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Film con poco sale e pepe visti a Berlino

Creato il 23 febbraio 2014 da Masedomani @ma_se_domani

…che dimenticheremo presto o non vedremo mai

 

The Audience © MaSeDomani.com

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Ad una settimana dalla chiusura della kermesse berlinese, dedichiamo qualche riga alle pellicole meno incisive in anteprima al festival.

Ci sono due produzioni d’oltre oceano che nella loro diversità hanno molto in comune. I film Things People Do e César Chávez sono ben fatti; hanno trame che, in modo diverso, ci mostrano la società americana, quella che lavora, tanto simile ma anche tanto distante dalla nostra; ironicamente, hanno un interprete in comune, l’attore in ascesa Wes Bentley (The Hunger Games, Underword il risveglio, Lovelace); sono state proiettate come “special” (Panorama e Berlinale) al festival appena conclusosi; e – ahinoi – le dimenticheremo presto.

Things People Do è la storia del buon padre di famiglia, schiacciato dalle regole del mercato e dal suo essere uomo medio, non eclettico, non brillante, semplicemente normale. Presto sarà licenziato e non avrà il coraggio di dirlo in famiglia, sentendosi in difetto e vergognandosi di essere venuto meno al suo ruolo di uomo e padre. Dove trovare però i soldi per coprire le rate del mutuo, per non far mancare nulla in frigorifero e per non farsi scoprire? La soluzione non sarà del tutto ortodossa. La fine che farà invece è tutta da sogno americano e poco aderente alla realtà (o forse, ci piacerebbe crederlo). Sofferenza molta, crisi di coscienza tutto sommato poche (il fine pare giustificare i mezzi), quiete imperante, favorita da una fotografia miele in stile Malik (d’altro canto il regista Saar Klein su quei set ha fatto la gavetta). Il film vorrebbe ritrarre la realtà che schiaccia, soffoca, distrugge le persone, al contempo ricordando che la redenzione e la soluzione ci sono sempre. Il punto è che nulla stupisce, nulla colpisce, nulla ci induce a sperare al fianco dell’eroe. Tutto è troppo quieto, troppo blando, troppo come si deve e un direct-to-video, fascia oraria sugo sul fuoco e ferro da stiro in mano sono calorosamente consigliati.

photo: Kerry Tasker © Part Time Crime LLC 2014

photo: Kerry Tasker © Part Time Crime LLC 2014

César Chávez con Michael Pena ci fa rivedere nei panni di un avvocato l’attore Wes Bentley. Ciò che è narrato in questo bioptic è ben noto agli americani, forse meno alle nostre latitudini. Il sindacalista e attivista César Estrada Chávez, è diventato il simbolo della lotta per i diritti dei braccianti d’origine ispanica che lavoravano in California durante gli anni ’60. L’opera ripercorre gli eventi di quel periodo infuocato, di lotta non violenta ma dura, inflessibile e costante, che portò alla nascita del sindacato dei contadini (National Farm Workers Association). Diretto da Diego Luna, noto soprattutto per i suoi ruoli d’attore in pellicole come Elysium, Contraband e Milk, affida a Michael Pena un ruolo importante e l’attore fa bene i compiti ma, di nuovo non buca lo schermo, non ci porta al suo fianco, non ci fa provare caldo, sete, dolore, al contrario di John Malkovich, che si vede poco, ma è così incisivo nei suoi comportamenti da irritarci e farci sperare perda tutto. Il film è carino, guardabile ma, complice anche l’argomento distante, non sarà ricordato a lungo.

Due accurate produzioni, quindi, con registi senza manie di grandezza e buoni attori che, nonostante le migliori intenzioni, dubito riescano a sopravvivere a un weekend di botteghino. Credo di aver visto due meteore

:)

Vissia Menza

 


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