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Festa dell Santissima Trinità

Creato il 02 giugno 2012 da Ambrogio Ponzi @lucecolore
3 giugno 2012 Antifona d'IngressoSia benedetto Dio Padre,e l'unigenito Figlio di Dio, e lo Spirito Santo:perché grande è il suo amore per noi. CollettaO Dio altissimo, che nelle acque del Battesimo ci hai fatto tutti figli nel tuo unico Figlio, ascolta il grido dello Spirito che in noi ti chiama Padre, e fa' che, obbedendo al comando del Salvatore, diventiamo annunziatori della salvezza offerta a tutti i popoli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te... LITURGIA DELLA PAROLAPrima Lettura Dt. 4, 32-34. 39-40Il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra; e non ve n'è altro.Dal libro del Deuteronòmio Mosè parlò al popolo dicendo: «Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l'uomo sulla terra e da un'estremità all'altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l'hai udita tu, e che rimanesse vivo? O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un'altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi?Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n'è altro. Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre». - Parola di Dio Salmo Responsoriale Dal Salmo 32Rit.: Beato il popolo scelto dal Signore.Retta è la parola del Signore e fedele ogni sua opera. Egli ama la giustizia e il diritto; dell'amore del Signore è piena la terra. - Rit.Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera. Perché egli parlò e tutto fu creato, comandò e tutto fu compiuto. - Rit.Ecco, l'occhio del Signore è su chi lo teme, su chi spera nel suo amore, per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame. - Rit.L'anima nostra attende il Signore: egli è nostro aiuto e nostro scudo. Su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo. - Rit. Seconda Lettura Rm 8, 14-17Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».Dalla lettera di san Paolo apostolo ai RomaniFratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. - Parola di Dio Vangelo Mt 28, 16-20Battezzate tutti popoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.Dal vangelo secondo MatteoIn quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io so­no con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». - Parola del Signore RIFLESSIONI La liturgia celebra la festa della Trinità. Come è inevitabile, non affronta il mistero nella sua globalità, ma lo accosta dal punto di vista della vita vissuta; In modo particolare l’esperienza di comunione della comunità è rappresentato dalla Trinità. Questa parzialità coglie alcuni aspetti e lascia spazio ad altre prospettive: non finiremo mai di ascoltare questo mistero! Il Vangelo di questa liturgia dell’anno B è attento ai contraccolpi pratici, cioè a come Dio, uno e trino, si sia manifestato lungo i millenni in una progressione che ancora deve esprimere tutte le sue potenzialità. Dio lo fa nella storia che viviamo e quindi ci invita a riflettere e a verificare fino a che punto la nostra esistenza è segnata da questo Mistero per eccellenza. Consideriamo il brano di Vangelo, breve, ma densissimo anche di contenuto e di concretezza. Teniamo il testo sotto gli occhi e vediamo alcuni passaggi. Si tratta dell’incontro ultimo degli apostoli con Gesù. Gesù dà l’appuntamento ai discepoli presso un monte che Lui aveva indicato. Il richiamo del monte ci ricorda altri momenti del manifestarsi di Gesù. Gesù convoca i discepoli ed a questo appuntamento loro vanno obbedendo e prostrandosi. “Prostrarsi” significa venerare Gesù e riconoscerne il valore e l’autorevolezza. Però poi si dice subito che i discepoli “dubitarono”. La prima attenzione è a questo misto di fede e di incredulità. La fede non elimina il dubbio. La nostra difficoltà sta nell’arrenderci, perché di fatto ci è chiesto di credere in qualcosa che non vediamo. Per l’uomo e per noi oggi, l’adesione a Gesù nella fede non è qualcosa di automatico, ma è una grazia, un dono, una ricerca, un travaglio. Teniamo allora ferma la nostra attenzione sul fatto che ci si può prostrare davanti al Signore con sincerità, ma al tempo stesso vivere una situazione di incertezza e di dubbio. L’approdo alla fede è un cammino da vivere con fiducia, utilizzando tutti gli strumenti e le opportunità che il Signore ci offre. Dobbiamo sempre e comunque porci la domanda sulla nostra adesione al Signore e al suo rivelarsi. Questo misto di fede e di incredulità ci sollecita ad una doppia attenzione: da un lato, Dio, attraverso Gesù, non spegne la sua luce di fronte alle resistenze residue del nostro cuore, ma continua a cercarci, a interpellarci e a inviarci; dall’altro lato, la nostra fede, proprio perché non è un’esperienza perfetta, ha bisogno di essere coltivata con la preghiera, la riflessione, l’attenzione alla Parola ascoltata, e di essere chiesta allo Spirito Santo. In questo brano c’è un’altra opposizione tra la fragilità e la debolezza dei discepoli, e il fatto che Gesù affidi proprio a loro la missione. Il testo ci dice che Gesù affida con decisione la totalità di quella che è stata la sua missione, cioè il suo tesoro, la sua ricchezza, il suo dono: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io so­no con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”; sottolineo l’attenzione sul termine ‘ tutti ’. È come se l’evangelista volesse rimarcare con forza l’opposizione che c’è tra la totalità e la fragilità del gruppo dei discepoli, persone fragili, senza titoli particolari, che hanno vissuto esperienze anche di tradimento, e la sua missione. Non è certo per la loro forza che vengono inviati, ma per grazia e per la presenza del Signore in loro. Questo che cosa significa? L’esito positivo della missione non si poggia sulle nostre capacità, ma sulla potenza dello Spirito e sulla presenza del mistero. È possibile un doppio fraintendimento: da un lato, presumere di essere noi in assoluto gli autori della missione; e dall’altro, vivere uno scoraggiamento, cioè credere di non esserne capaci. In sostanza, il superamento della contraddizione consiste nel vivere la grandezza della missione e le relative difficoltà, coscienti dei nostri limiti. Il peccato sarebbe lo scoramento e la resa. La via positiva è invece accettare la missione che il Signore ci affida nella consapevolezza umile e nella serena certezza che il Signore è presente in noi, nella realtà e negli avvenimenti. Ciascuno di noi è chiamato a rinnovare la coscienza della chiamata, a riconoscere la fragilità e a non presumere, come chiesa, di avere in assoluto la capacità di compiere il nostro mandato. Questo ci fa cogliere anche l’importanza e il valore del fatto che l’azione della persona non sia totalitaria, cioè che il fare non assorba tutto il nostro tempo, ma che l’azione sia accompagnata costantemente dalla preghiera, non come formula, bensì come atteggiamento, nella coscienza che Gesù è presente non solo accanto a noi, ma in noi. È fondamentale fare spazio al Signore per attingere la forza e l’energia per procedere verso la risposta positiva della missione. C’è un secondo punto che mi sembra importante: nella festa liturgica della Trinità è opportuno sottolineare che la missione include l’azione del ‘ battezzare nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo ’. Cosa vuol dire? Includere vuol dire rendere partecipi le persone della vita trinitaria: i battezzati sono introdotti a vivere nella Trinità e da essa sono nutriti. La Trinità vive in me e io vivo nella Trinità come il Vangelo ci dice che Gesù è in noi e noi siamo in Lui. Compito della chiesa non è affermare se stessa, ma collaborare alla dilatazione del Regno che è introduzione al mistero trinitario per tutta l’umanità. Una possibile sintesi la troviamo nella RIFLESSIONE Dubitano, ma vanno all’incredibile appuntamento e si prostrano. Non hanno nulla da vantare, né meriti né successi né singolari capacità…. E tuttavia Gesù rischia su di loro tutta la sua autorità religiosa, la sua Parola, la sua energia spirituale, il futuro della sua missione e del suo insegnamento. La sproporzione è superata dalla presenza permanente di Gesù in tutti i tempi e in tutti i luoghi, fino alla fine. Il che significa: chi evangelizza si lasci continuamente evangelizzare; chi annuncia la comunione operi per la comunione. La fragilità della missione è sotto i nostri occhi ed è la nostra esperienza. Siamo però chiamati con forza ad osare. I deboli che si appoggiano al Signore sono i forti, perché si aprono al vento e al soffio dello Spirito. Ciò che conta non è presumere, ma insieme osare.

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