Lee Jeong-beom

Creato il 02 maggio 2011 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

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The man from nowhere è il secondo lungometraggio del regista Lee Jeong – beom (Cruel Winter Blues), un action thriller dove splende la star del cinema coreano Won Bin. Il film è stato un campione di incassi (circa 41 milioni di dollari al botteghino) e l’accoglienza del pubblico, sia maschile sia femminile, è stata molto calorosa. E non è difficile individuarne le cause: le scene d’azione sono ben ritmate e avvincenti, la violenza è resa attraverso un approccio crudo e secco e l’elemento sentimentale che scatena l’azione finisce con il conquistare quella fetta di pubblico immune alle scelte adrenaliniche della messa in scena. Mescolate gli ingredienti, aggiungeteci il fascino del bel tenebroso Bin a cui è affidato il compito di condurre il gioco e capirete il motivo di tanta esaltazione.

Won Bin interpreta la parte di Tae-sik, ex agente dei servizi segreti divenuto un solitario proprietario di un banco dei pegni il cui unico contatto con il mondo esterno si concretizza nel rapporto d’amicizia con la vicina di casa, una bambina di dieci anni (Kim Sae-ron) sveglia e trascurata da una madre tossicodipendente. Anche se all’inizio è la piccola ad imporre allo schivo Tae-sik la sua presenza e amicizia, alla fine lui prenderà a cuore le sue sorti scatenando una guerra contro i gangster che l’hanno rapita.

Nonostante le promettenti premesse, il film lamenta un sensibile squilibrio nella cura dell’economia globale della storia. Sicuramente interessante è il personaggio interpretato dalla star coreana, l’uomo della porta accanto, ombroso e silenzioso, capace di rispolverare all’occorrenza il suo addestramento e l’astuzia sviluppati nella precedente professione. Quando esce dalla tana in cui si è rifugiato dopo aver perso tragicamente la donna amata in attesa del figlio, Tae-sik diventa un killer abilissimo e sempre in tiro, animato dall’idea di salvare la piccola vicina che vede in lui il suo unico affetto e punto di riferimento adulto. Peccato che il film si risolva in un crescendo di azioni spietate e violente a cui non corrisponde un’indagine emotiva altrettanto curata. Il rapporto tra l’uomo e la bambina è in sé tenero e commovente ma non ha un’introspezione attenta e uno spazio adeguato nel lavoro di scrittura e visualizzazione. L’amicizia che fa da molla alla reazione di Tae-sik ha una posizione ingiustamente marginale, risulta scarsamente focalizzata rispetto allo sproporzionato dispiegamento di forze innescato. Il film si perde, inoltre, in un insieme di sottotracce appena accennate che stridono con l’unità del racconto invece di amalgamarsi ad esso. Perfettamente calibrate e convincenti sono, invece, le interpretazioni dei due protagonisti, tesi e drammatici nel proprio ruolo.

Nonostante i suoi difetti, il film è molto fruibile e avvincente, lo spettatore riesce a stabilire una relazione empatica con il protagonista restando inchiodato alla poltrona fino alla fine. Lee Jeong-beom aveva tra le mani una storia potente che ha però incanalato nella sua forma più ovvia, un action movie inquadrato nel suo genere.

Francesca Vantaggiato


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