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Filologia patristica

Da Giancarlopastore @PastoreGC

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E’ la disciplina che studia la trasmissione dei testi degli autori cristiani (i Padri), configurandosi come complemento della Letteratura cristiana antica.
Nessun’opera d’età patristica è giunta sino a noi sotto forma di esemplare originale, copiato o rivisto dall’autore, ma, dall’originale a noi, il testo è stato trasmesso attraverso copie successive, citazioni di altri autori, adattamenti o traduzioni.
Ricostruire le varie fasi di questa trasmissione, attraverso lo studio della tradizione manoscritta, significa fare la storia del testo, che si tenta di restituire, sulla base delle copie conservateci, il più vicino possibile all’originale.
Solo in tempi relativamente recenti la filologia patristica ha assunto una identità scientifica, cessando di essere dominio di filologi o “classicisti” o “cristianisti”, esclusivamente attenti a ricercare nei testi cristiani i primi l’eco dei classici, i secondi il dato teologico e scritturistico. Il filologo patristico inevitabilmente deve tenere conto delle due anime della letteratura cristiana che è alla base della cultura tardoantica e medievale.
Risalire la storia di un testo cristiano equivale a comprenderne:
lo spirito originario della composizione (ad es. la specificità dell’uditorio che presuppone un sermone),
stabilirne la validità e la pertinenza nelle ipotesi di
attribuzione (frequenti sono i “falsi” attribuiti a un nome importante),
datazione (per la patristica latina ad es. sono importanti le citazioni scritturistiche a seconda che si tratti di testi anteriori o posteriori alla traduzione di S. Girolamo della Scrittura, quella detta Vulgata)
appartenenza a specifica area geografica (l’esattezza nella descrizione e denominazione dei luoghi)
e intuirne
l’interpretazione successiva nel corso della storia (gli interventi sul testo operati dai copisti, involontari ma soprattutto intenzionali), che può averne decretato la fortuna o la rovina.
Le regole della filologia classica sulla genealogia dei codici sono difficilmente applicabili alla filologia patristica, ad es. all’enorme massa dei manoscritti biblici che richiede una valutazione adeguata o alle opere di specifici autori, come Agostino, che probabilmente metteva in circolazione versioni migliorate di un testo già diffuso una prima volta, o ai testi agiografici minori (le vite dei Santi) che hanno subito numerosi rimaneggiamenti.
Proprio la consistente quantità di manoscritti testimonia l’enorme successo che conseguirono le opere agiografiche (come la Vita di S. Antonio o la Vita di S. Martino).
Perché di alcune opere invece esistono solo pochi testimoni o perché altre ancora sono sopravvissute in quanto tramandate sotto nome diverso da quello dell’autore e/o in traduzioni più o meno adattate?
Queste ultime problematiche sono strettamente collegate alle controversie religiose e alla storia dell’ortodossia della Chiesa, che spesso ha impedito o favorito la diffusione di un testo, così che i trattati dogmatici hanno subito correzioni faziose e le opere non del tutto rispondenti alla dottrina ufficiale sono state di proposito eliminate o sono andate perdute, per non essere state ricopiate a sufficienza.
I contenuti, quindi, sanciscono l’autonomia delle opere letterarie cristiane che, anche sotto l’aspetto filologico, presentano caratteri che le specificano rispetto ai testi classici.
La parte istituzionale del corso percorre le tappe che hanno portato alla messa a fuoco dei criteri filologici peculiari delle opere patristiche. Il corso monografico verte o su un’opera o su un argomento: nel corrente a.a. (1998-99) si parlerà delle “traduzioni” di opere greche fatte dagli autori latini del IV secolo (problematiche sulla fedeltà al testo, sull’intenzionalità di ‘epurare’ passi ritenuti poco ortodossi, aggiunte per chiarire concetti difficili per un lettore occidentale). Si lavora sui testi forniti in fotocopia, la cui scelta è fatta in base alla conoscenza delle lingue classiche da parte dello studente; per chi non può frequentare la parte monografica è concentrata sulla Vita Antonii, che è un esempio di duplice versione in lingua latina dell’opera di Atanasio. E’ evidente che il discorso non rimane circoscritto nel campo filologico, ma intorno all’analisi del testo, della parola o della variante si costruiscono richiami alla letteratura e alla storia

 


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