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Fenomenologia di Peppa Pig

Creato il 21 dicembre 2013 da Paperoga
kill-peppa In questo anno e passa di vita della bimba, ho riscoperto la televisione per bambini dopo averla abbandonata 25 anni or sono. Nuovi e vecchi cartoni animati mi si sono stampati in testa e nelle orecchie (al netto di ore ed ore di canzoni dello zecchino d’oro..)

Essendo la televisione una dei pochi blandi sedativi alla brama di potere e distruzione della piccola peste, io e Sunofyork abbiamo presto abbandonato, come scrissi a suo tempo, ogni velleità ideologico/pedagogica di proibire la televisione ad una bimba così piccola.

E fu così dunque che, qualche mese fa, apparve Peppa Pig.

Ora so che l’argomento provocherà orticaria in molti di voi, visto l’incredibile assalto di merchandising che ultimamente ha invaso ogni negozio di giocattoli, cartoleria, autogrill, benzinaio o pornoshop del pianeta. Era dai tempi di hello kitty che non si vedeva una tale spudorata marchetta di un prodotto smerciato in mille forme. Esistono le bambole di peppa pig, i trenini di peppa pig, i puzzle di peppa pig, le costruzioni di peppa pig, il burro cacao di peppa pig, e credo che da qualche parte esista anche il diesel di peppa pig, i collant di peppa pig, e il test di gravidanza di peppa pig. Tornando a noi, rispetto ai tempi della mia infanzia, la televisione per bambini si è parecchio diversificata, e sopratutto si è molto interessata all’intrattenimento dei bimbi più piccoli in età prescolare.

Ai miei tempi non c’era molto da sottilizzare per fasce d’età: chi aveva 3 anni non aveva che da guardare quello che vedevano i bambini di 12, eccezion fatta per alcuni cartoni come Barbapapà e la Pimpa, forse.

Oggi ci sono interi canali tematici pieni di cartoni animati per piccolissimi di cui Peppa Pig non è che l’esempio più ampio e perfetto. Ma in cosa consiste una puntata di Peppa Pig?

Cominciamo col dire che in qualsiasi puntata di Peppa Pig non succede un cazzo di niente. Non c’è una trama, ma solo un canovaccio esilissimo su cui si impostano le barbose vicissitudini di questa famiglia di maiali picassiani. Le puntate inoltre durano si e no 4 minuti, roba che se ti distrai è già bella che finita.

Trama di una puntata di Peppa Pig.

1) Sigla: Peppa pig ci tiene a dirti più volte che lei è Peppa Pig: ti viene da scagliare il telecomando sul televisore per centrarle il muso.

2) Peppa Pig inizia la puntata facendo una cosa assieme alla famiglia o al fratellino George, una cosa il più delle volte noiosa.

3) La famiglia si reca in macchina da qualche parte, percorrendo pendii del 70% che manco un gatto delle nevi potrebbe scalare, o che a scalarli a piedi ci vorrebbe corda e picozza. Il mondo di peppa Pig è fatto tutto di pianure e improvvise colline irtissime.

4) Peppa Pig o il fratellino George con in mano sempre quel cazzo di dinosauro giocattolo combinano qualche casino/non riescono a fare qualcosa. Peppa Pig ha l’abitudine di coglionare il fratello o ridicolizzarlo, e puntualmente il fratellino George scoppia in lacrime che manco la madonna di civitavecchia.

5) Intervento maledestro di quel babbeo di Papà Pig, che viene ridicolizzato da tutti, in particolare da quella stronza della figlia.

6) Soluzione del problema mediante l’aiuto della cazzutissima  madre, o comunque con il reciproco aiuto dei membri della famiglia o degli amici (fatta eccezione quel lobotomizzato mezzo cecato di Papa Pig)

7) Occasionale salto nelle pozzanghere di fango.

8) Convulsioni finali. Tutti i personaggi di Peppa Pig  si gettano per terra dalle risate in una sorta di isteria da gas nervino.

In Peppa Pig, come nei cartoni per bimbi piccolissimi, non ci sono personaggi negativi, non ci sono nemici, meno che mai mostri o spauracchi. Ci sono solo piccole difficoltà legate al quotidiano che vengono risolte mediante la cooperazione, o l’ammissione delle proprie colpe, o mediante uno sforzo aggiuntivo. Il risultato è un prodotto innocuo, tranquillizzante, immerso in una atmosfera color pastello di perenne felicità e grugniti.

Tradotto per noi adulti, una gigantesca rottura di coglioni. Immane, oserei dire.

Ma sopratutto, rispetto a 25 anni fa, c’è una totale revisione dei messaggi da affidare ai cartoni animati. Maggiore controllo, maggiore rigore pedagogico, maggiore considerazione delle variegate fasce d’ascolto dovute all’età dei bambini.

Senza dubbio, il prezzo pagato alla assenza di trame, o la svalutazione del ruolo paterno, assegnato ad un completo idiota, fa il pari con l’evitare che contesti, messaggi o immagini troppo complesse o adulte possano essere intercettate e non comprese da un bimbo di 3 anni.

Ma perchè ho parlato di Peppa Pig come premessa al prossimo post sui cartoni animati anni ’80?

Perchè noi, i bimbi di quel decennio, tutte queste attenzioni pedagogiche mica le abbiamo ricevute. A partire dal 1978 le televisioni pubbliche e private non hanno fatto che sfornare centinaia (non decine, proprio centinaia) di cartoni animati in gran parte di fattura giapponese, e noi bimbi ci siamo ritrovati a guardare, senza filtri, controlli o bollini rossi, tonnellate di ore di cartoni caratterizzati dall’esatto opposto di una Peppa Pig: trame complesse, scene estremamente violente, continui riferimenti sessuali, tematiche spesso troppo adulte per poter essere assimilate. Da quel decennio siamo usciti noi: i figli dell’Ape Magà, di Star Blazers e di Lamù.

E’ dunque di questa incredibile esperienza vissuta da bambino, tra sangue a canali, incesti, decine di decessi violenti e qualche tetta sbirciata, che vi parlerò nei prossimi post.

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