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Figli: 5 consigli su come trasmettere le regole

Da Quipsicologia @Quipsicologia

Chiarito che è di fondamentale importanza la trasmissione delle regole nell’educare i nostri figli, esistono degli accorgimenti per aiutare noi genitori in questo compito..

Figli: 5 consigli su come trasmettere le regole
Vediamo quali.

 

1) ESPRIMERE LE REGOLE AL POSITIVO

Non è mai troppo presto con i nostri figli per iniziare a concentrarsi sulla positività, perciò fin da quando sono molto piccoli. Un ordine negativo (“Non picchiare tuo fratello”) è molto meno stimolante di un ordine positivo (“Gioca con tuo fratello” o “Presta i giochi a tuo fratello”). Una modalità espressiva negativa fa concentrare involontariamente l’attenzione su ciò che viene dietro il “non” e porta a visualizzare l’azione negativa rafforzando il ricordo dell’azione che noi genitori vorremmo non succedesse. E come se i divieti espressi al negativo innescano la dinamica della tentazione. L’esprimersi al positivo, inoltre, aiuta a pensare ed agire positivamente, consentendo in questo modo l’aumento della consapevolezza e della fiducia nelle proprie potenzialità di fronte a contesti e a situazioni nuove.

2) ESSERE CONCISI E NON PARLARE TROPPO

Noi genitori siamo convinti che ripetendo tante volte lo stesso contenuto questa modalità aumenterà l’effetto della memorizzazione. Quindi, apparentemente siamo certi che più ripetiamo ai nostri figli determinate cose, più essi dovrebbero memorizzarle e farle proprie. In realtà non è così. Esiste, infatti, un meccanismo psicologico molto noto che viene definito assuefazione, e cioè che la ripetizione continua e uniforme di un’istruzione fa sì che l’atto stesso non venga più appreso. E’ inutile quindi arrovvellarci ripetendo a nostro figlio cento volte di mettere in ordine la sua cameretta e magari, ribadendogli anche il fatto che è un disordinato. Piuttosto l’alternativa potrebbe essere quella di trasmettere le regole con dolcezza, ma allo stesso tempo con fermezza e determinazione, senza lamentarsi dei suoi comportamenti manifestati nel passato. Riprendendo l’esempio precedente potrebbe essere utile dire: “Che ne dici se oggi mettiamo in ordine la tua cameretta? Potresti intanto iniziare nel rimettere i pennarelli nella loro scatola, mentre io sistemo il tuo lettino”. E’ ovvio che il bambino può anche non fare quello che gli abbiamo appena chiesto: se lo fa, è utile però metterlo in evidenza; se non lo fa, potremmo iniziare a farlo noi con lui, per fornirgli un buon esempio.

3)  ESSERE PRATICI

È utile che le regole vengano espresse in modo molto concreto. Ci sono regole infatti, che se espresse in maniera astratta, non fanno altro che creare confusione nei nostri piccoli interlocutori. Per esempio dire: “Devi essere più buono” oppure “Non essere violento”, apre a troppe interpretazioni da parte del bambino che potrebbe di conseguenza pensare: “Se do la macchinina che non mi piace a mio fratello sono buono o no?” oppure “Se oggi spingo Matteo per terra invece di dargli uno schiaffo, sono violento o no?”.

Rispetto a questi esempi, sarebbe utile essere più concreti e fare sempre riferimento al contesto in cui si inserisce quanto stiamo dicendo. Per esempio dire: “Essere buono significa condividere i giochi con tuo fratello” oppure “Quando vedi Matteo, potreste fare un gioco insieme. Magari le costruzioni che ti piacciono tanto”.

4) FORNIRE LE REGOLE AL MOMENTO GIUSTO

Capita spesso di trasmettere le regole nei momenti in cui stiamo rimproverando i nostri figli per averle disattese. Questo fa in modo che l’atmosfera del rimprovero si trasferirà anche alla regola.

Per esempio, nostro figlio ha spinto per terra la sorellina, e noi, mentre lo stiamo rimproverando dandogli una sculacciata, gli diciamo che bisogna voler bene alla sorellina, e che spingerla può essere molto pericoloso. È ovvio che il bambino associerà ripetutamente il dolore e la rabbia provocati dalla nostra sculacciata all’idea di voler bene alla sorellina, e questo renderà molto difficile lo sviluppo di un grande affetto nei confronti di quest’ultima. Non è utile perciò fare i poliziotti o i giudici tra i nostri figli.

L’alternativa certamente positiva, è parlare delle regole nei momenti piacevoli, mentre si sta bene insieme e magari si sta giocando, divertendosi allegramente.

5)  DARE POCHE REGOLE

Un ultimo particolare che merita attenzione è relativo al fatto che tendiamo a trasmettere molte regole contemporaneamente. Anzi siamo convinti che, più i nostri figli disattendono le nostre regole più ne aumentiamo il numero, come se questo servisse a farle rispettare. Questa modalità naturalmente è solo controproducente, perchè crea confusione. In questo modo, infatti, i nostri figli non hanno il tempo di porre attenzione e interiorizzare ogni singola regola.

E’ bene quindi limitare il numero delle regole ad un massimo di quattro-cinque. Meglio ancora se elencate in ordine, seguendo per esempio la sequenza cronologica delle attività giornaliere e suggerendo il comportamento adeguato da seguire nelle varie parti della giornata. Una volta interiorizzate queste regole se ne possono aggiungere altre.

 

BIBLIOGRAFIA

 

Giuliana Ukmar, “Se mi vuoi bene, dimmi di no”, Franco Angeli, 2012

Daniel Siegel e Mary Hartzell, “Errori da non ripetere”, Raffaello Cortina, 2005

Asha Phillips (1999), “I no che aiutano a crescere”, Saggi – Universale Economica Feltrinelli, 2003

Donald W. Winnicott, “Colloqui con i genitori”, Raffaele Cortina Editore, 1993

Piero Ferrucci, “I bambini ci insegnano”, Oscar Mondadori, 1997

Mario Polito, “Educare il cuore”, La Meridiana, 2005

Paul Wilson, “Il libro della calma per la mamma e il suo bambino”, Oscar Mondadori, 2003


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