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Film telecomandati - TRAINING DAY

Creato il 07 marzo 2013 da Veripaccheri

di: A. Fuqua
con: D. Washington, E. Hawke, S. Glenn, E. Mendes
USA 2001
125"
(venerdì, 08/03 ore 23 ca. IRIS)
Film telecomandati - TRAINING DAY Antoine Fuqua e' un regista che comincia ad avere una filmografia sostanziosa: ciò non gli ha consentito - ancora, perlomeno - di ridurre l'altalenanza degli esiti delle sue opere. A prove poco convincenti ("King Arthur", 2004), riuscite solo in parte ("Shooter", 2007) o pericolosamente ai limiti del patetico se non del ridicolo ("L'ultima alba"/"Tears of the sun", 2003), affianca un esordio promettente ("Costretti ad uccidere"/"The replacement killers", 1998, con Chow Yun-Fat e Mira Sorvino) e due colpi niente male: "Brooklyn's finest" (che può considerarsi un prolungamento ed una estremizzazione di alcuni argomenti proposti in "Training day") e, appunto, "Training day" (2001).
Utilizzando una messinscena ancorata solidamente ad un realismo scabro e non di rado brutale, quanto estetizzante in talune soluzioni formali, Fuqua racconta il "giorno (decisivo) d'addestramento" ("training day") di un giovane poliziotto, Jack Hoyt (Hawke), deciso a diventare detective dell'antidroga di Los Angeles. Intransigente e idealista, Hoyt viene affidato alle "cure" dell'anziano Alonzo Harris (Washington), spregiudicato sbirro profondo conoscitore della strada, delle sue insidie e delle sue regole non scritte, poco incline a soffermarsi sui regolamenti e invischiato in una fitta ragnatela di affari poco chiari e frequentazioni potenzialmente letali. I due caratteri - opposti ma con aspetti complementari che via via risalteranno, aumentando l'ambiguità del loro rapporto - arriveranno ben presto ai ferri corti.
Film telecomandati - TRAINING DAY
Scritto con mano felice da David Ayer, già autore di sceneggiature centrate sul mondo del crimine (vedi "SWAT", "Harsh times", "La notte non aspetta", "End of watch" - questi ultimi tre, diretti oltreché scritti - ), "Training day" si svolge nell'arco di un giorno qualunque in quel gigantesco ginepraio esistenziale che e' Los Angeles, all'interno del quale si aggirano i due tutori dell'ordine uniti dal caso e dalle inderogabili necessita' del servizio ma divisi dall'applicazione minuta della prassi poliziesca a sua volta minata da una più profonda frattura circa la visione del fine e del senso autentico da attribuire a concetti sempre al centro delle contraddizioni del dibattito sociale, come "legge" e "ordine": per Hoyt, e' ancora possibile gestire l'autorità che il cittadino consegna nelle mani di un Corpo in uniforme e in armi come e' quello della Polizia, entro i limiti che riconoscono nell'altro - seppure criminale - un titolare di diritti; mentre per Alonzo la quotidiana consuetudine della realtà metropolitana non e' altro che il trasferimento della "legge della giungla", della "lotta per la sopravvivenza", in un contesto reso sempre più scivoloso e sempre più ostile dalla modernità tecnologica e dall'onnipresenza ossessiva del denaro.

Girato in buona parte negli autentici luoghi del degrado, dei traffici e delle "vite perdute", fotografato (Mauro Fiore) evocando cromatismi brillanti e contrastati che rimandano al Robby Müller di "Vivere e morire a Los Angeles" di Friedkin, intriso di cinismo, di sarcasmi senza repliche, come da violenze piuttosto esplicite e ripetute che non lascerebbero presagire improvvise aperture alla tregua e alla stanchezza, il film di Fuqua tocca con una sua ferina sagacia (soprattutto nella prima parte) un buon numero di nervi scoperti e irrisolti di questo nostro tempo e di questo nostro vivere "una fine che non finisce mai di finire" e ci consegna due tipi umani antitetici ma intimamente legati l'uno all'altro che non si dimenticano presto.
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Peccato per il finale compensativo/consolatorio (qualcuno ha azzardato "imposto") che ne fa rimpiangere almeno un paio di più inquietanti e coraggiosi. Ma, come si dice, questa e' Hollywood.
Oscar a Washington come migliore attore protagonista (con l'immancabile codazzo di polemiche riguardo l'attribuzione di un premio ad un attore nero per un ruolo "negativo"). Nomination per Hawke come migliore attore non protagonista.
TFK


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