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Favola breve di un evento qualunque…

Da Avvluanaelia
...perchè l'unicorno vorrà volare sempre verso l'alto...

…perchè l’unicorno vorrà volare sempre verso l’alto…

Intanto nell’Olimpo dell’oscurità, al palazzo delle decisioni si era già fatta tarda sera, quando il capo dei capi rivolgendosi agli altri adepti ringhiò << questa situazione va arginata per tempo, ci sta sfuggendo di mano. Per dare loro l’illusione di vivere in democrazia e libertà, non abbiamo tenuto in debito conto l’ambizione di questi poveracci>>…<<già, l’ambizione loro e dei loro penosi genitori, convinti di poter dare un futuro migliore ai loro figli, facendoli entrare nella nostra nobile casta>> controbattè un figuro gobbo, col naso adunco, seduto all’angolo della buia stanza.

<< Non possiamo certo restare inermi mentre questa schiera di poveracci avanza?>> fece un altro.

<<No di certo! La posta in gioco è troppo alta, sono come schegge impazzite, fuori controllo, non sono dei nostri, non sono neanche figli o nipoti dei nostri, o lontani parenti, quindi non sanno, rischiamo che la giustizia diventi davvero una cosa reale e seria e che pezzenti senza arte né parte siano difesi e magari che possano anche vincere e vedere tutelati i loro diritti! Una tragedia immane!>>.

Il capo dei capi corrugò la fronte, ci pensò un attimo e poi emise un altro ringhio <<avevamo costruito il sistema, garantendo i posti giusti ai nostri, in modo tale che tutto sembrasse funzionare come una perfetta macchina, ma che in realtà non si muove di un passo, restando paralizzata a causa dei suoi stessi ingranaggi, affinchè si dia l’illusione che tutto possa cambiare, che tutto cambi, mentre tutto resta immutato>>….<<avevamo messo i nostri uomini migliori a ricoprire posti di comando, al governo, perché quegli ingranaggi restassero tali e quali, preziosa collaborazione per un sistema immutabile e illusorio come il nostro, e poi per rendere l’illusione ancora più incisiva ci siamo aperti…abbiamo dato a tutti la possibilità di entrare>>.

<<Ma non potevamo far altro l’istruzione è libera e garantita a tutti, dovevamo pur cedere in qualcosa, per mantenere tutto in un equilibrio passivo e immutabile>> osservò ancora il gobbo sfregandosi le mani…

<<Ora però è tutto fuori controllo, ci stiamo contaminando, il sistema si sta contaminando, troppi individui fuori dal nostro controllo, schegge impazzite, estranee al sistema stesso e a noi stessi, occorre intervenire subito, ma con raffinata intelligenza, senza destare sospetti. Occorre fare tutto il possibile e nel più breve tempo possibile>>. Fu l’ultima frase del capo agli adepti, mentre il cielo nero fu d’improvviso squarciato da un fulmine di una luce accecante. La soluzione era stata individuata.

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Di lì a poco a valle, dove viveva la gente, che tutti i giorni si affannava, si agitava, lavorava, mangiava, discuteva, litigava, esprimeva il suo voto, parteggiava per questo o quel partito,  ecco giungere i primi segnali.

C’erano persone, che credevano nel lavoro che facevano, lo amavano, vi erano giunti con grande sacrificio umano ed economico, studiando, spesso sacrificando molto dei propri risparmi e dei loro affetti, per poterlo fare. Ebbene costoro erano diventati tanti, troppi diceva qualcuno, lavoravano tutti in un strano edificio, dove la gente andava per litigare, loro li difendevano, qualche volta con esito positivo, altre volte no, ma in ogni caso ci mettevano passione e impegno, certi che grazie al loro lavoro si potesse realizzare un frammento di giustizia, di onestà, di lealtà. Speravano che così, frammento dopo frammento, le cose sarebbero cambiate per tutti, perché certo i diritti erano stati scritti dai padri fondatori, ma tra lo scrivere e farlo valere un diritto c’è un abisso, non è tutto poi così scontato. Già perché quelli dell’Olimpo nero avevano creato un sistema così intricato, così, a volte, poco comprensibile e contraddittorio, che non era mica detto che il bianco fosse bianco ed il nero fosse nero. E loro lo sapevano bene, perché avevano avuto la possibilità di studiarlo e comprenderlo. In fondo erano liberi, non appartenevano a nessuno, fuorché a loro stessi ed alla loro coscienza, quindi potevano davvero lavorare, per realizzare una, dieci, centomila brecce tra gli ingranaggi della macchina, che conoscevano così bene e causare l’avanzata della gente della valle, dei loro diritti e delle loro aspirazioni, causare una modifica, un virus per l’Olimpo nero. Ma questo non poteva durare a lungo. Era stato deciso che bisognava porvi fine, prima che le cose degenerassero. Si sentiva ormai dire che questi giovani pieni di speranze stavano proletarizzando troppo la macchina, il sistema e la classe.

Fu così che nottetempo gli uomini preposti al governo della valle, da quelli dell’Olimpo nero, iniziarono a legiferare, per arginare il problema, dapprima in modo molto sottile, quasi che la loro fosse un’opera di magnanimità a favore di una professione più regolata, quindi più giusta e a garanzia di tutti quelli che la svolgevano con onore e dignità. Fu così che iniziarono a metterli gli uni contro gli altri, insinuando appunto l’idea, che tra di loro, gente di valle, ci fosse chi esercitava con onore e chi no, e per colpa di questi ultimi occorreva “dare una regolata”. E fu così che davvero si misero tutti gli uni contro gli altri, si fecero la guerra per tanto tempo e mentre ciò accadeva venne creato un mostro, l’unico in grado di arginare la situazione, come l’Olimpo nero voleva. Il mostro era in grado di far autoeliminare, autoselezionare tutti coloro, che svolgevano la professione, sotto la forza della pressione fiscale, strozzati da regole, che imponevano oneri economici insostenibili, per la gente comune, soffocati da criteri insulsi, molto fantasiosi è vero, ma pur sempre insulsi, obblighi disumani, come quello che diceva, che occorreva pagare più di quanto si guadagnasse, per garantirsi una vecchiaia dignitosa, che forse non ci sarebbe mai stata, come quell’altro che costringeva, pena l’espulsione, i poveretti ad autodenunciarsi se, per libera scelta, o per forza, non lavoravano tanto o tantissimo e quando poi si dichiarava il poco lavoro che si svolgeva erano espulsi lo stesso…perchè era troppo poco ciò che facevano…

Successe quindi che molti, troppi lasciarono perdere e se ne andarono via, decisero di non fare più quel lavoro sfortunato, nobile si, ma che chiedeva tanti sacrifici economici ed umani, difficili da sostenere, in troppi casi impossibili proprio. Allora le schegge impazzite decisero “spontaneamente” di abbandonare la professione, senza che nessuna legge li obbligasse a farlo, ma semplicemente a colpi di vessazioni, minacce psicologiche, sottili ricatti, divenuti legge imposta dall’ordine costituito, a governo della valle, un mostro che accompagnava la meglio gioventù, libera e fuori dal sistema, ad andarsene e non tornare più.

Si racconta che poi ai figli di costoro, e ai figli dei loro figli, fu insegnato dai loro stessi genitori di star lontani da certi ambiti, di non aspirare a migliorare, né di migliorare il sistema, che in fondo, se non lo si conosce o si studia, può andar bene così com’è…senza velleità rivoluzionarie…

Menti raffinate e sottili reggono le fila delle umane vicende, anche di quelle apparentemente insignificanti…

Ma una mente sottile non potrà mai impedire all’istinto dell’unicorno di volare verso l’alto di nuovo…


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