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FFP: quali scenari aprono le sanzioni a PSG e a Manchester City?

Creato il 25 giugno 2014 da Tifoso Bilanciato @TifBilanciato

E’ notizia nota l’applicazione delle sanzioni (60 milioni di Euro e la limitazione dei giocatori iscrivibili alle liste UEFA) per il Paris Saint-Germain e per il Manchester City, alla luce del mancato rispetto dei vincoli di bilancio introdotti dal Fair Play Finanziario. Nonostante in molti mettessero in dubbio la reale portata della nuova normativa voluta fermamente da Platini alla luce dei sempre crescenti deficit di bilancio, il CFCB è stato inflessibile nell’individuare le misure contro i club che più di tutti hanno sfruttato contratti di sponsorizzazioni a valori lontani dal relativo fair value. Prescindendo dalla modalità utilizzata dall’organo di controllo per la determinazione del fair value di quei contratti così particolari (emblematico è il caso del PSG, che parla di “promozione nel mondo dell’immagine del Qatar”), è apparso subito chiaro che il sistema sanzionatorio sarà inflessibile e pronto a colpire i club indisciplinati, sebbene con tutte le attenuanti del caso. Nella fattispecie in esame, infatti, sono stati utilizzati i punti e) e g) tra quelli precedentemente identificati dalla UEFA, ovvero:

  1. Warning
  2. Reprimand
  3. Fine
  4. Deduction of points
  5. Withholding of revenues from a UEFA competition
  6. Prohibition on registering new players in UEFA competition
  7. restriction on the number of players that a club may register for participation in UEFA competitions, including a financial limit on the overall aggregate cost of the employee benefits expenses of players registered on the A-list for the purposes of UEFA club competitions
  8. disqualification from competitions in progress and/or exclusion from future competitions
  9. withdrawal of a title or award

 

Sulla base di quanto sopra si possono individuare 3 gruppi che definiscono e riassumono la portata sanzionatoria:

  1. riguardante i punti dalla a) alla c)
  2. riguardante i punti dalla d) alla g)
  3. riguardante gli ultimi due punti

Appare quindi chiaro che la UEFA voglia si punire le squadre che hanno speso al di sopra delle proprie disponibilità, ma dalle tipologie di sanzioni applicate è ragionevole presupporre che la predetta organizzazione internazionale abbia ritenuto migliore un approccio che valuti il perdurare delle eventuali sforature dei limiti previsti da Fair Play Finanziario, senza ricorrere alle massime sanzioni possibili (rientranti nel terzo gruppo di cui sopra, cioè i punti h ed i).

 

A mio personale giudizio, la strada intrapresa sembra essere la più prudente e forse non risponde in toto alle richieste avanzate a gran voce da parte di quei club che hanno attuato molteplici sforzi nel corso degli anni affinché arrivassero pronti all’appuntamento con la prima verifica del CFCB, anche alla luce del maggiore tempo dato alle società calcistiche per allinearsi ai nuovi parametri previsti dal FPF. Tuttavia va anche riconosciuto come alcuni club, tra cui le nostre Inter e Roma, abbiano effettivamente messo in atto una politica di riduzione dei costi graduale che, tuttavia, non è potuta essere più efficace alla luce dei lunghi contratti precedentemente sottoscritti con atleti e fornitori, arrivando quindi ad una perdita aggregata superiore ai 45 milioni € prevista come limite massimo dalla UEFA. Per questi club vi sarebbe stata una certa iniquità nel ricevere una sanzione di pari livello a quella ricevuta da PSG e City e, pertanto, apprezziamo la scelta di inserire una prima fase che preveda un avvertimento e che consenta di proseguire con il processo di risanamento dei conti dei club (la Roma, per esempio, quest’anno migliorerà sensibilmente il proprio risultato d’esercizio, grazie a una gestione ordinaria e di calciomercato intelligente, i cui effetti tangibili si sono concretizzati nel raggiungimento del secondo posto in Serie A e che porteranno ulteriori effetti positivi nel bilancio della prossima stagione, grazie alla qualificazione diretta in Champions League).

Va tuttavia riconosciuto come la scelta della UEFA di non applicare le massime sanzioni abbia permesso soprattutto al PSG (e in misura minore al City, dato che quest’ultimo ha già rafforzato la propria posizione alla luce dei maggiori ricavi che si genereranno in seguito alla rinegoziazione dei diritti televisivi della Premier League) di rafforzare la propria struttura dei ricavi, alla luce delle ultime due partecipazioni alla Champions League e dei giocatori di calibro internazionale presenti in squadra, i quali hanno permesso al club parigino di sottoscrivere nuovi importanti contratti di sponsorizzazione che permetteranno di migliorare il risultato di esercizio (anche grazie alla restrizione imposta dalla UEFA sul numero di giocatori presentabili per le manifestazioni internazionali, sceso a 21 dai 25 solitamente previsti e al limite economico-finanziario sul monte ingaggi che, di fatto, obbliga a effettuare delle cessioni a fronte di nuovi acquisti). Una squalifica dalle massime competizioni, infatti, avrebbe allontanato sponsor e atleti (tendenzialmente per i giocatori più di prospettiva la differenza è fatta dal progetto, oltre che dall’ingaggio e dalla commissione riconosciuta all’agente), impedendo così un rapido miglioramento dei conti dei sopracitati club.

 

In definitiva l’approccio della UEFA, volto a imprimere una reale sferzata alle perdite registrate nel corso del primo decennio del duemila dai club calcistici, è stato orientato ad una progressiva applicazione del regime sanzionatorio, dimostrando, da un lato, una maggiore accondiscenza verso quei club che stanno producendo miglioramenti tangibili sui propri bilanci e mostrando, dall’altro lato, quella che potrà essere la reale portata sanzionatoria in presenza di prolungate violazioni dei requisiti previsti dal Fair Play Finanziario.


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