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Fidenza celebra il giorno della memoria

Creato il 17 gennaio 2013 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

E' un pezzo del testo ebraico del Salmo 23 che le maestre ebree deportate nei campi di concentramento facevano cantare ai bambini.

FIDENZA CELEBRA IL GIORNO DELLA MEMORIA IN DUE GIORNATE

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Il 25 gennaio alle ore 17.30 si terrà un consiglio comunale straordinario al Centro Giovanile

Il 27 gennaio alle 11.00 a Casa Cremonini incontro con gli autori Bettelli e Gennazzano

Fidenza, 17 gennaio 2013 – Fidenza celebra il Giorno della Memoria per ricordare lo sterminio del popolo ebraico con due appuntamenti.
Venerdì 25 gennaio alle ore 17.30 il consiglio comunale si riunirà in una seduta straordinaria al Centro giovanile di via Mazzini.
Le celebrazioni si apriranno con il saluto del presidente del consiglio comunale,Francesca Gambarini, e del sindaco Mario Cantini. Seguirà lo spettacolo teatrale “La notte” di Elie Wiesel, realizzato da Franco Tanzi con le scuole secondarie di primo grado di Fidenza. Lo spettacolo - ispirato a “La notte”, il romanzo autobiografico di Elie Wiesel, che racconta l’esperienza dell’autore nei lager nazisti – presenterà una nuova elaborazione e nuove installazioni rispetto al 2012.
Il 27 gennaio alle ore 11.00 a Casa Cremonini il Giorno della memoria sarà celebrato con “Ebrei ieri e oggi – Un popolo perseguitato. Una religione proibita”: incontro con Francesca Bettelli, autrice di “La fabbrica dei fantasmi” e Robert Gennazzaro, autore di “Tredici milioni. Prognosi riservata della comunità ebraica”. Nel corso dell’evento avverrà un collegamento radio con la trasmissione culturale “Carta vetrata”.
“La fabbrica dei fantasmi”, di Francesca Bettelli, è un racconto di taglio teatrale, dove si immagina un cineoperatore americano che, chiamato a filmare l’apertura dei lager per l’esercito Usa, si dedica a raccogliere le giustificazioni dei cittadini che hanno convissuto con l’abominio dell’Olocausto.
Tredici milioni. Prognosi riservata della comunità ebraica”, di Robert Gennazzaro (alias di Piero Di Nepi), è uno sguardo dall’interno, disincantato, perfino impietoso, sulla più antica minoranza mondiale, che vede in una certa riappropriazione di se stessi e delle proprie radici dei nuovi muri, dove le pietre e i mattoni non ci sono più, ma gli effetti sono ugualmente nefasti.


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