Magazine Diario personale

Fatto

Creato il 03 gennaio 2015 da Denise D'Angelilli @dueditanelcuore

“Ciao, che ne dici di questo 2015? Io ancora non ho deciso se mi piace o no. Ma è iniziato ora, dirai tu, e hai ragione, dico io, però le cose belle le riconosci subito e non sono sicura che sia questo il caso. Io per riprendermi dalla mezzanotte ci ho messo due giorni, ricordo solo una bottiglia di spumante comprata al bangla dieci minuti prima, dei fuochi d’artificio che non sono riuscita a fotografare come volevo e i capelli alla Ariel della mia amica Roberta. Poi sconosciuti che mi fanno gli auguri, ventenni che mi recitano poesie nelle orecchie per rimediare un bacio, lacrime al freddo e al gelo con una sigaretta in mano e le mani viola. mugugni e lamentele, “io lì non ci entro”.  Per questo 2015 ho di nuovo preso in mano i buoni propositi degli anni passati: non vergognarti di quella che sei, tira su la testa, non fare né lo stuzzo e né la giraffa in mansarda, parla di più. Non preoccuparti di quello che ti dicono gli altri, non fare caso agli sguardi quando entri in un locale pieno di gente, non fissarti i piedi quando sei in mezzo a un gruppo di persone, ma ho come l’impressione che non riuscirò a cambiare le cose, tant’è che guardami, sto qua, nascosta e incappucciata. Una mattina, mentre mi concentravo su tutte queste paranoie, ho realizzato che il mio solitario tunnel di disagio esistenziale ormai l’ho arredato per bene e non con i mobili ikea scadenti ed economici, no, con mobili di design costosissimi, con sedie e lampade Kartell, con specchi barocchi, letti a baldacchini, in fondo ci ho messo una lampada potentissima ma comunque è spenta e non riesco in nessun modo ad accenderla ed è tutto buio, io ho paura del buio. Mi sono anche accorta che al momento mi sembra come quando vai al supermercato e devi comprare tre cose, e invece ti perdi nei meandri dei corridoi e ne compri venti, alla cassa alla fine ci arrivi comunque ma con le mani piene di cazzate. Ho visto me camminare nel tunnel e poi andare al supermercato e riempirmi le mani di uomini sbagliati presi dagli scaffali più in alto, di quelli che per arrivarci ti devi addirittura arrampicare, che per avere quello che vuoi devi sprecare un sacco di energie e poi magari quella salsa di noci da dodici euro fa pure schifo. Io ho in mente una cosa ma siccome sono convinta di non meritarmela allora sto davanti al banco dei sughi pronto, ma non mi serve mica il sugo pronto, mi serve il radicchio rosso, ed è in un altro reparto. Perché, allora, sto comprando questo maledetto sugo pronto? Perché non vado davanti al banco delle verdure e gli dico hey radicchio, basta con i sughi pronti, basta con l’insalata, con i fagioli e con le rosette, a me servi tu. Mi chiedono con la faccia a forma di punto interrogativo MA LUI? E io rispondo di sì con la testa bassa, mica è colpa mia, mi scrive lui e non è uguale, vado a casa dell’altro e non è uguale, tutti passano a gran velocità e dopo qualche bestemmia e tu lì resti, ciò che è marcio marcisce e puzza, io spolvero i mobili nel tunnel, e poi la sera mi domando cosa starai facendo. Gli amici devono restare amici, ma noi siamo amici? Non siamo tipo solo due che ogni tanto si raccontano qualcosa? Se finissi in ospedale chiameresti me? Io chiamerei almeno venti persone prima di te. E mi viene addirittura voglia di ballare e a me fa schifo ballare, lancio le braccia in aria e muovo le mani anche se mi guarda solo il cane e non sembra nemmeno così felice dello spettacolo che ha davanti ai suoi occhi ma io lo faccio comunque, penso che stare più vicina per qualche giorno è stato bello anche se questa città mi fa schifo, e raccontare a tutti quello che succede per capire quello che succede, penso che forse ha ragione chi dice che si vede che per te è uguale ma non lo sapremo mai. Io prenoto il treno, vado a sbagliare ancora, a piangere ancora, a chiedermi cos’hanno le tue donne in più di me, ti spio un po’, ti lancio quello che per me è un luminosissimo amo e per gli altri è niente, niente? Davvero? Per me è così chiaro e tutti ridono, allora dico che devo andare via e ciao. Arriverò alla casa e in mano avrò di nuovo il sugo pronto, le rosette, l’insalata, i fagioli, e non avrò il radicchio. Metterò tutto nei cassetti dei mobili del tunnel e mi lamenterò perché tu non capisci e non vieni qui ad accendere la lampada e a dirmi che anche io sono il radicchio che stavi cercando, però il supermercato è così grande che per arrivare da me ci hai messo più del previsto. Guarda che non scrivo così frequentemente a tutti quelli che conosco. Guarda che gli amici li tratto diversamente. Guarda che se fai un passo ti prendo al volo.

Fatto.”



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