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Festival di Cannes: “Sicario”, in un film thriller la denuncia sul narcotraffico tra Stati Uniti e Messico

Creato il 20 maggio 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

La guerra del narcotraffico al confine tra Stati Uniti e Messico, in “una terra di lupi” senza legge dove vige solo la regola della violenza, irrompe al festival di Cannes. Ieri in concorso passa “Il sicario” di Denis Villeneuve con Benicio Del Toro.

Cannes -

Cannes – “Sicario”: da destra Benicio del Toro, Emily Blunt, il regista Denis Villeneuve e Josh Brolin (timesunion.com)

“Sicario”, la accuse all’America della gestione della zona di frontiera tra Stati Uniti e Messico. I cartelli di Medellin? Solo un’illusione, un modo per trovare un unico nemico, la frontiera del Messico è invece una vera e propria zona di guerra dove non ci i sono buoni o cattivi, ma solo lupi: gli unici che riescono a sopravvivere. Con questo spirito arriva in concorso “Sicario”, thriller di frontiera che accusa l’America del regista canadese Denis Villeneuve, con Emily Blunt, Benicio Del Toro e Josh Brolin, che sarà in sala dall’11 settembre con la 01. Un film duro che racconta come nella zona di frontiera tra Stati Uniti e Messico ci si ritrovi in una vera e propria zona di guerra, in un territorio di non-diritto. Cadaveri in decomposizione e murati nelle case, sparatorie tra la gente, mine, immigrazione clandestina, Sicario ci porta in una situazione da Afghanistan, dove il corpo d’elite Usa vive protetto in un fortino.

Le parole del regista Denis Villeneuve. “E’ una realtà di cui in America non si parla – afferma in conferenza stampa l’apprezzato regista canadese di ‘Prisoners’ – tutti conoscono la violenza di quel luogo su cui vige però una cappa di silenzio. La violenza è orribile, ma il silenzio è ancora peggio. Come regista – aggiunge – non me la sono sentita di non raccontare questa realtà. ‘Sicario’ non parla tanto di Messico quanto delle responsabilità dell’America”.

La trama di “Sicario”. In una zona di confine tra Stati Uniti e Messico un’agente dell’Fbi dell’Arizona, Kate Macer (Emily Blunt), viene arruolata dall’agente speciale Matt Graver (Josh Brolin) in una task force governativa contro i cartelli messicani della droga. Con loro a guidare l’iniziativa c’è anche il consulente colombiano Alejandro (Benicio Del Toro) dal passato misterioso. La squadra parte per un viaggio clandestino che porterà a galla lo scopo sotterraneo di Alejandro, costringendo Kate a mettere in discussione le sue certezze morali.

Le parole di Benicio Del Toro. “Avevo capito subito che il mio personaggio combattesse col fuoco – afferma Benicio Del Toro che di terra messicana se ne intende – ho lavorato spesso in film che trattavano questo argomento (‘Le belve’, ‘Traffic’ ecc. ndr), ma qui Denis dice qualcosa di nuovo attraverso il mio personaggio, si confronta con i temi della giustizia e della vendetta. Il film non da’ risposte, si interroga se il fine giustifica i mezzi. Il regista aveva le idee molto chiare: raccontare la realtà”. Più deciso ancora il collega Josh Brolin: “Questo è un film sul futuro dell’America”. L’unica donna nel film è Emily Blunt che interpreta un personaggio tutto d’un pezzo che si ritrova a combattere, oltre che con i trafficanti di droga, anche con i propri dubbi morali. “Kate è una donna forte e allo stesso vulnerabile – afferma la Blunt, che aveva già lavorato al fianco di Del Toro in ‘Wolfman’ – ho parlato con delle donne che lavorano nella Swat (ndr, unità speciali anti-terrorismo Usa) cercando di interrogarle sulla loro vita personale, su cosa c’è sotto quella pelle apparentemente dura. Non si può essere catalogate dure solo perchè impugni una pistola. Le donne forti sono ovunque”. Per la Blunt lavorare con un cast totalmente maschile non ha costituito un problema. “Capita spesso – dice l’attrice di ‘The Young Victoria’ – comunque mi sono divertita sul set nonostante sia un film molto cupo”. “Era come stare alla asilo”, le fa eco ironicamente il regista. (AGI)


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