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Film: Tutto tutto niente niente

Da Sweetamber

locandina

Mi è capitato, più per compagnia che per altro, di vedere questo film. Vi dico subito che io ho riso, guardandolo. Ma un riso piuttosto amaro, di disgusto e consapevolezza: quello che Antonio Albanese porta in tivù e al cinema con il suo personaggio Cetto La Qualunque non è il divertimento spensierato e superficiale di tante commediole all’italiana, ma una riflessione disgustata del panorama politico italiano.Non avendo visto il primo film, non posso fare paragoni fra Tutto tutto niente niente e Qualunquemente, ma sicuramente la seconda volta non è stata azzeccata, come mi confermano molti bloggers e critici che hanno avuto modo di vedere anche la prima parte dell’avventura di Cetto.
Sicuramente questo tipo di film non aspira a vette da Oscar, non cerca risoluzioni registiche di nessun tipo, se ne frega bellamente di come cade la luce (nel senso che la imposta in modo neutrale e insipido), anche se nel caso di Tutto tutto niente niente chi ha curato i costumi così come l’oggettistica si deve essere divertito parecchio.  Ma procediamo con un certo ordine, che manca quasi totalmente al film. Tre personaggi, interpretati dallo stesso Antonio Albanese: Cetto La Qualunque, Rodolfo (notate qualche assonanza? Se non la notate, capirete fra poco) Favaretto e Frengo Stoppato, individui al limite della legalità e della decenza.
Cetto La Qualunque si trova in carcere, dove vive in una sorta di suite con tanto di giocoliere che per poco non gli incendia l’intera stanza e comodità di vario genere; Rodolfo Favaretto è un folle che traffica clandestini a Venezia, sogna la secessione e si sente profondamente austriaco; Frengo Stoppato è un drogato perso di cannabis che si fuma perfino l’aria che respira e vive in un non precisato paradiso giamaicano da cui viene ripescato dalla madre (una divertente Lunetta Savino) per tornare nella sua Puglia dove lo attende una sorella iperreligiosa e una abitazione oltre il kitsch.
La loro vita di irregolarità (che è dir poco) viene cambiata da un sinistro Sottosegretario (un insospettabile Fabrizio Bentivoglio, che sa anche diventare leggero quando vuole) che propone a un presidente del Consiglio sempre intento a mangiare (Paolo Villaggio) e con corona d’alloro in testa di far divenire questi tre membri del Parlamento. La clausola, tanto per dire, è che votino e agiscano esattamente come gli viene detto: ma i tre sono più difficilmente gestibili di quanto non sembri, e le cose si complicano.
In questo film non molto azzeccato e dalla risata tirata, alcuni elementi si salvano dalla rovina: i riferimenti mica tanto velati a un certo estremismo nazifascista che sopravvive ancora, e non solo in Italia (Rodolfo viene spesso chiamato ‘dolfo, a voi capire), aiutati anche dalla scelta dei costumi per il personaggio di Favaretto; il costume trashissimo con cui Frengo si presenta al Papa per chiedere di essere beatificato, così come le croci plasticose gialle che indossano i prelati e tutto l’insieme della madre di Frengo totalmente pazza e della figlia vestita come una sorta di Lady Gaga pugliese; il dramma puttanesco di Cetto il quale non riesce più ad avere un’erezione dopo un incontro “particolare”.
Spaventoso come sia tutto così simile a quello che sta accadendo nel nostro paese e come sopratutto non ci sia più stacco fra le assurde nefandezze che si vedono in film di questo genere e la realtà.
Scenograficamente noto poi come nessuno abbia notato lo stile prettamente razionalista delle strutture che ospitano le scene del Parlamento (non vorrei spararla troppo grossa, ma mi sembra che ci sia anche l’EUR), anche se ci sono altri palesi riferimenti a una certa tendenza da regime nei richiami all’antica Roma e al servilismo.. Insomma, molti riferimenti politici, forse troppi, tanto che probabilmente in pochi hanno potuto coglierli tutti.
E’ chiaro che si tratta di un film con una testa pensante (quella di Albanese) capace di fare satira con estrema intelligenza; quel che manca è una omogeneità generale, inoltre farsi in tre non è stata a mio avviso la scelta migliore, bastava semmai proporre un film con un personaggio che fosse il companatico di tutti e tre e ne portasse le caratteristiche. Funzionano molto bene la vaghezza e il menefreghismo completo di Frengo Stoppato, alla fin fine il meno schifoso (nel comportamento è quasi ingenuo) dei tre, mentre a tratti disgusta fin troppo l’assurda follia nazionalistica di Rodolfo Favaretto. Capisco le esigenze commerciali e la paura di ripetersi, ma sarebbe allora stato meglio evitare questo seguito e lavorare su un nuovo personaggio da proporre, magari, a livello televisivo.
n.b. i personaggi che fanno da sfondo alle vicende sono uno più strano dell’altro, osservate quelli quando vi annoiate o disgustate troppo!

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