Muffa e immondizia al posto di un centro di accoglienza per migranti a Roma
Cumuli di immondizia all’ingresso, muffa alle pareti, porte e finestre del primo piano murate, erbacce dappertutto: doveva essere un centro d’accoglienza per i migranti transitanti a Roma, eppure ancora oggi l’ex Ferrhotel, nei pressi della stazione ferroviaria Tiburtina, si presenta in uno stato di abbandono. Lo stabile era stato ceduto in comodato d’uso al Comune in soli tre giorni dalle Ferrovie dello Stato dopo l’afflusso straordinario di profughi a giugno.
Il 1 luglio venne annunciato l’avvio della riconversione: i lavori dovevano partire a inizio luglio, durare circa un mese e costare tra i 150 e i 200mila euro. Per la gestione sarebbe stato pubblicato un avviso pubblico o un bando di gara mentre accordi con le ASL avrebbero garantito l’assistenza sanitaria. Ma il cantiere non è mai partito. Ferrovie dello Stato fa sapere che «la struttura è stata gestita direttamente da Roma Capitale». Nei fatti il progetto si è arenato una volta arrivato all’esame della Ragioneria comunale perché dalla stima iniziale di 150mila euro si è passati a quella di 600mila.
L’ex assessore alle Politiche sociali Francesca Danese, che aveva fortemente voluto il progetto, puntualizza di aver «consegnato tutti gli atti e fatto tutti i passaggi amministrativi previsti. La nostra idea era farlo partire in breve tempo, toccava poi alla Ragioneria autorizzare il cantiere ma il problema è stato reperire le risorse. La legge 41/2003 della Regione Lazio impone di rispondere ad una serie di requisiti che hanno fatto rapidamente lievitare i costi».
«Nonostante gli sforzi fatti, i blocchi di un’amministrazione che già faticava non hanno permesso di portare a compimento l’opera – aggiunge Alessandro Radicchi, responsabile dell’Osservatorio sul Disagio nelle Stazioni – Quella struttura ancora è importantissima soprattutto ora che si avvicina l’emergenza freddo».
Il centro Baobab da giugno a oggi ha accolto circa 35mila persone fornendo kit di arrivo e di partenza, pasti caldi, coperte e vestiti. Invece il Ferrothel resta chiuso: i suoi 1.100 metri quadri avrebbero potuto ospitare in media 100 persone alle quali assicurare 50 camere e un pasto nello scantinato che doveva essere adibito a mensa.
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