Magazine Cinema
Regia: Ferzan Ozpetek
In programmazione Giovedi 30 maggio ore 21.05 su Raitre.
Tommaso torna nella casa familiare in quel di Lecce. Un posto da dirigente nel pastificio paterno lo attende, ma lui non si è laureato in economia come credono i suoi. Questa non sarà l'unica sorpresa con cui i familiari dovranno fare i conti
Limitandosi ad una lettura poco più che superficiale di MINE VAGANTI, si potrebbe dedurre con facilità che ci troviamo dinanzi ad una commedia senza particolari ambizioni, ben confezionata, girata bene, ottimamente interpretata dalla maggioranza degli attori e supportata da una colonna sonora che aderisce perfettamente alle atmosfere della pellicola. Insomma, un film piacevole. Ma da quando Ozpetek ha deciso di abbandonare le sceneggiature fatte di morti dolorose, malati di aids, mogli tradite, amori impossibili e struggenti, per fare film piacevoli? Probabilmente, la decisione è stata presa dopo il rumorosissimo tonfo di UN GIORNO PERFETTO (2008) che sommato allo sgangherato CUORE SACRO (2005) rischiava di mettere per sempre in discussione le qualità del regista turco.
E allora cosa c'è di meglio che mettere in piedi una operazione studiata a tavolino come MINE VAGANTI, provando a miscelare la commedia con il melodramma tanto caro a Ozpetek, stando attenti che la parte divertente del film sovrasti nei ricordi dello spettatore quella melodrammatica, allo scopo di garantirsi un buon risultato al botteghino che risollevi le sorti del turco di Roma. Ne viene fuori un film furbo, tramite il quale il regista non solo si assicura la fedeltà degli spettatori affezionati ai suoi temi, non scontentandoli, ma tenta di allargare la cerchia inserendo la risata facile utilizzando checche isteriche, zie alcolizzate e bambine sovrappeso. Tutto sommato l'operazione è comprensibile, ma il risultato non è dei migliori.
Il regista turco si sforza di piacere, e allo spettatore non fa mancare neanche i suoi marchi di fabbrica, ovvero le solite tavolate con il solito movimento circolare della mdp, che ormai hanno stancato anche il più acceso dei suoi ammiratori e visto che ormai c'era infarcisce il film di zie, nonne, sorelle, palesando l'influenza del cinema di Pedro Almodovar, principe indiscusso delle pellicole a tematiche omosessuali. E ora veniamo alla nota più triste, vale a dire la parte del film riservata alla commedia.
Il punto di partenza è semplice: puntare tutto sullo stereotipo del meridionale mentalmente arretrato e costruirci sopra una serie di situazioni che portino alla risata in perfetto stile Checco Zalone ripulito da volgarità. Ozpetek fotocopia per il bravo Fantastichini, il ruolo che fu dell'indimenticabile Saro Urzì e non contento ne ripropone gli incubi (con varianti), attingendo a piene mani da SEDOTTA E ABBANDONATA (1963) di Pietro Germi, senza però essere mai veramente pungente e restando lontano dalla feroce satira sociale del regista genovese, preferendo la comoda strada che porta dritto alla farsa.
In definitiva, Ozpetek, con questo film garantisce allo spettatore televisivo un'ora e mezza di divertimento leggero, con battutacce del tipo: "se ti chiamano principe del foro non è perchè sei avvocato", degne dei cinepanettoni di Neri Parenti (che almeno ha l'onestà intellettuale di ammettere i limiti del suo cinema), ma resta lontano dall'ottenere un risultato digeribile per lo spettatore che ama il cinema (e Ozpetek).
Fabrizio Luperto
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