Dicono che facesse freddo, quella notte del 24 marzo 1944. Un aereo dal nome quantomeno curioso, "S for Sugar", stava sorvolando Schmallenberg, di ritorno da Berlino dove aveva sganciato cinque tonnellate di bombe insieme ad altri Lancaster della RAF. In coda, appostato nella torretta di difesa, Nick Alkemade scrutava il cielo scuro, cercando di scorgere qualche "Nacht Jager", i temuti caccia della Luftwaffe che avevano la brutta abitudine di abbattere gli aerei inglesi.
Era parecchio scomoda, la postazione, ingombra com'era da due mitragliatrici. E anche il paracadute, ingombrava. Meglio metterlo fuori e appenderlo ad un gancio, alla rastrelliera dei fucili. Un attimo, e l'antenna del radar mostra gli aerei tedeschi apparsi improvvisamente come demoni. Nemmeno il tempo di artigliare il grilletto di una delle due mitragliatrici e già il bombardiere era diventato un colabrodo. La fusoliera aveva già preso fuoco e il pilota, dopo un inutile fugace tentativo di governare l'aereo, aveva dato l'ordine di lanciarsi. Il sergente Alkemade si gira per riprendere il paracadute, ma è un fiammifero acceso, avvolto dalle fiamme. Che cazzata - sospira. Seimila metri di cielo, e bisogna decidere se morire bruciato o andarsi a spiaccicare contro il terreno. Intanto saltiamo - deve aver pensato. Sicuramente, non si aspettava di sopravvivere. Magari, quando ha aperto gli occhi ed ha visto il cielo stellato e un tunnel bianco e freddo davanti a lui, avrà pensato di essere in paradiso, come in quel film con David Niven. Niente di tutto questo, era affondato per un metro dentro la neve dopo che i rami di un abete avevano rallentato l'impatto. Diagnosi? Una distorsione ad un ginocchio.
Lo trovò una pattuglia nemica, ma i tedeschi non riuscivano a crederci. Un ragazzo in piedi davanti a loro che affermava di aver saltato senza paracadute da un bombardiere inglese. E non aveva nemmeno un osso rotto! Venne interrogato a lungo, sospettavano che la storia fosse falsa - e come dar loro torto? - e poi lo interrogarono di nuovo. E ancora. Se era una spia, doveva essere fucilata immediatamente. Stavano per perdere la pazienza, quando la fortuna - era decisamente dalla sua parte - fece trovare ai tedeschi i resti del bombardiere abbattuto. I componenti dell'equipaggio erano tutti morti. I corpi erano lì, c'erano tutti, tutti tranne il mitragliere di coda. Però c'erano i resti di un paracadute carbonizzato, non abbastanza perché non ci si potesse leggere il nome del proprietario: Nicholas Alkemade. I tedeschi si diedero per vinti. Aveva ragione.
Poi la guerra finì, l'aveva passata bella, Nick. Ma, a quanto pare, non era ancora tutto. Ebbe un lavoro, venne assunto in una fabbrica chimica. Durante dei lavori di manutenzione, una trave d'acciaio si staccò e ... gli cadde addosso. Gli otto operai necessari a sollevare e a rimuovere la trave si aspettavano di trovare un cadavere. E invece, solo un bernoccolo. C'era di che diventare leggenda, ma evidentemente non era abbastanza dal momento che si concesse il lusso di farsi una doccia con un contenitore d'acido che ebbe la delicatezza di bruciarlo appena superficialmente. Non venne nemmeno portato in ospedale! Cos'altro avrebbe potuto succedergli? Ah, già, una scarica elettrica che lo fece volare dentro una piscina di cloro, da cui venne estratto - un'ora dopo!!! - del tutto illeso.
Certo, alla fine, per morire è morto. Nel 1987, nel suo letto, dicono. Ma non è sicuro.
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