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Filippo, fausto & l'anima del teatro

Creato il 01 aprile 2011 da Valed @valentinadoati
FILIPPO, FAUSTO & L'ANIMA DEL TEATROMattatore e guitto, l'uno. Riservato e introverso, l'altro. Due attori diversissimi nelle caratteristiche che li contraddistinguono, eppure così simili nella straordinarietà che differenzia la loro arte da quella dei colleghi.Filippo Timi è erede diretto dei Tommaso Salvini e degli Ermete Novelli: il suo stile nello stare sul palcoscenico è personalissimo e incontenibile, proprio come quello dei grandi attori che hanno vissuto sui palcoscenici italiani dell'Ottocento.Fausto Russo Alesi costruisce la sua arte con il rigore e la disciplina che rappresentano la solidità dell'accademia (diplomato alla Scuola d'Arte Drammatica Paolo Grassi nel 1996).Vivono in due universi interpretativi unici, cuciti in maniera esclusiva sulle misure del loro talento; ma non sono che due facce della stessa medaglia, l'apollineo e il dionisiaco della creazione artistica che si genera sulle tavole del palcoscenico.Istinto ingovernabile l'uno, razionale eppure coinvolgente precisione l'altro: gli aggettivi si possono sprecare, resta il fatto che sono i due talenti più riusciti della loro generazione.Entrambi osannati dalla critica, fare la lista dei premi vinti diventa imbarazzante per la quantità che mette in soggezione. Amati dal pubblico in maniera nettamente opposta: Filippo Timi è personaggio popolare, sempre sopra le righe, destinato all'eccentricità dapprima suo malgrado (dati i noti problemi fisici legati alla vista e alla balbuzie) poi ricercandola e costruendola; il suo talento potente e ingovernabile lo rende sovrano assoluto del palcoscenico, il suo carisma totalizzante lo rende oggetto dei desideri di femminili crisi ormonali - con la conseguenza che assistere a un suo spettacolo ricorda sempre di più un 8 marzo con spogliarello, una vera ingiustizia per la sua identità di artista. Fausto Russo Alesi ha una forza dirompente che deve essere cercata nel mondo sommerso e protetto del teatro. Li si ama, o li si odia: tipico delle grandi personalità.
Entrambi sono in scena in questi giorni a Milano: Filippo Timi in Favola al Teatro Franco Parenti, Fausto Russo Alesi in Nathan il saggio al Piccolo Teatro.Favola muta in maniera decisa l'ambientazione cupa e drammatica in cui si muoveva l'Amleto di Il popolo non ha pane?! Diamogli le brioches!. Questa volta sceglie la commedia e la ambienta nel decennio della commedia per eccellenza: quegli anni Cinquanta spesi tra boom economico, pubblicità, desiderio di emancipazione femminile. Timi interpreta con incredibile verosimiglianza Mrs Fairytale, casalinga frustrata e maltrattata dal marito, un matrimonio tenuto insieme dai doveri sotto le lenzuola cui il marito non manca mai di assolvere. La sua migliore amica, Mrs Emerald, è invece alle prese con le corna omosessuali di suo marito. Nella parte finale l'atmosfera diventa di un surrealismo delirante, dimensione in cui Timi si trova perfettamente a proprio agio, senza indebolire la forza dell'ironia sarcastica ai danni di una società fatta di ipocrisie e perbenismo di facciata. Io vivo la vita come fosse una favola, ammette Mrs Fairytale. Timi dimostra una capacità istintiva nel calibrare in maniera efficace l'elemento comico e quello tragico: si ride moltissimo, i voli pindarici dei giochi di parole sono montagne russe divertentissime, la proiezione delle pubblicità degli anni Cinquanta è un'intuizione geniale.Il palcoscenico torna ad essere quel meraviglioso ed eterno luogo dove si giuoca a fare sul serio.
Fausto Russo Alesi, tra una recita e l'altra del fitto impegno di Nathan il saggio, è andato in scena al Teatro Studio con un monologo allestito per la rassegna Face à face - Parole di Francia per scene d'Italia. Il colonnello degli Zuavi di Olivier Cadiot è una mise en espace curata da Carmelo Rifici, regista con il quale si è creata un'affinità elettiva (anche da parte nostra, per il suo essere sintesi che concilia teatro tradizionale e giovani generazioni) capace di far emergere in tutta la sua luminosità la personalità dell'attore.Nei monologhi in cui interpreta diversi personaggi Russo Alesi esprime un aspetto potentissimo del suo talento, apprezzato fin dai tempi di Natura morta in un fosso: la tecnica sopraffina nel dare anima ai personaggi attraverso voce e gestualità. Quello che si definisce un "animale da palcoscenico", ma che noi preferiamo definire come talento disciplinato fino alle vette più alte dell'espressione artistica teatrale.Pochi attori sanno riempire di senso ogni modulazione della voce, ogni gesto, ogni sguardo come fa Russo Alesi: formato alla Paolo Grassi, che da sempre predilige il lavoro sul corpo, la sua presenza scenica è energica, carismatica. Il colonnello degli Zuavi è un testo delirante, quasi un flusso di coscienza continuo, in cui realtà e immaginazione si confondono, in cui l'ironia c'è, ma va fatta venire alla luce. Russo Alesi fa vivere una decina di personaggi pennellando la personalità di ciascuno di essi. La regia, quando è fatta da un artista sensibile come Rifici, trasforma in eleganza e pulizia anche una lettura. Il pubblico è conquistato dalla maturità intensa ed emozionante con cui l'attore si abbandona con generosità alla sua arte.
FAVOLA. C'ERA UNA VOLTA UNA BAMBINA E DICO C'ERA PERCHE' ORA NON C'E' PIU'
uno spettacolo di e con Filippo Timi
e con Lucia Mascino e Luca Pignagnolial Teatro Franco Parenti fino al 10 aprile


IL COLONNELLO DEGLI ZUAVI 
di Olivier Cadiot
a cura di Carmelo Rifici
con Fausto Russo Alesi
lo spettacolo andrà in scena al Teatro Quirino lunedì 4 aprile

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