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Fenomenologia del renzismo: quinta parte. La sceneggiata europea e i miti moderni, da quando c’era Berlinguer alle “ragioni” di Civati.

Creato il 22 marzo 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

Berlinguer_Ingraodi Rina Brundu. Tempi duri per i Cavalieri! L’impressione, dopo il tour europeo di Matteo Renzi, è che si sia mandato alla guerra “el ingenioso hidalgo” Don Chisciotte de la Mancha ma che la Merkel ci abbia restituito indietro il solo scudiero Sancho: sortilegio teutonico o malia italica?  Che poi dicono che la “grande sceneggiata” è morta. Crepa di invidia Mario Merola ma il birbante parte-nopeo-parte-fiorentino Matteo Renzi, con le sue sentite-trame innegabilmente italiche – oltre a ricevere un buffetto intenerito dalla teutonica Cancelliera – è riuscito a “coinvolgere” anche il presidente della Commissione UE Barroso e il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy. In Europa non ridevano così dai tempi di Berlusconi; del resto un momento di svago non lo possiamo negare a nessuno, neppure ai burocrati blustellati.

Il problema è che a differenza di Don Chisciotte, il quale si è “limitato” nelle dichiarazioni “pre-battaglia”, Renzi ha voluto esagerare e ha detto in diverse occasioni che l’Italia non è suddito di nessuno. Dichiarazioni palesemente ridondanti: la verità la conoscevamo già. L’Italia non è suddito di nessuno, tranne delle sue stesse malefatte, di quelle passate e di quelle presenti. Soprattutto di quelle presenti, o recenti, “celebrate” con quantità industriali di ostriche dei mari del sud affogate nello champagne Goût de Diamant esondato da bottiglie di Alexandre Amosu: il massimo del lusso!

Quando c’era Berlinguer….pontifica il regista Veltroni. Quando c’era Berlinguer le cose non andavano molto meglio, il fatto è che ce lo siamo dimenticati. E molti dei peccati che gravano sui figli di oggi sono stati commessi proprio dai padri di allora; mi chiedo pure che cosa sarebbe rimasto di tanti nostri miti moderni se a quel tempo ci fossero stati Twitter e Facebook. Vero è che Berlinguer avrebbe “cinguettato” meno di Renzi, ma mica è colpa di Renzi se Berlinguer era figlio di tempi più seri, intendeva la politica come impegno che è anche coscienza delle necessità di una lotta che in definitiva (lo possiamo dire soltanto adesso), non è la “lotta” di un qualcuno contro il Sistema, né la lotta di una “classe” contro un’altra, ma è la lotta quotidiana di ogni uomo, ricco o povero che sia, per dare un senso alle cose, per sopravvivere….

Ecco, il grande problema del renzismo seconda maniera è che non avendo mai avuto a modello le “necessità importanti” di quei tempi più seri, adesso non sa più dove andare. O dove guardare. Non è né carne né pesce. Né don Chisciotte né Sancho. Vive alla stregua dell’arrampicatore anelante rimasto in mutande dopo essersi ubriacato con lo champagne più cool e che del domani non ha certezza…. La situazione è precipitata a tal punto che lungi dal “sospirare” romantici sui meriti veri o presunti di Berlinguer, un dubbio più pratico (drammatico?) ti sfiora: e se avesse avuto ragione Civati, all along? Cazz… arola!

Featured image, miti moderni: Enrico Berlinguer in primo piano; alle sue spalle Pietro Ingrao e Giancarlo Pajetta.


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