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FILM: I vampiri Indie nel film 'A Girl Walks Home Alone at Night'

Creato il 11 giugno 2015 da Osso Magazine @ossomagazine
A Girl Walks Home Alone at Night è una impepata di cozze: però non del tipo alla Boris. Ci sono dentro tantissime cose e riferimenti e generi diversi mescolati insieme e gender (genere sessuale ma in un senso socio-culturale: bisogna dirlo in inglese fino a quando il “dibattito” attirerà ancora un po’ di attenzione e non solo occhiate al cielo spazientite) e rivendicazioni femministe: però tutto molto bene e il rischio ‘merdone’ dei tre sceneggiatori di Boris, scampato. C’è una donna con chador che si aggira per le strade di questa città, Bad City, che è tetra e grigia e loschissima e dal nome un po’ si capisce. Gli uomini, molti di loro, sono depravati. Lei è un vampiro (non ‘vampira’ perché una donna medico non è ‘medica’ e una donna architetto non la si chiama ‘architetta’, quindi a maggior ragione in un film femminista) e questi uomini li segue per strada e … il resto lo potete immaginare. L’angelo vendicatore arriva su uno skate vestito di nero e meno male che non siamo in un film di Larry Clark e forse gli skater sono finalmente liberi di non essere compressi in questa rappresentazione anni ’90. Sospiro di sollievo. Il film è tratto da una graphic novel della regista Ana Lily Amirpour, giovane favolosa del cinema indie americano, premiata al Sundance e promettentissima come i fratelli Safdie e come, in modo diverso, tutti quei filmaker della scena mumblecore americana, tipo Joe Swamberg e T.I. West – qui sto facendo una impepata di cozze ma solo per coerenza con l’incipit del pezzo. Bianco e nero, vampiri, questioni di genere ma anche questioni di genere nel senso cinematografico, quindi horror, western, rom com etc. La premessa ‘vampiri’ è risolta con furbizia ma anche con spunti di interesse narrativo: sfruttare questa propagazione virale del genere ‘vampiri’ e farlo in modo valido, non è da tutti. Bello, tutto molto bello; ma forse il cinema della Amirpour diventerà davvero più interessante quando non avrà questa necessità pruriginosissima di ragionare solo su dinamiche di genere sessuale. O forse, non ci sarà più questa esigenza quando qualcosa cambierà nella rappresentazione della donna sullo schermo nel cinema americano high-budget, non costringendo più autori indipendenti a rappresentazioni meno stereotipate. Anche se Mad Max Fury Road, ad esempio, è un film bellissimo con personaggi bellissimi, anche se non li si tira per la giacchetta di pelle in dibattiti femministi. Una delle due, non so bene quale. Ci devo pensare, aspettando un film di vampiri gay di Bruce Labruce. di Lorenzo Gramatica @LorenzoGramatica var addthis_config = {"data_track_addressbar":true}; 11 giugno 2015

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