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Fede e scienza, il dibattito continua con nuove pubblicazioni

Creato il 15 dicembre 2012 da Uccronline

Fede e scienza, il dibattito continua con nuove pubblicazioniIl sociologo americano Robert Wuthrow, docente presso la Princeton University e presidente del Princeton University Center for the Study of Religion ha pubblicato recentemente il suo ultimo libro intitolato The God Problem: Expressing Faith and Being Reasonable (University of California Press 2012).

In esso, come riporta la recensione apparsa sul Christian Post (e anche sul National Post), sottolinea una ricca ricca evidenza empirica contro la diffusa idea che la fede e la ragione -la religione e la scienza-, siano impegnate in una lotta per l’anima dell’America. Al contrario, non soltanto anch’egli ribadisce che non esiste un conflitto, ma osserva che la gran parte persone religione esprime le proprie convinzioni attraverso “norme di ragionevolezza”, cercando di parlare in termini compatibili con le norme naturalistiche.

Esse sanno bene che Dio non fa parte dei processi naturali, così come -per rubare un’analogia al fisico Russell Stannard- il signor Ford non è parte del motore delle automobili Ford. Credono ai miracoli, ma credono anche ai processi naturali di remissione della malattia, nell’abilità del chirurgo, o nell’efficacia del farmaco. Così, prosegue Wuthrow, si verifica una “mescolanza di lingue.”  Non esiste uno schema religioso e uno schema naturalista, la maggior parte delle persone assegna con successo uno o l’altro a seconda della situazione, senza vivere alcun conflitto interno.

Anche in Italia abbiamo la fortuna di avere numerosi pubblicazioni su queste tematiche. Segnaliamo quella recente del prof. Fabio Musso, docente di Filosofia della scienza all’Università dell’Insubria, affronta a sua volta il rapporto tra scienza e fede – o, se si preferisce, tra scienza e religione. Il titolo del volume è “La scienza e l’idea di ragione. Scienza, filosofia e religione da Galileo ai buchi neri e oltre, con la prefazione di Evandro Agazzi.

Musso, secondo la recensione apparsa su L’Occidentale, contrasta abilmente le ancora attuali, purtroppo, opinioni positiviste secondo le quali solo nella scienza si dà vera conoscenza, e le asserzioni della filosofia e della religione (ma anche dell’etica) altro non sono che enunciati privi di significato. La conoscenza, per loro, sarebbe soltanto quella empirica, basata sui dati immediati, e la concezione scientifica del mondo è contraddistinta dal metodo dell’analisi logica. Questa tesi si basa su un’assunzione piuttosto forte, secondo la quale solo la scienza possiede i caratteri dell’oggettività, mentre tutte le altre manifestazioni della cultura umana sarebbero soggettive. Ne consegue, secondo l’autore, il manifestarsi della “malattia del secolo”, vale a dire l’incapacità di comprendere significato e ruolo del sentimento, «e questo, paradossalmente, nel momento stesso in cui lo si esalta come forse non è mai accaduto in nessun’altra epoca della storia umana». La ragione viene concepita quale fredda capacità di calcolo, chiusa in se stessa, mentre il sentimento è ridotto alla pura reattività dell’istante.

Invece il sentimento, come lo stupore di fronte alla complessità e alla bellezza del mondo che ci circonda, non sminuisce la ragione ma, al contrario, la potenzia. La spinge costantemente a risalire a quell’origine intelligente che c’è alla sua base. «Sono possibili anche altre forme di conoscenza», spiega il filosofo della scienza, «la scienza sperimentale non si occupa di tutta l’esperienza, ma solo di una parte di essa».


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