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[Film Zone] La leggenda di Beowulf (2007)

Creato il 13 marzo 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

[Film Zone] La leggenda di Beowulf (2007)Titolo: La Leggenda di Beowulf (Beowulf)
Nazione: Stati Uniti
Anno: 2007
Genere: Fantasy, Azione, Animazione, Epico
Durata:109’
Regia: Robert Zemeckis
Cast: Ray Winstone, Anthony Hopkins, John Malkovich, Robin Wright Penn, Angelina Jolie
Soggetto: dal poema Beowulf, di autore ignoto.
Musiche: Alan Silvestri
Voto: [Film Zone] La leggenda di Beowulf (2007)

Trama:

IL POEMA: “Questo poema racconta una storia semplice e significativa, e almeno un’altra complicata e nascosta. La storia semplice è una vicenda di mostri, di paura fisica e di controllo della paura. Un ragazzo straordinariamente forte si mette per mare con l’idea di andare a sbarazzare la reggia di un altro paese da un Orco devastatore e assassino. E’ costretto a combattere pericolosamente anche la madre dell’Orco. Lo stesso ragazzo, diventato vecchio e re, parte molto più tardi (ugualmente da solo) per affrontare un drago di fuoco e strappargli un prodigioso tesoro…” (Ludovica Koch)
“Ridotto ai termini più semplici, è la descrizione che pone in contrasto due momenti di una grande vita, il sorgere e il tramontare, una elaborazione del contrasto antico e intensamente commovente tra la giovinezza e la vecchiaia, la prima impresa e la morte” (J.R.R. Tolkien).
IL FILM: “Un eroe si fa avanti, proclamando la sua fama e il suo onore: Beowulf, annientatore di mostri,difensore del regno. Ucciderà una vorace belva che sta devastando la terra dei vichinghi. Pretenderà oro e il trono come ricompensa. Ma alla fine la sua sfrenata ambizione non esigerà proprio da lui un terribile dazio? Ray Winstone interpreta l’eroico protagonista, Angelina Jolie veste i panni della seducente madre dei mostri in questo epico racconto ambientato in un’epoca di demoni e draghi, guerrieri e tentatrici. Il dissoluto cameratismo, la battaglia contro il grottesco mostro Grendel, il fiammeggiante duello mortale con il drago. C’è tutto questo e una rivoluzionaria nuova opera in performance capture del regista Robert Zemeckis…” (dalla retrocopertina del DVD).

Il film della Warner Bross, è davvero notevole. Al regista e agli sceneggiatori è riuscita un’impresa che ha dell’incredibile: riproporre un testo letterario lontano nel tempo (forse del VII sec. d.C.) e dal pubblico. Non tanto dimenticato, piuttosto messo da parte. Sfido chiunque ad affrontare il poema senza alcuna mediazione o introduzione, vi assicuro che ci si perde. Il regista ha aggiunto alla storia una struttura, un filo conduttore che nella frammentarietà del testo originario sembrava non esservi. Ebbene si ha l’impressione che il film vi abbia tolto la patina, fornendo una chiave di lettura interessante.

Nella recensione verranno riportati i versi del poema originale, salvo diversa indicazione.

Recensione: Nel poema, come nel film, non si parla di bene contrapposto al male. I due aspetti si avviluppano come facce di una medaglia. In questa ipotetica medaglia appaiono l’Eroe e il Mostro, stretti nel legaccio dello stesso destino, in apparenza un Giano Bifronte, entrambi accomunati dalla stessa dismisura, da un tratto eccessivo. Gli eroi sono simili alle creature raccapriccianti che affrontano. Beowulf è fuori norma, un Ercole completamente umano.

(“Era il più forte nel fisico di tutto il genere umano nei giorni di questa vita, nobile e straordinario” vv.196-198

Aveva la forza possente di trenta uomini nella stretta del pugno” vv.379-80)

Quando Beowulf, dalla Svezia meridionale, approda col suo esercito nella costa danese, la guardia costiera, intimorita e incuriosita, gli chiede un lasciapassare, domanda se non sia un esiliato.

(“Mai visto, sulla terra, un uomo più grandioso di uno fra voi, di quel guerriero armato” vv.248-9)

Se esiliato non è, è tuttavia sradicato e girovago per destino, se non per scelta.
(“Suppongo che per vanto e con progetti gloriosi siete venuti da Hrodgar, non certo vagando in esilio” vv.337-9)

Beowulf si vanta di aver sterminato una famiglia di giganti, frantumato il cranio di serpenti marini. Salverà il re danese dalla furia dell’orco Grendel e dalla vendetta di sua madre. Affronterà, ormai vecchio re, un drago a guardia di un tesoro incautamente risvegliato.

L’eroe, il campione degli esseri umani, porta ordine al caos rappresentato dai Mostri, destinati al confino. Nello stesso modo però egli porta in sé il caos: non è forse un mostro destinato a evocarne un altro? Non rientra nel destino comune allontanarsi dal normale fluire delle cose?

Non sono io qui il demone. Chi sei tu?” domanda Grendel sconfitto; non di diverso parere sarà sua madre, impersonata da Angelina Jolie, nel ritrovarsi di fronte Beowulf: “Sei un mostro tanto quanto mio figlio“. Non poteva essere più esplicita.
Il medesimo ragionamento può tranquillamente essere ribaltato. Grendel, sua madre e il drago sono guardiani di un ordine sistematicamente violato, se non dalla presenza degli uomini, dalla loro ingordigia di tesori, di feste e bagordi: chi disturba la pace di Grendel, chi ha risvegliato il sonno del drago? Chi ha spinto la madre di Grendel alla vendetta? Se non provocati i Mostri non avrebbero devastato il regno di Hrodgar prima e quello di Beowulf poi, non sarebbero usciti dal loro confino.

Nel film la madre sembra rimproverare al figlio le incursioni alla reggia: “Ti sei sempre accontentato di lupi, orsi, di una pecora o due…”
Grendel, sua madre e il drago non attaccano gli uomini senza un motivo, senza un incitamento. Nel caso di Grendel il richiamo è dato dalla Reggia di Hrodgar (il palazzo Heorot). E’ eccessiva, “oltre misura” e tale da “provocare uno squilibrio con l’esterno” una colonizzazione dell’umano, uno sconfinamento. I bagordi a suon di canti e di idromele martellano l’udito dell’orco che decide di dar inizio alle sue incursioni devastatrici.

Gli stessi uomini vivono confinati nella terra di mezzo (posta tra il mondo degli dèi e l’habitat di giganti e orchi). Sono essi i primi a invadere, a travalicare i loro limiti.
In questo modo si scatena una faida contro la quale si potrà poco o nulla. Tolkien, in un suo saggio, spiega bene la cosa. La lotta diviene “una resistenza perfetta e priva di speranza”, un continuo confronto tra il simile che distanzia e differenzia.
E’ questo il quadro che il lettore coglie velatamente tra le righe del poema, reso molto più esplicito dalle libertà che si è preso Robert Zemeckis nel portare il poema sullo schermo.
E ora veniamo al dunque: quali sono le differenze di fondo tra il film e il poema?

Nel poema Grendel irrompe nella reggia di notte, uccidendo e divorando nella propria tana i malcapitati; nel film il suo ingresso è nel culmine della festa, fa strage dei presenti, arretrando solamente di fronte a Hrodgar. Perché, ci domandiamo, Grendel non accetta la sfida di costui ma fugge, cosa gli ha impedito di continuare a infierire? Non certo la punta della spada.

Poi c’è la madre di Grendel: nel poema è “una donna mostruosa che rimuginava i suoi mali, ed era costretta ad abitare gli orrori delle acque e le fredde correnti, da quando Caino aveva ucciso di spada il suo unico fratello, il figlio di suo padre…” vv.1258-63.

Nel film è impersonata da Angelina Jolie, la seducente madre dei mostri che non hanno fatto che imperversare per secoli. E allora capiamo. Capiamo che gli Eroi stessi, soggiogati dal suo fascino, hanno generato tramite lei i draghi e i giganti che hanno combattuto, di generazione in generazione. Grendel altri non era che il figlio dello stesso Hrodgar.

Sorte diversa non sembra avere il prode Beowulf: entra nella tana della madre di Grendel per affrontarla da solo a sola. Nel poema Hrodgar e gli altri rimangono fuori. Nel film attendono il suo ritorno nella reggia.

In vecchiaia, si diceva, Beowulf avrebbe affrontato un drago. Nel poema si tratta di una avventura al seguito di molte altre: il mostro, di guardia a un tesoro, è stato improvvidamente ridestato e minaccia, con il suo fuoco, il regno dei Geati. Beowulf ha lasciato la costa danese, ha fatto rientro in patria divenendone re. Nel film ha ereditato invece il palazzo Heorot che fu di Hrodgar, sposandone la regina.
Sia nel poema che nel film vi è una colpa in Beowulf. Nel poema ha ignorato il monito di Hrodgar (vv.1740ss.), come quello dei suoi soldati:

Noi non siamo riusciti in nessun modo a convincere il re che abbiamo amato, il pastore del nostro regno, a non andare all’assalto del guardiano dell’oro (il drago), a lasciarlo in pace com’era sempre stato, ficcato nella tana fino alla fine del mondo” vv.3089-3083

Qualcosa in fondo ci dice che lo stesso Hrodgar, nel costruire il palazzo Heorot (la reggia con la sala dell’idromele) ha mancato di prudenza.
Nel film di Robert Zemeckis hanno in comune la colpa dei padri. Un genere di colpa, si badi, che avevano condannato al confino gli stessi mostri ( dopo il delitto di Caino). Anche Beowulf soccombe al fascino della madre di Grendel. Stringe con essa un patto scellerato. Gli vengono promessi il regno e la gloria, immense ricchezze in cambio di un altro figlio, un altro mostro da generare, in cambio di quello che lui stesso le ha sottratto. Perché il drago contro il quale Beowulf dovrà combattere in vecchiaia è carne della sua carne.

Era tanto bella, Beowulf? d’una bellezza così gravosa?” chiede la sua sposa prima dello scontro finale, impersonata da Robin Wright Penn.

In entrambe le versioni gli eroi si sono lasciati sopraffare dai mostri più invincibili, capaci di perforare qualsiasi armatura o cotta di maglia: le passioni come la brama, la gloria, ma anche la sensualità che, portate oltre la misura consentita, provocano catastrofi paragonabili alle loro personificazioni.
Rimane alla fine un monito, quello del regista che, come si è detto, esplicita quanto si può leggere tra le righe del poema. Eroi e Mostri non appartengono a due mondi diversi. Piuttosto condividono la stessa natura, sono in perenne lotta tra loro. Se vi è un mostro da affrontare, è quello che alleviamo e nutriamo dentro di noi. Combatterlo significa non alimentarlo affinché non prenda il sopravvento portando alla devastazione di cui sono piene le pagine del poema.

Riferimenti bibliografici:

1. Beowulf, a cura di Ludovica Koch – Einaudi, Torino 1992
2. J.R.R. Tolkien, Il Medioevo e il fantastico  (traduzione di Carlo Donà) – Bompiani, Milano 2003. V. il saggio Beowulf: mostri e critici.


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