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Fatale - jean-patrick manchette

Creato il 16 febbraio 2012 da Arychan
Fatale - jean-patrick manchetteTRAMA:Capolavoro di Manchette, Fatale è la storia di un'assassina professionista e di un contratto fuori del comune. Il suo progetto è infiltrarsi, far esplodere le contraddizioni, uccidere, prendere il denaro, cambiare territorio. Ma, come al solito in Manchette, l'intreccio dei fatti è solo un'impalcatura funzionale al mondo che va a raccontare. Ecco quindi Bléville, cittadina di provincia in cui regna la borghesia opulenta e non lontana nel suo intreccio di corruzione e ipocrisia dagli inferi californiani di Dashiell Hammett. 
E Bléville merita di essere distrutta. In attesa che l'evento si compia, l'affascinante Aimée si muove determinata e senza la minima partecipazione emotiva come una macchina assassina. Il suo cuore è freddo, oggettivo come la scrittura di Manchette, la sua coscienza apparentemente assente. Esegue la sua opera con metodo. Altri la seguiranno in questo sporco lavoro con eguale dedizione. Tutti dediti al nulla di una causa che non ha bisogno di spiegazioni, solo di sangue.
PUBBLICATO DA: Einaudi editore

FATALE: LE PRIME 124PAGINE (edizione italiana)
Se il negativo è la caratteristicadistintiva del noir, Fatale mostra di essere esemplare,una specie di canone definitivo.   Nelromanzo il positivo non viene sconfitto. Semplicemente non esiste in partenza enon si trova strada facendo. E’ negativa la vicenda: un sicario, una donna,  dopo un viaggio in  vagone letto- memorabile il passo:   consuma convulsamente un cena a base  di choucroute(crauti, salsiccia e lardo), innaffiandola di champagne-  giunge in una cittadina di provincia e simette in cerca delle persone che contano. Senza mezzi termini, dice la donna, i ricchi. Il denaro e/o il sessod’altra parte sono delle costanti nell’opera di Manchette. Il sicario mira alloro denaro e per ottenerlo  uccidespietatamente.  La reazione dei bersagliporterà a una specie di scontro finale dove moriranno tutti: la penultima scenavede l’assassina uscire gravemente ferita dall’auto che ha sbandato in una  curva. E’  radicalmente negativa laprotagonista: tecnicamente perfetta, funziona sistematicamente come una  macchina di morte efficiente e spietata. Unsolo obiettivo: il denaro. Un solo mezzo: l’assassinio. Niente altro. Ibersagli non sono peraltro migliori di lei, anzi, sono peggio. Avidità didenaro e potere, condita da  rancori: laloro pasta è questa.  Naturalmente bennascosta da rituali e comportamenti stereotipati.  Il tema dell’ipocrisia. Malvagi e vili,essenzialmente.   Unica parzialeeccezione, i comportamenti psicotici di un barone. Sembrano un indizio dilacerazione liberatoria, di verità introdotta in forma obliqua e distorta. Inrealtà il barone funziona da  giullare,come  nel medioevo: facendosi beffe delbanno signorile, ne conferma in realtà la sostanza e ne sottolineal’immutabilità. L’ambientazione è coerente. Tutto accade a Bléville, un’anonima cittadina di provincia. In questo teatro lepersone comuni non hanno rilievo. Sono il fondale della scena. Sotto iriflettori  stanno i potenti, quelli checontano e le loro trame, ora losche ora squallide, spesso losche esquallide. 
Una realtà sociale disperata,  inchiodata a schemi perversi.  Manchette poi non introduce alcunacompensazione, neppure la  musica chenegli altri suoi noir aveva sempre trovato posto.  Il punto di vista è quello di  un osservatore impersonale e perfettamenteneutrale.  Quasi una macchina dascrittura che senza partecipazione adopera con precisione chirurgica le paroleche servono e solo quelle che servono a fissare la sostanza delle coseosservate: delitti, sordide passioni, omertà. Solo questo e niente altro chequesto. Fatale nel senso letteraledel termine: in quella cittadina di provincia il negativo si è datoappuntamento con se stesso per auto-celebrarsi. Non c’è spazio per nessuno eper niente altro.  Una partita dovegiocano solo i pezzi neri su una scacchiera nera fino allo scacco matto ,stabilito fin dall’inizio. Negativo, spettrale, macchinale: Fataleappare il noir perfetto.
FATALE: DUE STRANEZZEFatale - jean-patrick manchetteIn questo micro-cosmo coerente emergono però due stranezze, due note dissonanti. La primasubito, nel frontespizio. Riporta una dedica, in francese anche nell’edizioneitaliana: A’ ma bien-aimée. Manchette dedica il suo noir più radicale alla persona delcuore.Seconda stranezza, l’assassina professionista protagonistadel romanzo si chiama Aimée cioè Amata.  Il nome indica una scelta di campo affettiva, unapredilezione esplicita . E se 1+1 fa due, Manchette sceglie di chiamare un’assassina con l’epiteto che adoperanella dedica.  Eppure, abbiamo visto,niente è più lontano dall’amore di questo romanzo.  Almeno fino alla 124esima paginadell’edizione italiana
FATALE: LE ULTIMEDIECI RIGHE E MEZZO Le ultime dieci righe e mezzo.Qui cambia tutto. Sembra un altro romanzo. Cambia il punto di vista.  Loscrittore abbandona la neutralità ed entra in campo come persona in carne eossa che immagina, ama e ammira.  Cambialo stile: la neutralità distaccata cede il posto a un lirismo sia pure senzasmancerie. Cambia Aimée, l’assassina. Non è più ferita, ma, “bellissima eintatta”, la vediamo ascendere “senza sforzo” le pendici di una montagna. Infine Manchette chiude il cerchio come l’aveva cominciato, con unadedica.  Meglio non svelarla per nontogliere il piacere della scoperta a chi volesse leggere il libro.   CONCLUSIONEAimée alla fine appare“bellissima e intatta”  e forte. Da amaree ammirare. Come è possibile? Un’assassina senza cuore che poco prima avevamolasciato ferita a morte? E la freccia di una trama fosca e disperata che va aconfiggersi in un cerchio dove si iscrivono bellezza, eleganza e purezza.  Una trasformazione sbalorditiva. Comespiegarla? Con una deriva surrealista di Manchette, mai surrealistaaltrove?  O con un circuito più profondo?Non saprei. So solo che associo spontaneamente Fatale a una conversazione avuta con   MD***, una cara amica. Lei è una studiosa adalto livello dell’Induismo . Quel giorno MD*** mi ha  parlato di Kali, la dèa terrifica dalle moltebraccia che circola con una collana di teste mozzate.  Mi spiegava che a onta delle apparenze, Kaliè la dèa compassionevole per eccellenza, la più materna delle dèe perché in leila distruzione agisce da  vettore dellatrasformazione e della purificazione.  Lospecchio della nostra parte oscura che ci emancipa dai demoni, donandoci unospazio di libertà e consapevolezza.
GIUDIZIOFatale, un grande noir, sicuramente.  Un grande romanzo di formazione, forse.
Pillola sull’autoreJazzista e melomane- nei suoi romanzi trovano quasi sempreposto tra gli altri Charlie  Mingus,  Gerry Mulligan,  Chick Corea, ma anche Maria Callas e  Brian Ferry- il marsigliese Jean-PatrickManchette è considerato dai critici e dagli estimatori del noir  uno dei grandi protagonisti di questo  genere letterario (o sotto-genere, come lodefiniscono alcuni,  comunque  inventato da Edgar Allan Poe). Per chi mastica il francese esiste un sito- http://www.jean-patrick-manchette.fr/- con tanto di forum che dice veramente tutto di Manchette, anche delle operescritte sotto pseudonimo e dei suoi lavori giovanili. E’ facile comunquetrovare sul web fonti precise e accurate su di lui e la sua opera anche nellanostra lingua.
Fatale - jean-patrick manchette

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