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“Fermiamo il taglio”, la campagna di Amref contro le mutilazioni genitali femminili nel mondo

Creato il 05 febbraio 2016 da Stivalepensante @StivalePensante

Sono molte le organizzazioni sono in prima linea per combattere il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili (Mgf). Tra queste Amref, che lancia “Stop the cut” (Fermiamo il taglio), campagna di sensibilizzazione nelle comunità africane attraverso la radio e le testimonianze di chi è salvo grazie ai Riti di Passaggio Alternativi. Inoltre la più grande organizzazione per lo sviluppo sanitario del continente africano lancia un appello alla Sierra Leone, dove il ministro del Welfare e delle Pari opportunità ha annunciato che la mutilazione genitale femminile è una pratica culturale che, contrariamente alla posizione internazionale, non è considerata illegale.

(amref.org)

(amref.org)

“Fermiamo il taglio”, la campagna di Amref contro le mutilazioni genitali femminili nel mondo. Nel corso del suo lavoro con le comunità, Amref ha notato che le mutilazioni non solo portano a problemi medici ma svantaggiano le donne portandole ad abbandonare gli studi quando sono molto giovani, costringendole a matrimoni precoci, relegandole a ricoprire nelle comunità la posizione più bassa per quanto concerne lo sviluppo umano.

Tra le comunità africane sono considerate importanti le pratiche di iniziazione dall’adolescenza all’età adulta e per questa ragione Amref ha incoraggiato le comunità ad abbandonare le mutilazioni genitali per rimpiazzarle con pratiche che sostengano il benessere e la salute delle donne. In Kenya e Tanzania l’Ong ha lavorato con gli anziani delle comunità Masai per sviluppare un Rito di Passaggio Alternativo per le adolescenti. Messo in pratica dal 2012, consente alle ragazze di effettuare la transizione all’età adulta senza subire il taglio. Nel solo Kenya, oltre 8mila ragazze hanno partecipato al rito di passaggio alternativo, scampando alla morte, alle ferite e al matrimonio precoce. In Etiopia Amref ha lavorato con più strutture, multi settoriali, del governo per affrontare le Mgf.

Il progetto “Uniti per i Diritti del Corpo”, finanziato dal governo olandese, si svolge nella Regione di Afar (Etiopia) da 5 anni e ha portato a un declino significativo nella diffusione della pratica. Nella zona del South Omo (al confine tra il Kenya e Sud Sudan) un progetto finanziato dal governo canadese combatte le tradizionali dannose pratiche, incluse le mutilazioni, puntando a influenzare un cambiamento comportamentale e a incoraggiare il potere decisionale femminile sulle questioni materne e inerenti i bambini.

La battaglia di Amref è ora rivolta alla Sierra Leone, uno dei pochi Paesi africani che non ha ancora dichiarato illegale la Mgf. Altra organizzazione in campo è Plan International che nel 2012 ha sviluppato un progetto sulla salute infantile, in collaborazione con il ministero degli Esteri finlandese, in due aree dell’Etiopia: Amhara e Snnpr. Nel 2015 il progetto ha esteso il suo intervento anche a Gambella e a Oromiya. I primi risultati sono arrivati nel 2013 quando in 10 villaggi dell’area d’intervento il 92% delle neonate non è stato sottoposto alle Mgf e 14 comunità hanno dichiarato illegale tale pratica prevalendo sulla magistratura ufficiale. E’ il dialogo con le comunità a essere un efficiente strumento di cambiamento. Coinvolgendo tutti i rappresentanti dei villaggi, si educano le persone alle dannose conseguenze delle Mgf. Un grande risultato rappresenta il Uncut Girls’ Club (il Club delle Ragazze Non Mutilate) che si è formato quando gli operatori di Plan International hanno iniziato a informare sulle conseguenze dolorose delle Mgf a scuola.  (AGI)


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