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Femminicidio

Creato il 08 maggio 2013 da Caval48 @carlovalentini

FEMMINICIDIOHa ammazzato la compagna (41 anni) con cui viveva. Ha confessato subito il delitto senza mai ritrattare. Dopo un anno l'omicida, Ivan Forte, 27 anni, ha visto con sorpresa aprirsi le porte della cella. E' libero. Motivo: scadenza dei termini. Si era trasferito a Rubiera (Reggio Emilia) da Castrovillari, provincia di Cosenza, per proseguire una love story incominciata su Internet che invece si è trasformata nell'ennesimo femminicidio. Adesso il reo confesso è tornato nella sua vecchia residenza e già si levano le prime voci di (giusta) protesta che però come spesso succede rischiano di fermarsi all'indignazione, seppure urlata, senza affrontare le radici del problema: perché questo è potuto accadere ? Per colpa di una legislazione inadeguata ? A causa della negligenza di qualche funzionario della giustizia ? Forse il muro della burocrazia è insuperabile anche quando si tratta di vicende di questo tipo, con una donna ammazzata e un bambino di un anno diventato orfano ?

Dunque, la legge prevede che in caso di omicidio, la custodia cautelare non può durare più di un anno, ovvero in 12 mesi l'imputato ha diritto a un processo. In questo caso l'iter era stato avviato, col sostituto procuratore titolare delle indagini che aveva chiesto al gip il giudizio immediato, anche perché non vi era tanto da investigare, la sequenza del delitto appariva chiara e inattaccabile, inoltre vi era piena confessione.

E qui arriva la vergogna del buco nero di una giustizia che non funziona, ma attenzione: la macchina della giustizia è guidata da uomini. Allora è lecita la domanda: chi e perché dopo la presentazione di quella richiesta non ha fatto nulla ed è passato quasi un anno senza un timbro, una firma, un'annotazione, un interesse ?

Neo-ministro Anna Maria Cancellieri, se ci sei batti un colpo.

Le reazioni dei parenti della donna uccisa appartengono al dolore, allo sdegno, alla cronaca. "Inaccettabile", dice la madre, Rosella (che accudisce al bambino, che ha compiuto due anni), "ci sentiamo traditi dallo Stato", aggiunge il fratello, Alessandro.

Urla sofferte, che debbono avere non comprensione ma una risposta. In questi giorni, sull'emozione di tanti delitti, si è assai parlato della violenza sulle donne, addirittura dal governo è arrivato l'impegno a costituire una task force per proporre provvedimenti urgenti. Altri saggi al lavoro. Ma di fronte al responsabile di un femminicidio che dopo un anno esce dal carcere che possono fare quei saggi ? Il ministro della giustizia deve fare funzionare la giustizia e intervenire laddove si verificano falle, con decisione. La risposta non può essere l'allungamento dei tempi di custodia cautelare: anche un delinquente ha diritto entro 12 mesi ad essere processato in un Paese civile. Ma un Paese civile ha diritto a contare sulla certezza della pena. Che non può non basarsi sul buon funzionamento della macchina giudiziaria, il cui indirizzo, la cui organizzazione, la cui dote economica, il cui intervento con premi e punizioni spetta al ministro ad essa preposto e all'intero governo.

Il fatto che l'assassino in libertà abbia l'obbligo di firma (tre volte la settimana) presso la caserma dei carabinieri di Castrovillari non sposta il cuore della questione. In questo modo giustizia non è fatta. Lui strangolò la convivente, poi diede fuoco alla casa per simulare un fortuito incendio e si fece trovare dai carabinieri col suo corpo in braccio simulando di volerla salvare. Ma il racconto non resse e in caserma confessò: "l'ho strangolata".

Anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha avuto in questi giorni parole giustamente dure verso gli episodi di violenza sulle donne. Adesso le arriverà l'eco di questo femminicidio impunito. Avrà senz'altro un sussulto ma riuscirà a intervenire in qualche modo ? E' la terza carica dello Stato. Non può invadere le competenze altrui però può battere i pugni sul tavolo e pretendere che sia fatta luce sulla vicenda per appurare se e chi sono i responsabili che hanno malservito la giustizia. E' anche intervenendo sui singoli, incresciosi episodi che si può costruire la terza repubblica, che non è solo rifinitura istituzionale ma anche recupero dell'etica, della morale, della giustizia.

Sarebbe bastata un'udienza per interrompere il termine di custodia preventiva. Ma al tribunale di Reggio Emilia non sono riusciti a farla. Nessuno vuole parlare, nonostante l'indignazione salga. Come Ponzio Pilato. Tutti adesso se ne lavano le mani. Quel fascicolo disperso, dimenticato, smarrito è un atto d'accusa. Alcune organizzazioni femminili preannunciano manifestazioni dinanzi al palazzo di giustizia della città emiliana. Ci sono femminicidi in cui la vittima muore due volte. Nell'indifferenza ?


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