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Fiat: tre ipotesi per bloccare gli anni 50

Creato il 03 gennaio 2011 da Brunougolini
Anno orribile per il sindacato questo 2010. Dovrei dire, però, per il sindacato più grande, la Cgil. Non per Cisl, Uil e Ugl, la nuova Triplice: appaiono liete e soddisfatte per come vanno le cose. Noncuranti del fatto che sia stato l'anno che ha registrato il massimo grado di divisione non solo tra le sigle ma nello stesso mondo del lavoro. Con un depotenziamento dell'autorità sindacale complessiva. Non bastano infatti i riconoscimenti formali di mass media, governo e imprenditori.
Ora che succederà? E’ possibile, come fa Marchionne, immaginare piani A, B,C. Nel primo la Cgil capeggiata da Susanna Camusso (unica seria novità del 2010) conquista un nuovo accordo unitario con altri sindacati e Confindustria sulla rappresentanza e la Fiat rientra nei ranghi della Confindustria stessa. Lo sbocco suggerito anche da un esito del referendum non lineare e che mostra, come per Pomigliano, stati di sofferenza. È così aperta anche con la Fiom la trattativa sul nuovo contratto nazionale del settore (anche se non è chiaro quale altra azienda potrà parteciparvi oltre la Fiat) magari inserendo in un nuovo consiglio di sorveglianza alla tedesca dirigenti sindacali come Landini. Anche lui, come i sindacati della Chrysler, un po’ padrone dell’azienda. 
Il piano B vede tramontare tali ipotesi. Gli scioperi generali di Fiom e Cgil scuotono il Paese, radicalizzano la lotta politica ma non mutano le scelte di Marchionne. Il rischio, come diceva Aventino Pace, è di “andare come tori nella nebbia”. Nelle aziende e non solo alla Fiat trovano nuovi spazi i Cobas. Addio al sindacato come soggetto politico generale. E i risparmi sul lavoro non fanno decollare i vecchi modelli Fiat.
C'è una terza ipotesi. La Cgil, la Fiom non si accontentano delle giuste proteste. Decidono di stare comunque nelle "nuove" fabbriche per spingere i sindacati "nominati" e non eletti a farsi carico dei problemi degli operai, a proporre alternative a condizioni disumane che corrompono l'integrità psicofisica del lavoratore, a imporre un'informazione seria sugli investimenti promessi. Un modo per riconquistare sul campo una rappresentanza negata, fino a ottenere un nuovo sistema di relazioni nei luoghi di lavoro. Compito difficile, anche per le difficoltà di delegati sindacali semiclandestini: senza le agevolazioni assegnate solo ai "nominati". Non una guerriglia ma una guerra impegnativa. Col contributo delle numerose altre categorie che finora  non hanno subito le umilianti sconfitte riservate alla Fiom. E per ricostruire dal basso l'unità sindacale che nel 2010 è sembrata andare definitivamente a pezzi.
Fantasticherie? Può essere. Ma possono essere fantasticherie anche quelle di tanti tifosi che dai loro scranni decretano gli osanna ai moderni presunti vincitori e brindano ai nuovissimi anni 50. Dovrebbero perlomeno ricordare che dopo gli anni 50 arrivarono gli anni 60 e 70.

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