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Femminicidio: che cos’è? Che significa?

Creato il 19 settembre 2013 da Laperonza

 

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A parte il termine piuttosto cacofonico, mi pare che la definizione di femminicidio vada stigmatizzata un po’ meglio. Questo perché, abituati come siamo a semplificare, classificare, mettere ogni cosa in un preciso scaffale più per pigrizia mentale che per amore dell’ordine, mi pare che si stia facendo un bel po’ di confusione nell’uso del termine e lo scaffale dove campeggia l’etichetta “femminicidio” si intasa di oggetti che nulla hanno a che vedere con il termine.

Uccisione o violenza compiuta nei confronti di una donna, spec. quando il fatto di essere donna costituisce l'elemento scatenante dell'azione criminosa”. Questa è la definizione che lo Zingarelli, edizione 2012, dà del termine. A parte la bruttura di definire la donna “femmina”, come a sottolinearne la natura animale (potremmo, visto che il termine e di nuovo conio, chiamare il termine corrispondente alla definizione di cui sopra “donnicidio” che già suonerebbe meno cacofonico, cosa non da poco), mi pare lecito chiedersi perché sia necessario inventarsi una definizione per una sfaccettatura dell’omicidio più generale. In questo caso, allora, dovremmo anche coniare qualcosa che assomigli a “maschicidio”.

Può sembrare uno scherzo grottesco il mio ma vi garantisco che non scherzo affatto, anzi. Sono fermamente convinto che questa smania di definire e controdefinire alla fine danneggi il concetto e, trattandosi di materia delicatissima, legata alla vita delle persone, ci andrei molto cauto. Mi spiego: se una donna viene uccisa non perché donna ma per un qualsiasi altro motivo, nel senso che, se al suo posto ci fosse stato un uomo, non sarebbe cambiato nulla e sarebbe morto lo stesso, questo può essere definito femminicidio? Secondo il dizionario no. Secondo la stampa sì.

Ecco il problema: la stampa. La stampa semplifica il semplificato banalizzandolo, annullando l’effetto di classificazione confondendone il significato. A questo punto ogni donna uccisa è vittima di femminicidio, il che non distingue più reati di natura sessuale, causati dalla tendenza alla predominanza del genere maschile, da quelli più generici e di altra natura. Questo confonde, e la confusione inficia l’intento della definizione che, probabilmente, era quello di creare attenzione su un fenomeno. Non distinguendo più il fenomeno dagli altri l’intento è invalidato.

Rimane la speranza, per quanto traballante, di non vedere presto coniati termini del tipo gaicidio, transicidio, o, uscendo dal novero sessuale, politicidio, burocraticidio, imbecillicidio. Abbiamo una lingua stupenda, piena di sfumature e di termini meravigliosi, proviamo ad utilizzarla meglio senza inventarci nuove parole che non servono, confondono e abbruttiscono l’Italiano.

Luca Craia


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