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Feltri, Sallusti, Belpietro, il premier e Il Fatto: il weekend di follia del giornalismo italiano

Da Kobayashi @K0bayashi

Oggi è lunedì 10 gennaio e ben due dei tre giornali protagonisti della querelle non escono in edicola per la tradizionale chiusura settimanale, ma nei giorni precedenti Libero, Il Giornale e Il Fatto Quotidiano hanno dato vita a un vero e proprio cortocircuito mediatico intrecciando impropriamente personalismi, vendette trasversali e politica. Vediamo di ripercorrerne la cronologia degli eventi, da tenere a memoria come caso di studio di come un certo tipo di giornalismo senza idee stia tentanto di mascherare sempre peggio la sua povertà di contenuti e innovazione radicalizzandosi in posizioni contrapposte, a scapito delle vere notizie (e dei lettori, ca va sans dire).

Feltri, Sallusti, Belpietro, il premier e Il Fatto: il weekend di follia del giornalismo italiano

L’antefatto: il giornalista Vittorio Feltri, nuovo direttore editoriale del quotidiano Libero e tra i sostenito­ri più in vista del Presidente del Consiglio, in un in­contro pubblico tenutosi a Cortina d’Ampezzo (moderato da Marino Bartoletti e alla presenza dell’editore Giampaolo Angelucci), ha sostenuto – in maniera per altro scherzosa, in un contesto piuttosto informale come l’appuntamento di “Cortina Incontra” – che lo stesso Berlusconi non avrebbe chanche per aspirare alla poltrona di prossimo presidente della Repubblica e addirittura nemmeno per ricandidarsi a premier, nel caso l’Italia dovesse andare a elezioni anticipate, per via della zavorra rappresentata dai ben noti recenti scandali a base di escort che hanno visto coinvolto il premier.

Opinione che si può trovare in versione integrale sul canale Youtube di Libero, ribadita il giorno seguente – sabato 8 gennaio – in un pezzo in prima pagina su Libero, un’intervista dello stesso Marino Bartoletti a Feltri dal titolo “Che cosa penso del Cav, di Ciampi e pure di Mou…”.

libero_feltri_intervista_bartoletti

Apriti cielo! L’attuale direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, non si è fatto scappare l’occasione per attaccare frontalmente il suo ex capo (diventato nel frattempo prima numero due della testata di via Negri, da quando era nell’aria la possibile sospensione di Feltri per la vicenda-Boffo, e quindi passato al vertice del foglio rivale assieme a Belpietro) e ha deciso di titolare in prima pagina – nell’edizione dello stesso sabato 8 gennaio – “Napolitano (e Feltri) cambiano bandiera”, un aspro e provocatorio editoriale per svilire, agli occhi dei lettori di centrodestra, una delle penne più affilate del berlusconismo del vecchio e nuovo secolo e rimarcare invece la propria fedeltà alla linea editoriale tanto cara al governo.

giornale_feltri_cambia_bandiera

A cambiare bandiera è anche Vittorio Feltri – scrive Sallusti – Il giornalista, fino a ieri tra i più autorevoli sostenito­ri del premier, in un in­contro pubblico a Corti­na ha detto che Silvio Berlusconi non ha i nu­meri per candidarsi a ca­po dello Stato e che sa­rebbe addirittura meglio che non si ricandidasse neppure a premier. Fini, Bocchino e Di Pietro pos­sono contare su un nuo­vo alleato?

La reazione della controparte, in effetti, non si è fatta attendere che poche ore. Prima con unvideo, registrato in fretta e furia nella redazione di Libero dalla nuova coppia di direttori: nel filmato, diffuso tramite Youtube sul canale del quotidiano, il giornalista tirato in causa dal suo ex vice non le manda certo a dire, ribadendo i concetti chiave del Feltri-pensiero su Sallusti. “Io sono convinto – dice Feltri nel breve spezzone – che Sallusti in questi giorni abbia perso la testa, come tutti quelli che ne hanno poca“, ma anche “[...] basta questo per capire come Il Giornale si sia ridotto a creare dei falsi, e in questo caso io ne sono vittima”. Senti chi parla, verrebbe da dire ricordando la vicenda che portò alla condanna di Feltri a tre mesi di sospensione da parte dell’Ordine dei giornalisti, ma proseguiamo con la mera cronaca degli eventi

Il giorno seguente, domenica 9 gennaio, come preannunciato nel video Libero esce in edicola con un’altra intervista da prima pagina al suo direttore editoriale, questa volta decisamente più “vistosa” (anche a livello strettamente ‘grafico’). Il titolo? “Feltri: la verità su Silvio”, che ripercorre anche la polemica del giorno precedente.

libero_feltri_silvio

Tutto finito? Macché! Nelle stesse ore in edicola spunta l’edizione domenicale de Il Giornale, e ancora una volta Sallusti decide di sparare a zero sull’ex compagno di quotidiano. “Libero depura il Feltri anti-Cav”, accusa dalle colonne di prima pagina della testata che ora dirige, alludendo a presunte ‘censure’ operate dagli ormai rivali editoriali nel riportare le frasi di Feltri estrapolate dall’appuntamento di Cortina Incontra.

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A quel punto, nella polemica, si inserisce addirittura Il Fatto Quotidiano, che nell’edizione di domenica 9 gennaio sbatte la foto di Feltri in prima pagina (una composizione a base di Photoshop con il simbolo comunista sullo sfondo) titolando provocatoriamente “Il compagno Feltri” e lanciando un avvertimento al giornalista di Libero: “Ora si prepari al metodo Boffo”.

fatto_compagno_feltri

Una sorta di “chi la fa, l’aspetti”, insomma, che a questo punto della partita non appare più neanche tanto improbabile come un tempo, quando le due testate ascrivibili all’area politica del centrodestra – Libero e Il Giornale, appunto – facevano fronte comune attaccando a testa bassa ogni voce fuori dal coro pur di decantare le lodi di Berlusconi e del suo governo.

Ora qualcosa appare essersi rotto nel giochino mediatico: Feltri ha imboccato la difficile strada del tentare di convincere tutti (i detrattori ma soprattutto i suoi ex lettori) circa la sua nuova veste di imparzialità, un nuovo battesimo del fuoco per dimostrare di essere davvero “Libero” come evoca il nome del foglio che andrà a dirigere; dall’altra parte Sallusti sta cogliendo al volo ogni opportunità per mettere in cattiva luce l’odiato ex direttore e prendersi finalmente la sua personalissima rivincita, frutto probabilmente dei tanti dissidi interni covati nel segreto della vicepresidenza ed esplosi di botto negli ultimi mesi di convivenza forzata all’interno della redazione del quotidiano di via Negri.

Come una partita a scacchi, allora, si attende adesso solo la prossima mossa di uno dei due contendenti, mentre tutta l’Italia assiste da attonita spettatrice all’indegno spettacolo del ribaltamento di ogni tradizionale fattore di notiziabilità: sparite le inchieste, gli scoop e i reportage da qualsiasi testata nazionale, infatti, le notizie vengono ormai relegate alle pagine interne, mentre le copertine dei giornali (quelle che offrono al lettore il primo impatto sui contenuti) sono piene di autoreferenzialità.

Altro che cani da guardia della democrazia! Giornalisti e direttori, sempre più assurti al rango di star dell’attualità (per lo più politica), diventano loro stessi la notizia del giorno privando i lettori di un’informazione puntuale, imparziale, completa. Fino a quando questi ultimi saranno disposti a sopportare questo incredibile rovesciamento dei ruoli?


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