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Fecondazione assistita: basse probabilità di successo per le donne con le malattie infiammatorie intestinali

Creato il 22 marzo 2016 da Conservazionecordoneombelicale @SorgenteSalute

Una recente ricerca mostra come le possibilità di successo dei trattamenti di fecondazione assistita siano inferiori nelle donne affette da colite ulcerosa o che sono state operate per la malattia di Crohn.

Conservazione cordone ombelicale - GuidaDi: Redazione La malattia infiammatoria intestinale può influenzare il successo dei trattamenti di fecondazione assistita: lo rivela uno studio (finanziato dalla Crohn’s and Colitis Foundation of America), i cui risultati sono stati resi noti sulla rivista “Gut”. I ricercatori hanno infatti rilevato come in cui gli autori evidenziano come il successo del trasferimento embrionale sia decisamente ridotto nelle donne che soffrono di colite ulcerosa e in quelle che hanno subito un  intervento per Crohn. Le donne con con malattie hanno già di per sé spesso problemi di fertilità, per tale motivo lo studio aveva l’obiettivo di verificare se la procreazione medicalmente assistita potesse supplire all’impossibilità di avere un bambino in modo naturale. I ricercatori hanno studiato le cartelle cliniche di tutte le donne che si sono sottoposte a Pma in Danimarca, in un periodo di circa vent’anni (1994-2013). In particolare, lo studio ha compreso 1.360 trattamenti di fecondazione assistita compiuti da 432 donne affette da colite ulcerosa, 554 trattamenti in 182 donne con malattia di Crohn e 148.540 trattamenti in un campione di 52.489 donne sane, senza malattia infiammatoria intestinale. I risultati della ricerca mostrano come la possibilità di successo per ogni trattamento di fecondazione medicalmente assistita è significativamente ridotta nelle donne con malattia infiammatoria intestinale e che erano state operate per la malattia di Crohn prima della Pma; le cause di questo al momento sono ancora sconosciute. In particolare, sarebbe necessario approfondire le ricerche per comprendere in quale fase le possibilità di successo si riducono e se è possibile intervenire nel corso dei trattamenti di fecondazione in vitro. Fonte: “PHARMASTAR”

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